Un canto di ingresso per il Giovedì Santo: “In te la nostra gloria”

«Con la Messa celebrata nelle ore vespertine del Giovedì santo, la Chiesa dà inizio al Triduo pasquale ed ha cura di far memoria di quell’ultima Cena in cui il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, amando sino alla fine i suoi che erano nel mondo, offri a Dio Padre il suo Corpo e Sangue sotto le specie del pane e del vino e li diede agli Apostoli in nutrimento e comandò loro e ai loro successori nel sacerdozio di farne l’offerta». (n.44 della “Paschalis Sollemnitatis”, Lettera circolare sulla preparazione e celebrazione delle feste pasquali, Congregazione per il Culto Divino 16 gennaio 1988.)

L’antifona d’ingresso della Messa “nella cena del Signore” recita il seguente testo:

Di null’altro mai ci glorieremo
se non della croce di Gesù Cristo, nostro Signore:
egli è la nostra salvezza, vita e risurrezione;
per mezzo di lui siamo stati salvati e liberati. (cf. Gal 6,14)

Nel «Repertorio nazionale dei canti per la liturgia»  sono presenti più proposte per il canto di ingresso della celebrazione che apre il Triduo Pasquale, tra cui al n.115 “In te la nostra gloria”, un interessante esempio di innodia salmica che prevede anche un particolare modello di riuso di melodie del passato, infatti il testo dell’antifona di ingresso della Messa “In coena Domini” è stato adagiato, grazie alla perizia di G.M. Medica, sulla melodia di un corale di Jacob Gallus (1550–1591) e riarmonizzato da Dusan Stefani, alternato al salmo 66 nella versione tratta da “Trenta salmi e un cantico” di Joseph Gelineau (1962).

Il versetto “la terra ha dato il suo frutto” della terza strofa è particolarmente centrata: “è il frutto della croce”, commenta S. Cirillo di Alessandria (+ 444).

Antifona (da ripetere all’inizio e alla fine del canto unitamente al ritornello):
In te la nostra gloria, o Croce del Signore.
Per te salvezza e vita nel sangue redentor.

Ritornello:
La Croce di Cristo è nostra gloria,
salvezza e risurrezione.

1. Dio ci sia propizio e ci benedica
e per noi illumini il suo volto.
Sulla terra si conosca la tua via:
la tua salvezza tutte le nazioni.

2. Si rallegrino, esultino le genti:
nella giustizia tu giudichi il mondo,
nella rettitudine tu giudichi i popoli,
sulla terra governi le genti.

3. La terra ha dato il suo frutto:
ci ha benedetto Dio, il nostro Dio.
Ci benedica Dio e lo temano
tutti i confini della terra.

4. Sia gloria al Padre onnipotente,
al Figlio, Gesù Cristo, Signore,
allo Spirito Santo, Amore,
nei secoli dei secoli. Amen.

La forma musicale è di grande importanza liturgico-musicale, perché rappresenta uno degli esempi di innodia salmica. Per avere un’idea della sua struttura basta che pensiamo agli Introitus gregoriani come si cantavano prima della riforma. Struttura analoga avevano l’Offertorium e il Communio, ma questi ormai avevano perso i versetti del salmo da alternarsi all’antifona, ma qui l’accento è posto sull’antifona sviluppata che funge da inno. Il suo testo è di derivazione salmica. La struttura è libera, con sviluppi neumatici tali da poter essere eseguita solo dalla Schola. A questo tipo di innodia si può in certo qual modo ricollegare il genere «tropario». Nell’esempio specifico si nota come il ritornello non è altro che un concentrato dell’antifona. Le parole “la croce di Cristo” si offrono alla ripetizione, agganciata ai versetti o alle strofe del salmo, a modo di ritornello.

Una interessante versione organistica di Massimo Dei Cas

http://deicasmusica.altervista.org/in_te_la_nostra_gloria.pdf

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