Carlo Urbani, per le nostre Marche e per il mondo intero, rappresenta ormai ben più di un nome. Nel giorno di oggi di tredici anni fa – era esattamente il 29 marzo del 2003 – moriva a Bangkok un uomo, nato a Castelplanio il 19 ottobre 1956, un marito, sposato con Giuliana Chiorrini, un padre, di Tommaso, Luca e Maddalena, e un professionista capace di spendersi sino alla fine, che tutti oggi conoscono come il «medico eroe».
Fu lui, infatti, tramita la sua attività di microbiologo, ad identificare e classificare la Sars (Sindrome Respiratoria Acuta Grave) o polmonite atipica, la malattia al centro dell’epidemia esplosa in Estremo Oriente tra il 2002 e il 2003, provocando 775 vittime accertate.
Dopo la sua morte, il 7 aprile, su proposta dell’allora ministro della Salute, Carlo Urbani venne insignito della Medaglia d’oro per i benemeriti della Sanità Pubblica. Proprio grazie alla sua scoperta che gli costò la vita, il Vietnam è il primo paese a poter dichiarare la Sars debellata. Il 12 maggio dello stesso anno, il ministro vietnamita della Sanità decise di consegnare due medaglie alla memoria del medico: la Medaglia per la Sanità del popolo e la Medaglia dell’Ordine dell’amicizia. A Carlo Urbani è intitolato, inoltre, il nuovo ospedale e l’istituto comprensivo di Jesi.

«Abbiamo avuto la fortuna di avere tra noi una di quelle persone rare, che con modestia e serietà sono e saranno di esempio per chi l’ha conosciuto e cerca di continuare la sua opera»: così scriveva il dottor Pierluigi Susani che, nel 2003, da presidente di Medici Senza Frontiere Italia, firmò la prefazione del testo «Carlo Urbani: uomo, medico, eroe. La vita attraverso le parole e le immagini», curato da Simona Mengascini e pubblicato dalla Cooperativa Emmaus d’intesa con il Consiglio provinciale di Macerata.
Come è noto, forte e incondizionato, come del resto tutta la sua vita, fu l’impegno di Urbani nell’ambito di Msf, l’organizzazione non governativa di cui entrò a far parte nel 1996 (tre ani prima era già diventato consulente dell’Organizzazione mondiale della sanità) e di cui, nel 1999, divenne presidente per la sezione italiana. In questa stessa veste, nell’aprile dello stesso anno, ritirò il Premio Nobel per la pace, a Oslo: con il ricavato del prestigioso riconoscimento, per volere dello stesso luminare, venne ricavato un fondo per promuovere una campagna internazionale di accesso ai farmaci essenziali per le popolazioni più povere.
Tra le tante tappe professionali, va ricordato, poi, il corso internazionale Advanced training on tropical medicine, coordinato dallo stesso Carlo Urbani e frutto della collaborazione tra Medici senza frontiere, la Fondazione «Ivo de Carneri» e l’ospedale di Macerata, con lo scopo di definire al meglio le linee guida cui attenersi nell’assistenza sanitaria delle popolazioni del Terzo mondo, dove i virus parassitari costituiscono la principale causa dei decessi.

Una carriera veloce, quella di Carlo, tanto convinta e brillante quanto il suo desiderio di aiutare il prossimo e spendersi senza riserve, fino agli estremi confini della terra, senza mai trascurare, però, la priorità della famiglia. «Sono diventata la moglie di Carlo, un marito come tanti altri, ma certamente con un’umanità particolarmente profonda», disse di lui la signora Chiorrini nel testo edito da Emmaus. Laureatosi in Medicina nel 1981 presso l’Università di Ancona, il medico marchigiano conseguì la specializzazione in malattie infettive e tropicali presso l’Università di Messina. Il primo passo della sua “missione” umana prima ancora che lavorativa il dottor Urbani lo concretizzò da giovane, quando, attivo nel volontariato di Mani Tese e Unitalsi, dimostrò immediatamente il proprio proposito di allargare i confini di un servizio che lo avrebbe portato, ben presto, lontano dall’Italia.
«Sono diventata la moglie di Carlo, un marito come tanti altri, ma certamente con un’umanità particolarmente profonda», scrisse Giovanna Chiorrini
Il primo incarico per Msf lo vede impegnato, infatti, in Cambogia, per il controllo delle malattie endemiche parassitarie. Inizieranno da qui i suoi lunghi e costanti «viaggi sul terreno» che lo condurranno poi in Vietnam, dove Carlo Urbani si recò nel gennaio del 2000: tre anni, su incarico dell’Oms stavolta, sempre per monitorare le malattie parassitarie nel Pacifico occidentale.
Lì, nell’ospedale della città capitale, ad Hanoi, il 28 febbraio 2003 venne ricoverato un uomo d’affari americano colpito da una polmonite atipica: Carlo Urbani capì immediatamente di trovarsi di fronte a una nuova, critica patologia. L’allarme al governo e all’Oms è immediato. L’11 marzo 2003, durante il volo verso Bangkok, Urbani scopre però di avere contratto il morbo: ricoverato e messo in quarantena, non cessa di mostrare la sua attenzione per la ricerca, mostrando, fino all’ultimo, uno “sguardo” speciale verso i suoi malati.
Dopo 19 giorni di isolamento, Urbani morì circondato dai suoi cari: il suo intervento, tempestivo e mirato, permise tuttavia di salvare migliaia di vite, grazie al metodo anti-pandemie da lui realizzato che rappresenta, ancora oggi, un protocollo internazionale per combattere questo tipo di malattie.
Il Vietnam fu il primo Paese del Sud est asiatico a dichiarare che la SARS era stata debellata: l’intervento mirato di Urbani permise di salvare migliaia di vite
Alla sua straordinaria e indimenticata figura sono stati dedicati altri testi, tra cui quello di Lucia Bellaspiga, di Avvenire, «Carlo Urbani – Il primo medico contro la Sars», uscito nel 2005, e l’opera di Vincenzo Varagona, giornalista della Rai delle Marche, intitolata «Il medico della Sars. Carlo Urbani raccontato da quanti lo hanno conosciuto», pubblicato da Paoline Editoriale Libri nel 2013.
È lo stesso cronista a ricordare i tratti di questo medico esemplare, con una notizia inedita. «Nel prossimo autunno la presidente della Camera Laura Boldrini conferirà il premio Carlo Urbani, giunto alla sua seconda edizione. Forse questo è il messaggio più significativo – afferma Varagona – che colpisce in questo tredicesimo anniversario dalla scomparsa del “medico della Sars”. Dopo la missione in Taiwan, di un anno fa, e la consegna del primo premio, con cerimonia a camerino, sembra che il “sogno” di Carlo Urbani si stia avverando: riuscire a ottenere il massimo coinvolgimento su un progetto semplice, ma anche complesso. Ossia, trasformare in battaglia l’impegno per il diritto all’accesso alla salute delle popolazioni più fragili del pianeta e formare medici e personale sanitario, affinchè queste popolazioni non siano più dipendenti dall’Occidente».
[…] [A picture of Doctor Urbani with his family -this and feature image from Emmus online] […]
[…] questo brano, tratto dal libro Carlo Urbani, uomo, medico, eroe curato da Simona Mengascini (Cooperativa Emmaus, Provincia di Macerata 2003), il racconto fatto […]