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Avvocati: il «no» alla posizione dell’Organismo Unitario in tema di adozioni

Un «no» che si fa sentire forte e chiaro. È quello che parte da Macerata, prendendo le distanze dalla posizione dell’Oua (Organismo Unitario dell’Avvocatura italiana, ndr) nell’audizione alla Commissione Giustizia della Camera dei Deputati su uno dei temi più delicati: l’adozione.

A spiegare le ragioni della contrarietà, un documento sottoscritto da un nutrito numero di avvocati tramite un’iniziativa promossa da Loretta Lombardelli del foro di Macerata, che definisce il parere espresso come «un’inammissibile prospettiva adultocentrica in luogo del “preminente interesse del minore”». Inoltre, è notizia recente che anche il Centro Studi Livatino ha fatto riferimento al proponimento stesso partito dal Maceratese e pubblicato il testo a riguardo (clicca Qui per approfondire).

Facciamo però un passo indietro, per dovere di cronaca, contestualizzando la questione. Il 14 giugno scorso quello che, di fatto, rappresenta l’organismo di rappresentanza politica dell’avvocatura italiana – testualmente, «l’unico soggetto politico che rappresenta l’avvocatura nella sua interezza, ponendosi come interlocutore delle istituzioni» – informava, per mezzo di un comunicato stampa, di essere stato audito dalla Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, sull’«Indagine conoscitiva sullo stato di attuazione delle disposizioni legislative in materia di adozione ed affido» e di aver consegnato, nel corso dell’audizione stessa, un documento contenente delle osservazioni. Osservazioni che equivalgono a proposte concrete, nelle quali si auspica l’apertura delle adozioni anche a single, conviventi di fatto e coppie omosessuali.

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Scendendo ancor più nel dettaglio, si evidenzia come nella relazione OUA, alla formale dichiarazione d’intenti di garantire l’effettività della tutela dei minori, fa immediato seguito la messa da parte proprio del «preminente interesse del minore». Muovendo quindi dalla considerazione che «la relazione di coppia è affare privato» e «ci sono diversi modi di essere famiglia», secondo l’Organismo «gli unici principi orientativi della materia possono e debbono essere il principio di uguaglianza e divieto di discriminazione, e la tutela del diritto alla vita familiare, conformemente al diritto europeo che siamo tenuti a rispettare». Ciò naturalmente, recita ancora il testo, «nella consapevolezza che i diritti non dovrebbero offendere nessuno» e che ciò che conta ormai è «la scelta di voler essere genitori».

Pertanto, quello che viene a delinearsi è un vero e proprio «progetto genitoriale», ridotto, tuttavia, «ad una sorta di scatola vuota in grado di legittimare qualsiasi aspirante all’adozione».

Tale posizione, quindi, non può considerarsi condivisibile «dal momento che la materia del diritto minorile e, nello specifico, la disciplina dell’adozione non possono mai prescindere dalla tutela dell’interesse del minore, soggetto debole e indifeso, dunque sempre e comunque da garantire». Non solo: tale principio «non può ridursi ad una mera enunciazione di principio priva di applicazione pratica e, anzi, immediatamente smentita e contraddetta dalla disciplina proposta de iure condendo».

«Quello che viene a delinearsi è un vero e proprio “progetto genitoriale”, ridotto, tuttavia, “ad una sorta di scatola vuota in grado di legittimare qualsiasi aspirante all’adozione”, spiega l’avvocato Loretta Lombardelli. Tale posizione, quindi, non può considerarsi condivisibile «dal momento che la materia del diritto minorile e, nello specifico, la disciplina dell’adozione non possono mai prescindere dalla tutela dell’interesse del minore, soggetto debole e indifeso, dunque sempre e comunque da garantire»

Senza contare, poi, i numeri dell’attualità. Ad oggi, infatti, le domande di adozione sono notevolmente superiori al numero di bambini in stato di abbandono (fatta eccezione, va precisato, per quelli «più problematici»). «In ogni caso – puntualizza il documento critico – prima di procedere all’ampliamento delle categorie dei legittimati all’adozione, va necessariamente considerata, nell’ottica irrinunciabile della tutela del minore, la valutazione imprescindibile e rigorosa delle possibili conseguenze ed effetti di un siffatto ampliamento sulla crescita e lo sviluppo sereno e armonioso del minore stesso».

Al di là, comunque, degli studi scientifici legati alla stabilità affettiva e relazionale e a quelli, puntualmente citati nel documento degli avvocati relativi all’importanza delle due figure genitoriali complementari, anche a voler assumere per vera l’ipotesi sostenuta dall’Oua («D’altra parte, senza dati scientifici che per quanto riguarda i genitori di fatto, omogenitoriali o monogenitoriali, comprovino che l’inserimento di un minore in tali contesti crei pregiudizio (…)»), l’estrema delicatezza della questione richiede che venga adottato, come prioritario, il principio che regge e guida numerosi settori dell’ordinamento: vale a dire, il «principio di precauzione».

Esso comporta, infatti, che ogni qual volta non siano conosciuti con certezza i rischi indotti da un’attività o situazione potenzialmente pericolosa, vada posta in essere una prevenzione precoce, anticipatoria rispetto al consolidamento delle conoscenze scientifiche.

Pure riguardo alla stepchild adoption da parte del «genitore sociale», ossia «colui che ha instaurato con il minore un legame familiare di fatto significativo e duraturo», l’OUA si esprime favorevolmente anche nell’ambito della coppia omosessuale, in quanto realizzerebbe l’interesse del minore con il consolidamento dei rapporti tra il minore e chi lo sta crescendo. Per quanto attiene al figlio avuto da precedente relazione eterosessuale del partner, in realtà, come spiegano gli avvocati, il problema dell’adozione non può nemmeno astrattamente porsi, «in quanto il bambino ha già un genitore e non esiste nel nostro ordinamento la figura del terzo genitore».

Per l’ipotesi inoltre, tanto enfatizzata mediaticamente, della morte di entrambi i genitori biologici del bambino, «la disciplina esistente già prevede attraverso l’istituto dell’affido che il bambino venga affidato all’adulto con cui ha già instaurato un duraturo rapporto, dunque anche il partner omosessuale del proprio genitore biologico». Negli altri casi, infine, i noti i problemi legati alla ricerca delle proprie origini e l’ossessione a questo riguardo dei cosiddetti «figli dell’eterologa» pongono seri interrogativi sul genere di approccio al minore da parte di chi lo ha già programmato orfano di almeno un genitore con il ricorso a tale tecnica.

Appaiono chiare, dunque, le motivazionmi per cui i sottoscrittori del documento si dissociano dalla posizione espressa dall’Organismo Unitario dell’Avvocatura. Un dissenso fortemente sottoscritto anche da firme illustri di giuristi italiani con l’unico intento di tutelare il bene del minore.

«Il documento “Non condivisione posizione Oua su adozioni” – conclude l’avvocato Lombardelli – è aperto a ulteriori adesioni: ad oggi conta 183 sottoscrizioni e attende altri numerosi firmatari…».

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