Capita a volte, d’estate, di vagare per strade deserte, alla fine di un concerto di musica da camera: pianoforte, flauto, voce recitante. Affacciarsi a una balaustra, al chiaro di luna. Osservare le luci di un parcheggio, l’oscurità intorno, e il cielo amico di luglio… Può capitare anche a noi, protagonisti di una vita da impiegati, di commuoverci senza opporre resistenza.

La notte porta in dono un ampio respiro, e la fortuna inattesa della decantazione. Le strade di una città sono occasione di incontri, luoghi di passaggio, voci dissonanti. Ora che nessuno le attraversa, è possibile chiedersi in quale momento la paura abbia preso il sopravvento sulla fratellanza, circolando come ombra inquietante lungo i viali di periferia e nelle pagine delle comunità virtuali.

Capita così che a Macerata, nei giorni scorsi, sia comparsa in alcune piazze della città una segnaletica abusiva per protestare contro l’eccessiva presenza di mendicanti, nella maggior parte stranieri. Iniziativa, a detta degli organizzatori, a un tempo “realistica e goliardica”, e invece seminatrice di infamia, perfino nel termine usato di “accattoni”.

Capita che una squadra di calcio composta da giovani richiedenti asilo politico partecipi ai Mondiali Antirazzisti organizzati dall’Uisp a Modena, e giù a commentare che i Mondiali Antirazzisti sono un insulto agli italiani che razzisti non sono, e che in questo modo si sprecano soldi per divise e scarpette, e che gli immigrati devono andare a lavorare, o essere ospitati tutti a casa della Boldrini…

Capita infine che un gruppo di richiedenti asilo partecipi a un progetto di riqualificazione dei giardini Diaz e li ripulisca da erbe infestanti e rifiuti. Iniziativa condivisibile? Neanche per sogno: «Si tratta di uno spot pubblicitario», «Questo lavoro potrebbe essere fatto da disoccupati italiani», «È il minimo che possono fare, visto che passano tutto il giorno ad oziare con il telefonino in mano»…

Ma i veri militanti non si soffermano su queste chiacchiere da bar. Sanno che siamo oggetto di una invasione pianificata di finti profughi, contro i quali è necessario preparare una “resistenza etnica”. Qualcuno, con sorprendente spregiudicatezza, utilizza categorie del pensiero marxista per veicolare contenuti di estrema destra: così gli immigrati sarebbero i nuovi schiavi deportati in massa in Occidente dai “mondialisti”, per ottenere forza lavoro a basso prezzo.

Non a caso vengono paragonati ai contadini che dall’Oklahoma emigravano in California in cerca di fortuna, descritti da John Steinbeck nel suo romanzo “Furore”. L’accoglienza non sarebbe altro che una forma di contrabbando di esseri umani. Lo stravolgimento della realtà è impressionante. In un articolo comparso sul “Corriere della Sera”, Giuseppe De Rita ha parlato del rancore come uno dei sentimenti collettivi attualmente prevalenti nel dibattito politico, concludendo con amarezza che il realismo non riesce a mobilitare le masse. Eppure, se una resistenza è necessaria in questo tempo, è proprio la lucida determinazione del pensiero e delle azioni di noi “buonisti”.

Evitiamo che una buca sulla strada (altro argomento tanto caro alla comunità dei rancorosi) si trasformi un una voragine di ignoranza.

Lascia un commento

  • La Foto (141)
  • Lavoro (175)
  • Macerata (1.504)
  • MenSana (27)
  • Missioni (22)
  • Mondo (1)
  • Montefano (12)
  • Musica (20)
  • News (2.978)
  • Politica (81)
  • Pollenza (47)
  • Pop Corn (31)
  • Programmi (23)
  • Quaresima (57)
  • Recanati (591)
  • Regione (314)
  • Reportage (28)
  • Rubriche (16)
  • Rugby (16)
  • Salute (240)
  • Scuola (417)
  • Sinodo (3)
  • Sisma (292)
  • Social (591)
  • Società (1.193)
  • Sport (531)
  • Tolentino (407)
  • Treia (272)
  • Unimc (253)
  • Video (2.023)
  • Volley (234)