
L’attenzione al problema dei migranti e all’accoglienza dei rifugiati non è certo una novitĂ per la nostra diocesi, soprattutto grazie al prezioso lavoro svolto dalla Caritas Diocesana e dall’ufficio Migrantes.
L’attivitĂ di questi uffici è costante e quotidiano ma da 25 anni assume una visibilitĂ tutta particolare in occasione della Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato, quando vengono organizzati momenti di comunione e condivisione tra le varie comunitĂ che vivono il nostro territorio.
Ecco che, in vista della Giornata di quest’anno, giovedì 14 gennaio nell’Auditorium dell’oratorio salesiano si è svolto un’incontro intitolato «Siamo venuti dalla Nigeria, India, Perù…» dove le tre comunitĂ hanno avuto modo di raccontarsi. Tra il pubblico nigeriani, pakistani, indiani, senegalesi e anche numerosi maceratesi che si sono confrontati in un clima di cordiale curiositĂ reciproca.
Don Alberto Forconi, fraterno padrone di casa, ha esordito leggendo uno stralcio del messaggio di papa Francesco per la Giornata (la 102ª) intitolato «Migranti e Rifugiati ci interpellano. La risposta del Vangelo della misericordia» e invitato a riflettere sullo stato di emigrato ed immigrato che nel secolo scorso il popolo italiano ha ben conosciuto e che oggi assume nuove connotazioni da accostare non con diffidenza ma con disponibilità all’ascolto.
Tre sono le comunità cattoliche straniere attive a Macerata e ognuna ha avuto modo di raccontare il proprio paese d’origine.
Il primo ad intervenire è stato don Francis Kurisingal, cappellano della comunità indiana maceratese, nato in India e che ora presta servizio nella nostra diocesi come collaboratore parrocchiale nella chiesa Santissimo Crocifisso a Villa Potenza. I fedeli provenienti dall’India sono circa 170 e si riuniscono ogni domenica alle ore 12 nella chiesa di San Giorgio a Macerata per celebrare la Messa nella loro lingua. Mensilmente organizzano un’incontro di Adorazione eucaristica, sempre a San Giorgio, mentre svolgono gli esercizi spirituali in Quaresima nel salone della parrocchia di Santa Croce. Particolarmente affezionati a Sant’Antonio da Padova, che è il protettore della loro comunità , ogni anno il 13 giugno organizzano una grande festa.
La seconda comunità a presentarsi, attraverso la giovane voce di Sofia Oki, è stata quella nigeriana. Sophia ha raccontato con orgoglio e commozione di un paese pieno di colori, con una grande cultura poco sconosciuta e sottovalutata nel mondo occidentale. La Nigeria conta di un nutrito gruppo di fedeli cattolici che frequentano la santa Messa nella chiesa dei salesiani a Macerata ogni domenica alle ore 14.00, celebrata in lingua inglese.
Anche la comunità peruviana maceratese ha una tradizione consolidata. Nella chiesa di Santa Croce è esposta l’immagine del «Signore dei Miracoli» a cui la comunità è particolarmente devota e ogni anno, la seconda domenica di ottobre, viene portata in solenne processione. Ogni ultimo sabato del mese alle ore 20 animano, sempre a Santa Croce, la recita del rosario in lingua spagnola.
Anche la realtà dei rifugiati ha trovato spazio nell’incontro. Due giovani ospiti del centro d’ascolto diocesano, grati dell’accoglienza ricevuta e in attesa dei documenti che possano riconoscere loro lo status di rifugiato per poter cominciare una nuova vita nel nostro paese, hanno portato la loro testimonianza.
L’integrazione è scesa in piazza domenica 17 gennaio, quando seguendo il modello che stanno utilizzando le unità pastorali per svolgere il loro pellegrinaggio alla porta Santa, le comunità cattoliche straniere, nonostante le basse temperature e il vento, si sono mosse da piazza Annessione fino a raggiungere la Basilica della Mater Misericordiae, per poi partecipare alla celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Marconi in Cattedrale.
La Messa è diventata un momento di condivisione eucaristica interculturale animato dai canti in inglese ma anche in lingua indiana. Al momento dell’offertorio sono stati accompagnati all’altare una ventina di bambini sotto i 5 anni che hanno ricevuto la benedizione del Vescovo e una tenera carezza. Tanti i fedeli tra i banchi provenienti da diversi Paesi, ma tante anche le nazionalità dei sacerdoti che hanno concelebrato.
Al termine della santa Messa, la condivisione ha continuato nei saloni dell’oratorio salesiano di via don Bosco dove il pranzo condiviso aveva i colori e i sapori di tutto il mondo e le bandiere rallegravano i locali. Preceduto dalla preghiera internazionale, i piatti sono stati preparati dalle varie comunità e dalle Caritas parrocchiali. Musiche nigeriane, albanesi, peruviane, canti e danze hanno animato la festa che si è conclusa con un’ottimo te indiano.
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