La voglia di parlare non è molta, è l’ora di cena e la pesantezza della giornata, cui si sommano le ore della notte in cui si fatica a dormire per lo stress da scosse, si fa sentire. Di interviste ne ha già rilasciate diverse (tra cui quella a Tv2000) in questi giorni, quando Tolentino è improvvisamente diventata, suo malgrado, centro di attenzione mediatica per i gravissimi danni che il “mostro” ha inferto ai suoi storici palazzi, alle vie e agli animi degli abitanti di diversi quartieri su cui il terremoto si è abbattuto. Le immagini si commentano da sole, ma con il garbo e l’ironia che lo contraddistinguono, padre Gabriele Pedicino, non si sottrae a qualche domanda.
A partire dalla prima, la più banale ma doverosa in una settimana da dimenticare in fretta. Il giovane religioso dell’Ordine di Sant’Agostino che, assieme ai confratelli della comunità presta servizio nella basilica di San Nicola, autentico “cuore” spirituale non solo del Comune ma dell’intera Diocesi maceratese, ambiente accogliente e dinamico, mèta prediletta di tanti gruppi giovanili che presso questi locali pregni di fede e di entusiasmo si danno appuntamento per convivenze e momenti di condivisione nella preghiera (agli Agostiniani è inoltre particolarmente legata la band italiana The Sun, più volte ospite a Tolentino in questi ultimi anni) anche , non nasconde un filo di stanchezza. E quella lucida compostezza, unita alla realistica consapevolezza di un domani impegnativo a cui il sisma sta abituando il popolo maceratese e marchigiano.
Rispondere a quel «come stai?» sembra facile, ma non lo è. «Come frati, in accordo con i nostri superiori, avremmo la possibilità di trovare una sistemazione che ci permetta di essere sereni, e di riposare con tranquillità per affrontare al meglio gli impegni giornalieri», racconta padre Gabriele, sottolineando che «quella di rimanere è una libera scelta, per offrire sostegno e conforto a chi ora è nel bisogno: certo, la paura c’è, siamo impressionati da ciò che è accaduto ma è importante collaborare in questi frangenti così delicati per tutti i marchigiani».
Per quanto riguarda la situazione del santuario, i danni a livello strutturale si erano già riscontrati con la prima scossa del 24 agosto scorso: poi, il sisma del 26 e del 30 ottobre ha intensificato la portata delle lesioni, costringendo parte della comunità religiosa ad evacuare.
«Nel convento abbiamo parte del chiostro e il refettorio inagibili – spiega –, siamo comunque nella condizione di poter vivere qui in sicurezza, anche se psicologicamente è dura. Tuttavia, è maturata l’idea di proseguire comunque le attività liturgiche, di continuare a garantire un’opera pastorale alla gente pur nella provvisorietà costante, prestando anche collaborazione alle parrocchie Spirito Santo e San Catervo».
Al momento, permangono nei locali conventuali lo stesso Pedicino, assieme al priore, padre Francesco Menichetti, e al provinciale, padre Luciano De Michieli, che ha comunque lasciato libertà ai frati di andar via o meno dalla città. Dorme altrove ma continua comunque a dare una mano nel servizio padre Giuseppe Pagano. Sono stati invece trasferiti due religiosi dall’infermeria, oltre a due padri agostiniani in età avanzata. Via anche chi era a Tolentino per la formazione, in quanto non ci sono comunque le adeguate condizioni per la tranquillità che il periodo del discernimento comporta, mentre un professo sta facendo il pendolare tra le Marche e Roma.
«La nostra basilica è chiusa – chiarisce ancora l’Agostiniano, che costantemente nel profilo Facebook informa i fedeli sugli orari delle funzioni religiose – perchè ha un problema serio alla facciata. Di conseguenza, ci siamo spostati al Foro boario per le Messe, cercando di “ottimizzare” i tempi delle celebrazioni in base anche al clima ormai invernale, e attrezzati nel tendone all’aperto, qui nel parcheggio del convento, contando anche sulla disponibilità di altri sacerdoti».