Un Paese per vecchi. Purtroppo non un nuovo film di successo hollywoodiano ma l’immagine odierna dell’Italia, secondo i dati diffusi oggi dall’Istat (consulta qui il documento completo dell’indagine). Un’anzianità progressiva che non si è arrestata nel 2015, anzi; rafforzata dall’incidenza del tasso di mortalità, ora al 10,7 per mille: il più alto degli ultimi settant’anni, ovvero dalla fine della Seconda Guerra mondiale.

Al 1° gennaio 2016, infatti, la popolazione in Italia è di 60 milioni 656mila residenti (-139mila unità), mentre gli stranieri sono 5 milioni 54mila e rappresentano l’8,3% della popolazione totale (+39mila unità). Gli individui di cittadinanza italiana scendono a 55,6 milioni, conseguendo una perdita di 179 mila residenti: i morti sono stati 653mila nel 2015 (+54mila) e l’aumento di mortalità risulta concentrato nelle classi di età molto anziane (75-95 anni). Il picco è in parte dovuto a effetti strutturali connessi all’invecchiamento e in parte al posticipo delle morti non avvenute nel biennio 2013-2014, più favorevole per la sopravvivenza.

L'infografica riassuntiva fornita dall'Istat
L’infografica riassuntiva fornita dall’Istat

Rispetto alle nascite, nel 2015 sono state 488mila (-15 mila), nuovo minimo storico dall’Unità d’Italia. Quello appena concluso, dunque, è il quinto anno consecutivo di riduzione della fecondità, giunta a 1,35 figli per donna, con l’età media delle madri al parto salita a 31,6 anni.

Il saldo migratorio netto con l’estero è di 128mila unità, corrispondenti a un tasso del 2,1 per mille. Tale risultato, frutto di 273mila iscrizioni e 145 mila cancellazioni, rappresenta un quarto di quello conseguito nel 2007 nel momento di massimo storico per i flussi migratori internazionali. Le iscrizioni dall’estero di stranieri sono state 245 mila e 28 mila i rientri in patria degli italiani, mentre le cancellazioni riguardano 45mila stranieri e 100mila italiani.

Gli ultrasessantacinquenni sono 13,4 milioni, il 22% del totale. In diminuzione risultano sia la popolazione in età attiva di 15-64 anni (39 milioni, il 64,3% del totale), sia quella fino a 14 anni di età (8,3 milioni, il 13,7%). L’indice di dipendenza strutturale sale al 55,5%, quello di dipendenza degli anziani al 34,2%.

Altro dato destinato a far riflettere e dibattere è quello relativo alla speranza di vita alla nascita: per gli uomini si attesta a 80,1 anni (da 80,3 del 2014), per le donne a 84,7 anni (da 85); mentre l’età media della popolazione aumenta di due decimi e arriva a 44,6 anni.

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