Il tessuto economico del territorio maceratese ed anche treiese, per la multifunzionalità delle imprese artigiane presenti, ben si presta a sfruttare le opportunità generate dalle nuove tecnologie di produzione digitale. La digitalizzazione in ambito artigianale permette la possibilità di ideare il prodotto e progettarlo in ambiente virtuale, mentre la fase produttiva può oggi essere effettuata mediante l’utilizzo di macchine digitali laser-cut e stampanti 3D.
Altro motivo interessante è che tali nuove tecnologie consentono la possibilità di creare laboratori di progettazione e produzione artigianale con costi relativamente contenuti, tramite l’utilizzo di macchinari di dimensioni ridotte e con un bassissimo impatto ambientale; pertanto, ben si prestano a favorire il ritorno della produzione artigiana all’interno dei centri storici, consentendo di rioccupare con nuove iniziative economiche tanti spazi, rimasti, purtroppo, inutilizzati negli ultimi anni.
Il Sindaco Capponi ha ricordato tutti i partners che hanno collaborato all’iniziativa, a partire da Confartigianato Imprese Macerata nella figura del Presidente Renzo Leonori, del Presidente della Camera di Commercio Giuliano Bianchi e di Symbola per le idee messe in campo in questi anni attraverso il festival della Soft Economy.
Ringraziamenti a tutti presenti, dal Rettore di UNICAM Flavio Corradini, al sociologo Aldo Bonomi direttore del consorzio Aster, Gianluca Pesarini nuovo Presidente di Confindustria Macerata e al suo predecessore Giovanni Clementoni, a Stefano Ciafani Vicepresidente di Legambiente Nazionale.
Un grazie particolare è andato anche all’Architetto e Maker Carlo De Mattia, ed i Designer e Maker Emilio Antinori e Vincenzo Franchino, per aver lavorato a questo progetto e a Giuseppe Ripani, responsabile del settore innovazione di Confartigianato.
L’innovazione tecnologica ed il Digital Manufactoring possono rappresentare uno strumento per la piccola e media impresa marchigiana, la cui ricca catena del valore può proiettarsi dalla dimensione locale all’ambito globale; al tempo stesso tale innovazione necessita di spazi e contenitori in cui diffondere la “cultura” legata a questo nuovo modo di produrre, che facciano conoscere soprattutto ai giovani imprenditori le potenzialità rappresentate dall’artigianato digitale.
Nel pomeriggio il Prof. Stefano Micelli, dell’Università Cà Foscari di Venezia ha illustrato come nel nostro paese le nuove tecnologie della manifattura digitale, dal robot alla stampante 3D, stiano conoscendo un certo successo presso un plotone di piccole e medie imprese che già oggi li utilizzano in modo consapevole. Più che sfruttare le tecnologie per rendere più efficienti produzioni di tipo seriale, artigiani tecnologicamente all’avanguardia sfruttano le opportunità del digitale per dilatare la propria capacità di personalizzazione del prodotto. Invece di perseguire le tradizionali economie di scala tipiche della produzione di serie, questi produttori del nuovo Made in Italy hanno affrontato la concorrenza internazionale, promuovendo varietà dei prodotti e logiche di personalizzazione.
«Ci sono moltissimi esempi in Italia – ha detto il Prof. Micelli – che raccontano una manifattura in grado di valorizzare un patrimonio consistente di cultura materiale attraverso la sua ibridazione con tecnologie sempre più accessibili. Parlano di un nuovo rapporto con la domanda, fatto di interazione e dialogo. Mettono in evidenza modi nuovi di generare valore economico, saldando insieme valore materiale e immateriale del prodotto. Questa nuova artigianalità, tecnologicamente all’avanguardia, costituisce uno degli aspetti più interessanti del nostro sistema economico e testimonia la possibilità di una declinazione in chiave umanistica delle tecnologie della terza rivoluzione industriale. Un modello da incoraggiare e da promuovere in chiave internazionale».