Già nelle prime ore della mattinata, quando ha iniziato a diffondersi la notizia della sua morte, la bacheca Facebook della professoressa Barbara Pojaghi ha ricevuto molteplici messaggi di cordoglio inviati da chi ha avuto l’onore di conoscerla nei vari settori della vita civile, nei quali la docente di Psicologia sociale è stata una protagonista di primissimo piano. «La disposizione al confronto», come sottolineato dal sindaco Romano Carancini è uno degli aspetti principali di quel «patrimonio» lasciato in eredità alla comunità maceratese. Un patrimonio sociale, culturale e professionale (leggi qui l’articolo).
Dal mondo dell’Università arrivano i messaggi più commossi, data la capacità della docente di essere un vero punto di riferimento, senza sconti di sorta ma con la dote innata dell’ascolto, nella formazione delle generazioni che si sono susseguite nell’Ateneo maceratese. Ne scegliamo uno tra i tanti possibili: «Ricordo ancora con ammirazione e affetto le tue lezioni all’Università che mi affascinavano tanto, l’incoraggiamento e il supporto che mi hai dato durante la tesi di laurea e fino a pochi secondi prima di entrare in aula Magna per discuterla – si legge -, ricordo il tuo sorriso di gioia dopo la proclamazione e l’abbraccio materno che sei venuta a darmi facendoti largo tra amici e parenti che affollavano il corridoio di Giurisprudenza. Ricordo i consigli per i miei progetti. Ricordo la tua presenza decisa e risolutiva a lavoro, gli sguardi a volte severi e a volte benevoli ma soprattutto tengo stretti tutti gli insegnamenti che hai trasmesso in aula e nella vita a me come a diverse generazioni di studenti. Grazie di tutto dal profondo del cuore».
Con la prof.ssa Pojaghi ha percorso, altresì, il percorso amministrativo, l’una come Assessore alla Cultura, lui come Direttore Artistico dello Sferisterio, dal 1992 al 2002, ovvero Claudio Orazi: «Cara Barbara le nostre chiacchierate via web erano delle piccole pozioni alchemiche capaci di restituire quel tempo in cui la Cultura, nella quale entrambi nuotavamo, era il valore che rendeva la nostra vita straordinaria. Ti dicevo che eri stato l’ultimo Assessore che in questo senso aveva lasciato l’impronta più profonda – sottolinea Orazi -, come la zampata dei felini che amavi tanto e avevamo un appuntamento, una promessa strappata. Ciao grande Prof, amica di sempre e per sempre».