Un’aula sinodale gremita ha ospitato domenica sera, a partire dalle 17 la Santa Messa di chiusura dell’Anno giubilare della Misericordia in diocesi. La sede non protocollare è stata l’ennesima conseguenza del terremoto. Chiusa la cattedrale già dopo il terremoto del 24 agosto, era stata scelta l’Abbazia di Fiastra, ma anche questa è stata resa inagibile dalla scossa del 30 ottobre. Quindi la decisione pressoché obbligata di utilizzare la grande cupola in legno lamellare adiacente alla Domus San Giuliano. In diocesi nel pomeriggio non è stata celebrata alcuna Messa per consentire ai sacerdoti di prendere parte alla solenne celebrazione di Macerata. La celebrazione è stata trasmessa in diretta da RadioNuova, èTv Macerata e attraverso il canale YouTube della diocesi.
Prima dell’inizio della Messa è stato proiettato un video con le immagini della chiusura avvenuta un’ora prima della Porta Santa diocesana al Santuario della Mater Miseridordiae, adiacente alla cattedrale. Poi, sulle note dell’inno ufficiale del Giubileo “Misericordes sicut Pater” eseguite dalla Cappella musicale della cattedrale diretta dal Maestro Carlo Paniccià, ha fatto ingresso il lungo corteo dei sacerdoti, preceduto dai candidati al lettorato e all’accolitato. A chiuderlo il vescovo diocesano Nazzareno Marconi. La liturgia è stata quella della XXXIII domenica del Tempo ordinario, penultima dell’Anno liturgico.
Nell’omelia, che può essere letta qui, il Vescovo ha sottolineato come a conclusione dell’Anno santo “pur con tutti i nostri limiti siamo una comunità più unita. Una comunità che la preghiera e l’esperienza del perdono ha fatto crescere nella capacità di accoglierci, di ascoltarci, di comprenderci, di tentare di camminare insieme”. Monsignor Marconi ha poi sottolineato di sentire “con intima convinzione che il Signore ci spinge, ognuno di noi e tutti assieme, a camminare con decisione verso il bene”. E di come tuttavia “dopo il peccato e il perdono generoso di Dio resta sempre per ciascuno di noi una duplice tentazione particolarmente subdola: è la tentazione della nostalgia del male assieme alla tentazione dell’infinito rimorso”. Il vescovo in conclusione ha rinnovato “al Signore la supplica che si possa anche chiudere la porta su questa esperienza di dolore e di timore che per tutti noi è stato il terremoto… per iniziare un tempo nuovo di serenità e di ricostruzione, non solo degli edifici, ma anche dei cuori. Incontrando la nostra gente ho infatti potuto riconoscere le peggiori crepe del terremoto proprio nei cuori spaventati e stanchi di tanti nostri fratelli più fragili e più piccoli”.
Monsignor Marconi ha quindi conferito il ministero del lettorato e dell’accolitato rispettivamente a sei e otto candidati, provenienti da tutte le zone della diocesi. È seguito il rinnovo delle promesse battesimali da parte dei fedeli; i sacerdoti hanno a loro volta rinnovato le proprie e promesse. È toccato poi agli sposi, con l’invito rivolto anche a quanti assistevano alla celebrazione attraverso la radio, la tv e internet. Da ultimo il rinnovo delle promesse da parte di tutti i consacrati. La distribuzione dell’Eucaristia si è protratta a lungo a motivo del gran numero di fedeli. In conclusione, dopo il canto del Magnificat, il vescovo ha esortato tutti i presenti: “Vi affido la missione di essere voi le porte della misericordia perché chi vi incontra possa scorgere in voi un segno della misericordia del Padre”.
Nel saluto finale monsignor Marconi ha confessato che era stato preavvisato del fatto che “Le Marche sono plurali: farai fatica a metterli d’accordo. Eppure ho scoperto che nei momenti seri sappiamo essere uniti. Qui c’è un popolo unito nella difesa del territorio, del lavoro, del futuro, di quelle ricchezze che ci fanno andare avanti. Una bella collaborazione è nata anche con le autorità civili durante la Peregrinatio Mariae” e poi un riscontro grato per l’azione senza risparmio di volontari, operatori delle forze dell’ordine, della protezione civile, dei vigili del fuoco… di sindaci e assessori, autorità in genere nell’emergenza prodotta dal terremoto. A questo punto monsignor Pietro Spernanzoni ha sottratto il microfono al vescovo per rivolgere: “Un grazie anche al vescovo che in questi giorni sta correndo da un capo all’altro della diocesi. Grazie Nazzareno!”.
E sull’applauso scrosciante seguito a queste parole l’assemblea si è sciolta.
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