IMG_20151107_110511Nel giorno dedicato all’offerta dei ceri a San Leonardo, lo scorso 7 novembre, le prime a parlare sono loro, «le padrone di casa», come vengono affettuosamente chiamate le suore del Monastero di Santa Vittoria in Matenano. Un titolo che ha senza dubbio valenza legale (dopo la cessione gratuita degli eredi del senatore e direttore del Corriere della Sera Luigi Albertini a padre Pietro Lavini e la conseguente intestazione di questi alle benedettine) ma del quale si schermiscono, preferendo ricordare, invece, quell’uomo voluto da Dio come suo «collaboratore eccezionale».

Padre Lavini in uno scatto di Adriana Pierini
Padre Lavini in uno scatto di Adriana Pierini

L’inaugurazione della mostra fotografica permanente di Adriana Pierini sull’opera del «Muratore di Dio» è stata anche occasione per informare (e rassicurare), perciò, i fedeli accorsi sul prossimo futuro di San Leonardo.Un luogo in buone mani, del quale si occuperà anche il parroco di Montefortino, don Giampiero Orsini, costretto, come scherza lui stesso, a «qualche capriola in più» tra le montagne e le varie chiese di sua competenza. «Ogni pietra passata nelle mani di padre Pietro è intrisa di amore, pazienza, attesa e contemplazione – hanno affermato le suore, esprimendo il loro commiato in una lettera condivisa -, un inno silenzioso ma eloquente a innalzarsi sopra l’opera stessa e che richiama l’essenziale della vita: la fede». Luogo di preghiera e di rifugio San Leonardo lo è stato anche per lo stesso eremita, dapprima, e

Frate Mago
Frate Mago

monaco, poi, secondo il pensiero espresso da padre Gianfranco Priori, conosciuto anche come frate Mago: «Padre Pietro non ha temuto i rischi e le critiche – ha detto -, essere contro corrente è stata una sua qualità. La contemplazione e l’amore per la montagna, sua sposa, è ciò che il Signore aveva disegnato per lui, e le foto raccontano questo progetto, essere prete e muratore, due realtà coniugate». Portando il saluto del vescovo di Fermo, mons. Luigi Conti, il vicario generale della Diocesi, don Pietro Orazi, ha espresso «gioia e gratitudine» per il lavoro di padre Lavini, riportando anche un aneddoto avvenuto tra il Presule e il custode di San Leonardo che, proprio dopo un loro incontro, ricevette la notizia della sua nuova nomina. Durante i momenti che precedono la visita dell’esposizione, allestita proprio all’ingresso del Monastero, è evidente la commozione così come il sollievo nel comprendere che il sogno di padre Pietro si sia realizzato (anche con il completamento dell’ultima scalinata che conduce all’atrio) e che continui nella preghiera dei tanti che ancora proseguiranno il loro silenzioso pellegrinaggio dalle gole dell’Infernaccio.

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