Si intitola «Allegria! Ridiamoci su malgrado tutto…» la nuova raccolta di brani umoristici e poesie in lingua e in dialetto di Urbano Riganelli, in questi giorni in libreria. Nativo di Matelica e maceratese d’adozione, l’autore ha già pubblicato con successo varie raccolte di poesie e racconti, prediligendo come forma espressiva il vernacolo perché, a suo dire, «adè più simbaticu, divetende e scroccarellu».
Il volumetto, come i precedenti, si propone di trasmettere un sentimento positivo dell’esistenza, invitando a bandire la tristezza, ad affrontare i momenti bui della nostra vicenda terrena non con atteggiamento sfiduciato e soccombente, ma con lo spirito di chi sa amare la vita in tutte le sue sfaccettature e cogliervi la presenza consolante di Dio. Riganelli ci sorprende, dunque, per la sua capacità di divertirsi a vivere l’esistenza e per lo slancio con cui cerca di sentirsi sempre in armonia con gli altri, rivelando un modo di vedere e di sentire semplice e genuino, che gli permette di godere, come un fanciullo, delle piccole cose. E così può emozionarsi nel gustare un tramonto, nell’osservare un gioire che si apre, nel recitare un’Ave Maria in una chiesa deserta.
Dotato di spirito di osservazione acuto e penetrante, l’autore mostra una particolare sensibilità nello scandagliare l’animo umano in tutte le sue pieghe, mettendone in luce virtù e ancor più debolezze, attraverso la battuta arguta e spiritosa. Ecco allora poesie e brani che parlano con efficacia e immediatezza, rinvigorite dall’uso del dialetto, di quotidianità, incontri, affetti, aneddoti, ricordi, dai quali traspira un forte e radicato attaccamento ai valori della tradizione. Non sfuggono alla sua penna e alla sua vis comica aspetti spesso irrazionali o paradossali dell’attuale società consumistica (come, ad esempio, i miracoli delle cure di bellezza), che, nella loro descrizione deformata, suscitano ilarità.
Molteplici sono i “canali” comici di cui Riganelli si avvale: il riso può derivare dall’equivoco, dal ridicolo, dalla caricatura; tuttavia, in essi non leggiamo mai la volontà di dileggio, ma il desiderio di dare una risposta di speranza alle situazioni di difficoltà e di sconforto che ci troviamo a vivere. Leitmotiv della raccolta è, infatti, la speranza, della quale l’autore, malgrado tutto, non riesce a liberarsi.