
«Imprenditori non si nasce, non è scritto nel Dna o nel patrimonio familiare di cui raccogliere le redini. Imprenditori si diventa e i nostri Atenei si stanno impegnando per garantire ai giovani le basi formative necessarie per sviluppare un mestiere difficile ma che implica una scommessa avvincente». Ad affermarlo è Sauro Longhi, rettore dell’Università Politecnica delle Marche, con sede ad Ancona, che ha raggiunto oggi l’Università di Macerata, per firmare, assieme al rettore uscente dell’Unimc, Luigi Lacchè, l’accordo relativo al Laboratorio Umanistico per la Creatività e l’Innovazione «Luci» dell’Ateneo maceratese e al Contamination Lab «cLab» dell’Univpm. Ad affiancarli, le responsabili dei rispettivi laboratori, Francesca Spigarelli e Francesca Micozzi, oltre al neo rettore eletto Francesco Adornato e al direttore generale dell’Università di Macerata, Mauro Giustozzi.

La finalità della stipula siglata stamane è quella di convogliare insieme l’operato delle due Istituzioni accademiche marchigiane per la formazione dei nuovi imprenditori del domani. L’accordo, infatti, prevede una collaborazione concreta per favore l’integrazione tra competenze umanistiche e tecniche nell’ambito della crescita imprenditoriale. Ecco, quindi, che le principali aree di studio e ricerca dell’Unimc, dalla giurisprudenza alle lingue, dalle lettere alla pedagogia e alla comunicazione, possono, anzi devono, sempre più, integrarsi con quelle dell’Ateneo dorico, polo formativo d’eccellenza per il settore dell’ingegneria, dell’economia e delle scienze. Nate entrambe nel 2013, infatti, le realtà universitarie da sempre impegnate nella valorizzazione del capitale umano e dei rapporti con le aziende – hanno attivato due laboratori, ora protagonisti di un felice connubio, concepiti come veri e propri «luoghi di contaminazione» tra studenti e discipline diverse. A partire da quest’anno, inoltre, il Contamination Lab «cLab» e il «Luci» apriranno le porte anche ai ragazzi delle Università partner, con l’avviso di iniziative di incontro e di percorsi comuni sul fronte imprenditoriale.
«Sono molti gli aspetti che legano queste due esperienze – dichiara il rettore Lacchè, con un plauso anche ai collaboratori dell’Ateneo presenti in conferenza stampa e impegnati nel progetto – che intendono favorire l’avvicinamento di ambienti di formazione e di incontro in cui gli studenti possono guardare al mondo imprenditoriale con occhio innovativo. Del resto, proprio sull‘Umanesimo che innova l’Università di Macerata ha fondato le migliori prospettive e quello di oggi rappresenta un ulteriore passaggio che sprona a dare il meglio, collegando saperi spesso non “connessi” tra loro e proponendo modelli sempre più avanzati, in cui il coordinamento delle forze e delle idee è sinergico. Quanto fa bene alla nostra società – conclude – quando una figura formata in campo umanistico si confronta con la sistematicità di una mente scientifica….».
Di fatto, entrambe le esperienze mettono a disposizione dei partecipanti spazi di lavoro attrezzati e studiati per favorire il lavoro di squadra, dimostrando di costituire un valido strumento strategico «per incentivare la cosiddetta terza missione dell’Ateneo, intesa come valorizzazione dei risultati di ricerca, produzione di beni pubblici nel campo sociale e culturlae, nonchè diffusione della cultura d’impresa tra gli allievi stessi».
Per Macerata, Laboratorio Umanistico per la Creatività e l’Innovazione, giunto quest’anno alla quarta edizione, è stato istituito per offrire a laureandi e laureti un percorso formativo mirato ad implementare la creatività e l’attitudine all’innovazione, permettendo alle conoscenze teoriche di interagire, concretamente, con l’attività pratica dell’impresa. A spiegare, nel dettaglio, la dinamica con cui i due laboratori entreranno in contatto è stata la direttrice Spigarelli, che ha sottolineato l’importanza di questa joint venture «che non solo arricchisce le reciproche conoscenze ma offrirà anche agli studenti l’opportunità di sedersi di fronte ai relatori ed esporre le proprie soluzione in un “travaso” di idee capace di creare un nuovo business».
Quanto alle cifre di partecipazione, alla prima edizione del «Luci» (relativa all’Anno accademico 2013/14), dei 73 candidati ammessi al percorso formativo, 47 hanno completato tutta l’attività proposta. Al termine della sessione, spiega l’Unimc, gli studenti hanno elaborato 8 progetti bella modalità dell’elevator pitch in occasione di una presentazione pubblica svoltasi sempre presso l’Ateneo fiore all’occhiello, da secoli, della città di Macerata. La seconda edizione ha visto elaborare invece ben 6 progetti di start up e 3 ideati d’intesa con alcuni Istituti di Scuole Superiori. Nell’a.a. 2015/16, la terza edizione è stata poi caratterizzata dalla stipula di una convenzione con la Camera di Commercio di Macerata e con l’I.T.E.T. «G. B. Carducci – G. Galilei» di Fermo: 45 gli studenti universitari partecipanti, 11 gli allievi dell’Istituto fermano e 65 quelli provenienti da sette Istituti di istruzione superiore della provincia di Macerata.
Identica la finalità perseguita dal «cLab» della Politecnica di Ancona – arrivato alla terza edizione -, con lo scopo di, ugualmente, promuovere la cultura dell’imprenditorialità e del fare attraverso nuovi modelli di apprendimento in cui i giovani, in un’ottica di interdisciplinarietà, studiano e inventano a stretto contatto con manager e imprenditori. Illustrato dalla direttrice Micozzi, che ha messo in luce come «l’integrazione del lavoro di gruppo tra i ragazzi sia una prerogativa basilare, un punto di partenza per accrescere la qualità del livello formativo reciproco», il laboratorio dell’Ateneo regionale famoso in tutta Italia è fortemente sostenuto anche dal rettore. «Abbiamo bisogno di questo scambio di esperienze – ha spiegato Sauro Longhi – e di vera e propria contaminazione di conoscenze che prendono forma dal mettersi insieme per orientarsi verso il futuro lavorativo». E lo slancio verso l’attivazione della convenzione appena firmata con l’Unimc affonda le origini nel proprio percorso personale, di cui il professore non ha fatto mistero. «Prima di diventare rettore – ha raccontato, facendo riferimento ai due laboratori in essere – sono stato impegnato, assieme ad altri docenti, nell’avvio di tre società. Una va benissimo nel mercato, la seconda sta cercando di affermarsi mentre la terza non ha avuto buon esito. Questo per dire che, per qualsiasi spin-off o idea imprenditoriale giovanile, non vale il termine “fallimento”: anzi, dall’esperienza ho imparato, e così deve essere per i nostri studenti, che è dagli insuccessi e dagli errori, che fanno parte dell’inventiva, che si può trarre l’insegnamento migliore».
