In queste settimane una data ha raccolto i pensieri, le angosce, i sentimenti di tutti noi. 24 agosto 2016: un attimo in cui il mondo si è fermato, annientato da una fine imprevedibile, scosso dai segni che la natura non risparmia all’umanità. Un mondo raso al suolo, ferito, nelle crepe dei muri e nell’animo. Eppure pronto a rimboccarsi le maniche, e a fare della speranza il cemento con cui fondare un futuro nuovo.
Alla data funesta che l’orologio della torre e le piccole sveglie restituite da un’intimità andata in frantumi hanno imprigionato nelle lancette ferme a quella notte interminabile, è tempo di sostituirne un’altra. Domenica 18 settembre la Chiesa italiana si raccoglierà in preghiera per tutte le vittime del sisma, esprimendo concreta e «fraterna vicinanza alle popolazioni coinvolte in questo drammatico evento». Un invito rivolto alle diocesi, alla rete delle parrocchie, degli istituti religiosi e delle aggregazioni laicali ad alleviare le difficili condizioni in cui le persone terremotate sono costrette a vivere. Una data nella data, se si pensa che questa domenica speciale capita proprio in concomitanza con il 26° Congresso eucaristico nazionale (leggi Qui).
«Quella a favore dei nostri fratelli e delle nostre sorelle colpite dal sisma è una scelta all’insegna della carità e della missionarietà, che sono le due conseguenze fondamentali dell’esperienza liturgica. Nell’Eucaristia il corpo e il sangue di Cristo donati per noi ci spingono a stare vicini a coloro che si trovano nel bisogno e ad annunciare la grazia del Vangelo e il suo messaggio liberante, di speranza», ha spiegato il presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Angelo Bagnasco.
I media, portatori di infauste ma anche incoraggianti notizie, giorno dopo giorno hanno svelato la generosità dei tanti volontari impegnati nell’emergenza. Tra loro, in prima linea anche la Caritas Italiana e le Caritas delle diocesi interessate che non possono non pensare al post-sisma. Da parte loro, verrà predisposto un progetto di prossimità che sarà attivato quanto prima nei territori colpiti.
La priorità, lo ricorda ancora la Cei, è «restare in costante ascolto dei bisogni che man mano emergono per poter concordare interventi mirati, nella consapevolezza di un contesto in continuo mutamento».
Un divenire, appunto, che non può e non deve impolverarsi di sterili polemiche e di dubbi inutili. L’Italia è capace di mostrare il suo “volto” più altruista e questa ne sarà un’ulteriore, concreta occasione.
In memoria di chi ha perso la vita tra la polvere e le travi, in onore di chi ha scavato a mani nude per sconfiggere la morte arrivata senza preavviso, in aiuto di chi confida in un futuro fatto di dignità e di coraggio. La nostra solidarietà sarà la loro forza.