Papa Francesco nelle parole indirizzate alla Comunità Monastica di Bose in occasione del XXV Convegno Ecumenico Internazionale di Spiritualità Ortodossa, (6-9 settembre 2017) definisce l’ospitalità «[…] un dono che abbiamo anzitutto ricevuto: siamo ospiti di un mondo per noi creato e che va custodito, ma siamo pure di passaggio quaggiù, stranieri in terra, perché ospiti invitati e attesi nei cieli, dov’è la nostra cittadinanza. Prosegue il Papa […] come discepoli viandanti, siamo chiamati a fissare lo sguardo su ciò che non tramonta, sulla carità […] ad accoglierci gli uni gli altri come doni del Signore, a favorire cura e affetto reciproci […].»

Immediatamente la mia mente va all’esperienza vissuta qualche giorno fa a Gubbio dove come pellegrina sulla terra di San Francesco ho fatto esperienza di ospitalità dell’Associazione culturale Greenaccord Onlus in occasione XII Forum dell’informazione cattolica per la custodia del creato dal titolo “Viaggiatori e pellegrini sulla terra”.
Come non ricordare ad Assisi quel cielo plumbeo carico di pioggia, i fulmini che squarciano in un lampo improvviso il nero denso delle nuvole e subito dopo il rumore dei tuoni che scambio per il fragore di terremoto. Un flashback di spezzoni di film thriller si affollano con la loro ridda di immagini nella mia mente. Mi ritrovo nel Santuario della Spogliazione sono con diversi operatori della comunicazione partiamo per un breve tratto di strada insieme ad altri pellegrini piove. San Francesco sembra esortarci a non desistere dal camminare «Cominciate col fare il necessario, poi ciò che è possibile e all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile». È vero anche per noi, infatti, «un solo raggio di sole è sufficiente per cancellare milioni di ombre», così siamo arrivati nel comune di Valfabbrica. C’è gioia e entusiasmo per l’inaugurazione del progetto Ippovia slow ci troviamo a casa tra cavalli e splendidi panorami.

Il presidente di Greenaccord, Alfonso Cauteruccio, a Gubbio – dove prosegue il Forum – sottolinea che «il tema dell’ecologia è interdisciplinare non c’è aspetto della nostra vita che non abbia dei riflessi nel contesto ambientale. Per questo dobbiamo iniziare a ragionare tenendo presenti le nostre scelte, le scelte politiche per una particolare attenzione a tutto quanto ha influenza sull’ambiente».

Stefano Martello, giornalista e co-curatore autore del libro “Disastri Naturali: una comunicazione responsabile? Modelli, casi reali e opportunità nella comunicazione della crisi”, ci ricorda che «la comunicazione della crisi dopo un disastro naturale deve essere parte di un processo di comunicazione normale. I due fattori chiave di una crisi sono: aver predisposto un clima di maggiore preparazione di tutte le realtà coinvolte e poi poter ricostruire meglio affinando le risorse disponibili sul modello specifico qui e ora. Vanno evitate risposte tampone che non risolvono i problemi posti». Il relatore asserisce poi che «Comunicare dopo il terremoto significa comunicare anche l’unicità del territorio attraverso l’ascolto di tutti i soggetti che in esso operano. L’obiettivo vero è coinvolgere tutti gli attori in campo, a partire dai giornalisti. Il ruolo della stampa locale sul territorio è fondamentale».

Enzo Gabrieli, vicepresidente della Federazione Italiana Settimanali Cattolici (Fisc) ha sottolineato che «la crisi è un momento di discernimento, è una opportunità per i settimanali cattolici per rilanciarsi, ridefinirsi e ricostruirsi in un mondo che cambia continuamente. Chi parla di un evento di crisi, di emergenza, deve essere presente sui luoghi, far parlare i protagonisti. I giornalisti e comunicatori devono essere bravi a narrare il territorio. Si tratta di rimettere al centro l’uomo, il luogo, i volti. Il lavoro dei settimanali cattolici è quello di raccontare quello che altri non colgono, quello che di bello succede, cominciando dal nostro piccolo, da casa nostra. Dobbiamo ripuntare su questo».

Giuseppina Paterniti Martello, Vice direttore Tgr Rai ha ricordato all’uditorio che «camminare significa assumersi delle responsabilità, è trovare la storia, il volto delle persone, andare al di là degli schemi. Il nostro lavoro di giornalisti richiede un cervello e dei piedi sempre in moto per un’informazione coraggiosa. Tutti i giorni c’è qualcosa da capire, studiare. Mettiamo insieme i fatti e ragioniamoci sopra. Non si tratta solo di un racconto partecipato, di cuore e di anima, ma di responsabilità collettive da far emergere, coltivando l’ansia della scoperta».

«Il cammino è incontro, è sguardo, contemplazione del creato», ha detto Ambrogio Spreafico, biblista e vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino. Nella Bibbia ci sono molti pellegrini e viaggiatori. È in questo «che si manifesta la vita in relazione, nella quale possiamo riconoscerci come parte di un tutto che esiste nella condivisione e non nella prepotenza del dominio dell’uno sull’altro». Ha proseguito affermando che «occorre proporre nuovi stili di vita nel consumo delle risorse che abbiamo a disposizione, nuove pratiche che servono da esempio e da traino».

Mi ritrovo sui sentieri accidentati di Emmaus con una “patente da matto” che mi hanno conferito gli amici eugubini. Credo in un giornalismo capace di resilienza. Li spero di riconoscere Colui che spezza il pane, la Sua parola e con la Sua presenza non permetta che smarrisca per la Via.

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