«I pellegrini che decidono di intraprende un viaggio verso i maggiori santuari europei – Lourdes e Fatima in testa – lo fanno non tanto per chiedere una guarigione fisica, ma per un atto di ringraziamento. Le percentuali emerse da uno studio Unitalsi, che si basa su un questionario a risposta multipla su 16 possibilità di scelta, parlano chiaro: il 76% va in pellegrinaggio soprattutto come atto di ringraziamento, il 69% come atto di speranza, il 68% come gesto di condivisione della propria fede, il 65% per sentirsi più vicini a Dio. Solo il 40% dichiara di andare per chiedere una guarigione fisica, attestandosi al 14° posto come scelta dei pellegrini».
Sono questi i dati emersi dal focus «Le motivazioni per un pellegrinaggio» realizzato dall’Unitalsi e presentato a Fatima in occasione del convegno «Significato del messaggio dopo 100 anni» che ha richiamato da tutta l’Italia oltre 30 operatori sanitari dell’associazione. L’incontro terminerà domani 5 aprile.
«L’uomo nella vita ha bisogno di pane, cioè di salute, di nutrirsi, di vivere una vita dignitosa, ma ha bisogno anche di senso – commenta don Carmine Arice, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei –, e questa necessità emerge in modo altissimo quando si vivono momenti di sofferenza. Quindi le mete di pellegrinaggio sono un aiuto nella ricerca di questo senso, che non è la possibile guarigione, ma il dono della salvezza, che ci dà la luce per vivere nel modo migliore l’esperienza terrena, ma ci dà anche l’orizzonte dell’eterno».