Per tante ragioni questi Europei che hanno preso il via in Francia non saranno uguali a quelli precedenti: intanto per il cordone di sicurezza eccezionale a protezione dell’evento dopo il susseguirsi di sanguinosi attentati che hanno scosso l’Europa negli ultimi mesi, poi per il numero crescente di squadre che partecipa a questa fase finale e, infine, per il fatto che non esiste un favorito che spadroneggi nei pronostici degli esperti.

Certo, la Germania campione del mondo parte in pole position, ma soffre di amnesie difensive. La Spagna, forte del primato continentale dei suoi club, può contare su un’intelaiatura collaudata, anche se un po’ datata, la Francia, padrona di casa, ha giovani fortissimi in attacco, anche se con poca esperienza ai massimi livelli europei e il Belgio vuole finalmente uscire da quell’anonimato evidenziato dal suo palmares, grazie ai tanti talenti a disposizione.

Su una cosa sembrano tutti d’accordo: l’Italia, questa Italietta con un ct già in uscita, parte nelle più assolute retrovie, essendo una delle formazioni tecnicamente più povere della sua storia e con una zavorra di recenti infortuni che ne hanno ulteriormente impoverito la rosa. Però chissà: sappiamo fin dai tempi degli Orazi e Curiazi che il campione italico si esalta quando sembra essere perduto, anche se stavolta la montagna sembra davvero troppo ripida. Ce lo ricorda in un mirabile articolo fatto di numeri, anche Giovanni Cortinovis, che su “L’Eco di Bergamo” fa una originalissima ma puntuale disamina dei giocatori italiani presenti a questo Europeo. Ebbene, spiega Cortinovis, «dei 552 calciatori impegnati nel prossimo campionato continentale, solo 56 giocano in Italia, cioè poco più del 10 per cento. Sono invece 65 i tesserati per le formazioni della Bundesliga e addirittura 134 quelli impiegati in Premier League o in Championship (la Serie B inglese). In Italia giocano meno giocatori di Turchia (36) e Ucraina (22) messi insieme, il che è tutto dire».

Un termometro abbastanza deprimente quindi in partenza, ma che può almeno contare sulla carta su un settore che riteniamo ancora ai vertici del calcio europeo: la nostra difesa targata Juventus. Buffon, Chiellini, Barzagli e Bonucci rappresentano infatti una “Maginot” che non ha riscontri nelle altre formazioni ai nastri di partenza: è da lì che paradossalmente, un offensivista come Conte dovrà ripartire se vorrà andare avanti in un torneo logorante e complicato come questo, non avendo fenomeni davanti (potrà contare solo sull’entusiasmo di due come Pellè e Zaza, ispirati dall’estro di Insigne).

D’altronde, nei grandi trionfi azzurri, dai Mondiali del 1982 a quelli del 2006, proprio la difesa granitica è stata la base per costruire i grandi successi e se consideriamo che due dei senatori che trionfarono a Berlino esattamente dieci anni fa, sono ancora titolari inamovibili oggi, Buffon e Barzagli, capiamo che potrebbero essere proprio loro a infondere la mentalità vincente a una squadra che, mai come stavolta, non ha niente da perdere.