
Domenica 4 settembre 2016. La televisione mostra le immagini di una piazza San Pietro gremita fino all’inverosimile per una data destinata a rimanere nella storia. Madre Teresa di Calcutta è Santa e quando papa Bergoglio, nel corso della celebrazione per la canonizzazione (leggi Qui l’omelia del Santo Padre per la Messa con il rito solenne), la proclama alla gloria degli altari, l’emozione del mondo intero si scioglie lacrime di gioia.
Non importa la nazionalità, la lingua o il colore della pelle. A Roma è per tutti un giorno di festa (Qui il servizio di cronaca) per la minuscola ma grandiosa, al secolo, Anjezë Gonxhe Bojaxhiu, albanese di nascita e poi naturalizzata indiana, morta nella città in cui fondò la congregazione religiosa delle Missionarie della Carità il 5 settembre 1997.
Le immagini della diretta dal Vaticano scorrono, e quell’inconfondibile “esercito” di sari bianchi a strisce azzurre suscita in ognuno sentimenti di inesauribile ammirazione. Il Web ne dà riprova, con le migliaia di condivisioni nei profili social di quel volto rugoso eppure benedetto dal sorriso inconfondibile con cui la «Mother» ha saputo conquistare ogni angolo del pianeta e l’umanità distratta di un opulento Occidente.
Impossibile non commuoversi nel ripercorrere le tappe che hanno portato Madre Teresa – dichiarata beata il 19 ottobre 2003 da papa Giovanni Paolo II, un altro «Santo subito» che, come lei, ha lasciato un segno indelebile in questa epoca contemporanea – a spendere tutta la sua vita per i «più poveri tra i poveri» e, mentre il sole romano scalda i volti delle famiglie, dei religiosi, dei bambini accorsi nella Caput mundi, la memoria torna indietro di qualche anno, e riannoda i ricordi fin qui, a Recanati, dove nel quartiere Le Grazie un “segno” della «matita di Dio» è arrivato forte e chiaro e in molti ricordano quella sera in cui il quartiere si strinse in un abbraccio carico di entusiasmo per dare il benvenuto ad uno scricciolo venuto dall’India. Kusum il suo nome, l’Italia la sua nuova casa. Come accadde poi per sua sorella, Jhorna.
A ripercorrere per Emmausonline la storia è mamma Tiziana Angelomè, di ritorno da questa giornata eccezionale, che per lei e la sua famiglia assume un senso ancora più speciale, a testimonianza di un Amore tangibile di cui la missionaria si è fatta interprete con gesti umili, semplici, eppure capaci di suscitare in ciascuno gratitudine e sconfinata meraviglia.

![Faithful and pilgrims wait to enter in St. Peter's Square at the Vatican before a canonization ceremony, Sunday, Sept. 4, 2016. Thousands of pilgrims thronged to St. Peter's Square on Sunday for the canonization of Mother Teresa, the tiny nun who cared for the world's most unwanted and became the icon of a Catholic Church that goes to the peripheries to tend to lost, wounded souls. (ANSA/AP Photo/Alessandra Tarantino) [CopyrightNotice: Copyright 2016 The Associated Press. All rights reserved.]](http://www.emmausonline.it/wp-content/uploads/2016/09/21.2566191_04093212.jpg)
Adesso, quell’amore infinito non cessa di battere, e si ravviva nell’esperienza di tutti i giorni. E non solo. «I nostri ragazzi, in occasione di un incontro nazionale di famiglie adottive, hanno creato un gruppo chiamato “Figli della stessa Madre”: così, infatti, ci sentiamo tutti noi che abbiamo avuto il dono di conoscere le Missionarie della Carità, un’unica grande famiglia con loro», afferma Tiziana.

Difficile, ha sottolineato il Pontefice, chiamare “Santa” Teresa, che rimarrà per tutti «Madre», e la famiglia Bravi concorda in pieno. «Come si sa, si è definita una matita nelle mani di Dio e noi crediamo che Madre Teresa sia una matita colorata che ha riempito di colori la nostra vita e anche piazza San Pietro in questa domenica. Perché a sentirla proclamare santa, oggi, c’erano davvero tutti i colori e le religioni del mondo».