Mercoledì 17 febbraio (ore 17) e giovedì 18 febbraio (ore 9 per le scuole) presso la sala Fusconi del convento di San Nicola a Tolentino il Circolo Culturale “Tullio Colsalvatico” e l’Ordine degli Architetti della provincia di Macerata, in collaborazione con la comunità agostiniana, organizzano un incontro dal titolo “ Gaudí, l’architetto di Dio” con l’architetto Josè Manuel Almuzara, presidente dell’Associazione per la beatificazione di Antoni Gaudí.
Ha curato due mostre allestite durante le Giornate Mondiali della Gioventù: “Sagrada Familia, Mossi dalla Bellezza”, durante la Gmg di Madrid del 2011; e “Antoni Gaudì, i giorni della creazione”, durante la Gmg di Rio de Janeiro del 2013. La causa di beatificazione di Antoni Gaudí, l’architetto della basilica della Sagrada Família a Barcellona, è già stata avviata presso la Congregazione delle Cause dei Santi; la speranza è che possa essere canonizzato nel giugno prossimo, a 90 anni dalla sua morte, avvenuta nel 1926. Il 12 aprile 2000, nell’arcivescovado di Barcellona, è stata celebrata l’apertura del processo, conclusosi il 13 maggio 2003, e il dossier è stato inviato a Roma. Papa Benedetto XVI, nella messa con dedicazione della Sagrada Família, ha fatto riferimento a quello che gli storici hanno definito il “passaggio dei santi”: “Quest’evento è anche, in qualche modo, il punto culminante e lo sbocco di una storia di questa terra catalana che, soprattutto a partire dalla fine del XIX secolo, diede una moltitudine di santi e di fondatori (…) Storia di santità, di creazioni artistiche e poetiche, nate dalla fede”.
Infatti, a 31 anni, l’Associazione dei devoti di san Giuseppe gli affidò la direzione architettonica della costruzione della basilica della Sagrada Família. Si dedicò anima e corpo a questa opera magna, rinunciando via via alle proposte interessanti che riceveva, per dedicarsi solo alla chiesa. La costruzione convertì sempre più il suo architetto, edificando in lui l’opera della sua santificazione. La sua aspirazione era servire Dio e seppe sempre che il modo migliore per farlo era attraverso l’architettura.
Questa coscienza di laico cristiano, totalmente dedito a servire il Signore nell’esercizio della sua professione, lo portò a restare celibe per tutta la vita. Confessava però che la castità non gli pesava. Come nella vita di grandi Santi, una malattia illuminò la sua vita mostrandogli il vero cammino: si addentrò in esso senza vacillare o rimandare, dedito anima e corpo alla sua opera magna, tanto che era solito ripetere: “Il mio cliente non ha fretta”.