Due sono le “istantanee” con cui si potrebbe fotografare l’intensa e interessante mattinata svoltasi ieri, 8 marzo, a Loreto in occasione del convegno dedicato ai Rosari lauretani (leggi Qui il servizio di presentazione). Da un lato, gli studenti, presenti in platea a rappresentare l’interesse giovanile e la creatività messa letteralmente in mostra, dall’altro la tradizione legata a quella autentica devozione che, nella città per eccellenza del fiat della Vergine Maria, trova la sua massima espressione. A dare ulteriore luce all’evento, inoltre, il bilancio di tre anni di incessante attività e una lectio magistralis che ha visto un Vittorio Sgarbi, come sempre, coinvolgente nella sua dissacrante ironia, e capace di guardare al mistero dell’arte oltre ogni schema mentale.

Di fatto, l’evento organizzato dal Comune di Loreto, con il confronto tra esperti e autorità seguito dal vernissage della mostra «Il Rosario mariano lauretano: dal saper fare ai nuovi materiali» presso il Bastione Sangallo, si è rivelato un successo, nonchè un utile momento per raccontare il cammino compiuto e le prospettive che attendono il Progetto DCE «Cammini Lauretani». Introdotti dal sindaco, Paolo Niccoletti, e dall’arcivescovo prelato di Loreto, monsignor Giovanni Tonucci, che ha sottolineato come «la realtà del pellegrinaggio e un oggetto come il rosario sono ancora oggi legati nel nome di Loreto», è toccato al direttore, Simone Longhi, e al progettista dei «Cammini Lauretani», Giuseppe Ucciero, fare il punto sul percorso fin qui compiuto dal DCE che ha visto la partecipazione di ben diciannove soggetti, tra enti, istituzioni, partner commerciali e universitari, impegnati nel fare rete attraverso una pluralità di idee e impegno condiviso.

Il direttore del DCE «Cammini Lauretani» durante il suo intervento

Un impegno a cui sia la Regione Marche, sia i vertici nazionali del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo. Questa prima fase di lavoro, infatti, ha consentito la delibera tramite cui la Regione stessa ha stanziato 1milione e 100mila euro per il progetto, mentre Paolo Piacentini, referente del ministro Dario Franceschini per i Cammini, impossibilitato ad intervenire, ha comunque fatto giungere rassicurazioni sullo sviluppo delle potenzialità del DCE marchigiano. «Questo è uno dei progetti in cui abbiamo creduto con forte convinzione, perchè i Cammini Lauretani rappresentano un sogno che si sta trasformando in realtà: ora l’obiettivo è il 2018, con l’intento di mantenere alta l’attenzione sui nostri territori feriti e dare una risposta chiara al sistema socio-economico a partire dai valori spirituali» ha dichiarato inoltre Moreno Pieroni, assessore regionale al Turismo.

«In questi tre anni, attraverso un valore culturale e cultuale, abbiamo voluto poggiare il Progetto DCE sulla ripresa della pratica pellegrina, creando opportunità per uno sviluppo sostenibile ed equilibrato nel territorio», ha esordito Longhi, annoverando le iniziative messe in atto. Migliaia sono stati inoltre i giovani che hanno camminato lungo una parte del tracciato, assieme ai tanti visitatori che «da Assisi a Loreto, in sette tappe, hanno voluto riscoprire le peculiarità dei paesaggi marchigiani». Dalla Peregrinatio Mariae alla mostra sui Sacelli lauretani a Recanati, dai vari eventi culturali alla crescita del rapporto con le realtà oratoriali, senza tralasciare il protocollo d’intesa stipulato con Primosten, città della Croazia che ha come patrona la Madonna di Loreto: numerosi sono i “ponti” di dialogo strutturati in questo tempo prezioso, ricordando «che sono circa 4.200 le memorie lauretane sparse nel mondo», come asseriva padre Giuseppe Santarelli. E intanto, «con l’obiettivo di porre le basi per costruire un partenariato a livello europeo sono state presentate le linee guida della candidatura».

Soddisfazione è stata espressa anche dal coordinatore tecnico Ucciero, che, tra sito e app tematizzate, ha elencato gli strumenti tecnologici adoperati per implementare la realtà dei «Cammini Lauretani». «Nonostante il timore che il terremoto potesse determinare una caduta di interesse verso i pellegrinaggi, ci sono nutriti gruppi che, da varie parti d’Italia, stanno chiedendo informazioni», ha precisato il progettista parlando di «riscontri positivi anche per il turismo» e chiarendo che «i partner che hanno aderito sono il lascito principale che il Progetto DCE cede come testimone nel futuro».

Voce poi anche al presidente dell’Associazione Via Lauretana, Giuseppe Pezzanesi, che in qualità di sindaco di Tolentino, uno dei Comuni più flagellati dal sisma, ha ribadito l’importanza del mettere in atto «i presupposti che possono permettere a questo antico tracciato religioso di essere accreditato come merita e di divenire, al di là di mappe e cartine, un “motore” commerciale da cui poter ripartire, specialmente in questo frangente in cui la burocrazia rischia di rallentare la rinascita del nostro territorio».

Al suo appello, “rappresentato” visivamente dal video presentato dall’ingegner Gianfranco Ruffini per descrivere le tappe principali del tratto marchigiano della Via Lauretana a cui si collegano anche le zone più dislocate interessate dal terremoto, si affiancano anche le parole di Massimiliano Polacco, direttore della Confcommercio Marche Centrali: «Adesso è fondamentale comprendere quale piano di rinascita andiamo a costruire – ha affermato -, perchè questa è un’opportunità di vero rilancio globale dell’orgoglio marchigiano ferito, che ha necessità e diritto di “restaurare” la giusta ospitalità per il pellegrino turista che di qui passerà».

Le tipiche “coronare” all’opera

Sulla base di questo intento, si sta intanto cercando di promuovere la cultura dei «Cammini Lauretani» nonchè il marchio appositamente creato, mentre, oltre alla guida pubblicata grazie alla Conferenza episcopale marchigiana, è da poco disponibile anche il volume «Via Lauretana», curato dall’architetto Giacomo Alimenti: edita da Eum con il contributo della Eli, che come partner del progetto ha contribuito a finanziarla, l’opera di taglio accademico analizza il tratto marchigiano dell’esperienza pellegrina, con lo scopo di approfondire entro il prossimo anno anche il tracciato umbro e quello laziale.

I Rosari esposti nella mostra allestita presso il Bastione Sangallo

Nella seconda parte della mattinata, prima della relazione dell’illustre ospite, si è dunque entrati nel “cuore” della tematica, con la presentazione dell’esposizione realizzata nell’ambito del Lab Art (Laboratorio per l’innovazione dell’oggetto di culto religioso) e la premiazione dei migliori lavori proposti nel concorso «Nuove idee per i Rosari lauretani», avviato a fine 2016. A premiare i giovanissimi talenti più meritevoli – Riccardo Mazzuferi, 26 anni di Montefano, per la creazione «Una corona di rose», Monica Pomili, 28 anni di Grottammare, per «Passo dopo passo» e Vincenzo Franchino, 31enne di Macerata per «Rosario ML», a cui oltre alla menzione di merito è stato conferito anche un riconoscimento in denaro – è stato il presidente della CCIAA Ancona, Giorgio Cataldi, che ha ribadito il vantaggio di «avvicinare i giovani al mondo del lavoro e, come in questo caso, dell’artigianato», attraverso il coinvolgimento delle imprese, in un contesto turistico come quello marchigiano che «ha bisogno di offerte integrate». Otto in totale i concorrenti che hanno proposto le innovative soluzioni di design abbinate alle ditte locali, valutate dall’apposita équipe composta da Giuseppe Ucciero, Emilio Antinori e suor Luigina Busani.

Al tavolo è intervenuto anche il presidente nazionale dell’artigianato artistico, Andrea Santolini, da parte del quale è arrivato un plauso all’iniziativa «in grado di mettere in rete competenze differenti, creando uno spazio dove confrontarsi per mettere in campo risorse a beneficio del territorio e a difesa dell’autentico made in Italy».

A chiudere la giornata l’attesa dissertazione del professor Vittorio Sgarbi che non ha mancato di rimarcare la «radice cristiana della nostra fede, che ci rende liberi: la fede in un Dio che si è fatto uomo, che non è così lontano, che viene raccontato anche attraverso l’arte e che dobbiamo difendere».

Vittorio Sgarbi durante la Lectio magistralis

Per dirla con le parole di Benedetto Croce, poi, secondo il noto esperto d’arte che, con il consueto stile provocatorio, ha fatto più volte cenno all’epoca «atea e di negazionismo» in cui stiamo vivendo, «siamo tutti cristiani e non possiamo non dirci tali: non credere in Dio ci impoverisce». Quindi, supportato da varie slide, una carrellata di esempi pittorici illustrati con ammaliante competenza, per spiegare il valore di un oggetto tradizionale così «consolidato» come il rosario.

L’opera di Cagnaccio di San Pietro citata dall’esperto d’arte

«La mia generazione è consapevole di cosa sia un rosario: recitarlo, per le donne di un tempo, era un’azione normale, che apparteneva alla vita quotidiana, a ricordarci che Dio è dentro di noi. Oggi, nelle Marche – ha proseguito Sgarbi – è bello scoprire come un oggetto di culto solitamente associato a persone anziane sia invece tramandato da ragazzi creativi. Quello che qui avviene è il perpetuarsi di una testimonianza che avvertivo negli anni Sessanta e che ho visto dissolversi». Da parte del professore e politico, poi, il riferimento ad uno dei dipinti da lui preferiti, opera di Cagnaccio di San Pietro, in cui il Rosario rimanda ad «un’umanità povera, che invoca aiuto alla Madonna per ottenere una grazia». Quindi, l’analisi delle tele di Simone De Magistris, Simone Cantarini detto Il Pesarese e, soprattutto, come omaggio all’orgogliosa terra marchigiana, Lorenzo Lotto, con una straordinaria opera artistica in cui, tra temi floreali e dettagli espressi con poesia «quasi come fosse una festa», «la rappresentazione della devozione emerge in tutta la sua purezza, in un racconto immanente con gli schermi che raccontano meglio di tutto l’essenza del Rosario».

Quel piccolo ma “intramontabile” filo che lega un grano dopo l’altro, si fa interprete di una tradizione trasmessa di generazione in generazione e serve «a farci sentire più felici». Già, perchè mentre altrove, ha concluso l’istrionico Sgarbi, «il Rosario è immagine di un tempo perduto, qui i giovani lo pensano e lo elaborano con spirito artistico, memori anche loro di queste pitture che, nella storia italiana, ne esaltano il significato più profondo».

Per rendersene conto c’è tempo fino al 1° maggio, quando si concluderà la mostra lauretana concepita tra passato e presente, con l’innovazione fatta, più che mai, arte.

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