MarcheMedia

Mario Capanna tenta di portare all’oggi il suo ’68

«Mi piace molto questo Papa!»Un’affermazione ripetuta più volte che non è sembrata una piaggeria verso chi ha ospitato  l’incontro, il Circolo Acli «Luigi Rocchi» di Tolentino. Del tutto sincero Mario Capanna nel riconoscere nella figura di papa Francesco, un riferimento anche di chi non crede. Anzi, è stata l’unica citazione di persone dell’oggi, con un certo senso di smarrimento perché è l’unico «che dice alcune cose sull’economia, sull’accoglienza, sulla solidarietà…». Dell’oggi in cui Capanna ha cercato di individuare spazi e possibilità di rendere attuale il fondo di ideali che lo portarono ad essere il principale protagonista del ’68 italiano.

DSC_1218Il tentativo del tema scelto dall’attuale presidente del Circolo (300 soci, 120 circa oltre i 65 anni, 170 sotto i 30) Agostino Brandi, «Sessantotto e oggi» era proprio quello di superare i ricordi e l’inevitabile nostalgia (se non altro per gli anni giovanili, belli comunque, nonostante tutto) per passare alla memoria, cioè alla consapevolezza di cosa ha mosso allora e scoprirlo ancora attuale. Capanna stesso è apparso forse l’unico, tra i molti presenti ed i diversi interventi, a mostrare ancora quel desiderio di cambiare il mondo perché è possibile. 

Nutrita la partecipazione in sala

«Io e te come ci possiamo attrezzare per fermare la situazione, come possiamo aggregare altri?», la domanda rilanciata, pur nella presentazione di una realtà attuale negativa e di prospettive future molto oscure. Orgoglioso della rotta che ha cercato sempre di mantenere, «non una coerenza stupida». Capanna, infatti, non ha fatto quel salto «dagli hippies agli yuppies» di molti esponenti del ’68, evidenziato da uno degli interventi della serata più interessanti fatto da chi allora era dirigente d’azienda. Vorrebbe che i giovani d’oggi fossero spinti dagli stessi ideali anche oggi, per questo vuole raccontare loro quel periodo e ci ha scritto un libro: «Lettera a mio figlio sul Sessantotto».

Tutti disarmati verso i giovani, ma non basta raccontare loro che «ci siamo divertiti un casino… la realtà si trasformava mentre tu camminavi». Il raccontare con entusiasmo di sé, allora, sembra mancare però il perché oggi valga la pena faticare (perché «la democrazia costa fatica»). Caro Mario, anche a settantuno anni, si può andare dietro a ciò che colpisce il cuore oggi e riscoprire la stessa vivacità di allora. Gli ideali non sono bastati, perché quasi tutti – nonostante Capanna affermi che non siano stati poi così tanti – hanno perso la rotta. Ma c’è qualcuno oggi che da Roma grida che ognuno può contribuire al bene del mondo. Proviamo ad andare dietro a chi, più vecchio, suscita tanta ammirazione. Proviamo a guardare dove guarda lui. Chissà?

Exit mobile version