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Così la tv prova a raccontare i giovani

La questione giovanile è diventata cruciale nel nostro tempo sia per la società civile che per la Chiesa! Non per niente il prossimo mese di ottobre (2018) ci sarà un sinodo dei vescovi a Roma che ha in agenda la condizione giovanile nella nostra epoca. Intanto non basta parlare dei giovani, ma è necessario dar voce ai giovani. È per questo che tale evento è stato preparato con un “questionario” distribuito dai sedicenni ai ventinovenni. Anche Rai 2 tramite il regista Alberto D’Onofrio affronta il tema “nuove generazioni e religione”. «Volevo capire i ragionamenti, i commenti e gli stili di vita delle nuove generazioni, quelle nate tra il 1985 e il 1997 – spiega il regista Albert D’Onofrio -, volevo capire il loro modo di vedere il mondo, il lavoro, la convivenza tra culture e religioni diverse, le classi sociali, l’eterna divisione tra ricchezza e povertà, ignoranza e cultura, destra e sinistra, politicizzati e disimpegnati, belli e brutti, sessuati e asessuati, artisti e banchieri, tra chi crede in Dio e chi lo ignora».

L’interrogativo di fondo è credere o no? Per risponder D’Onofrio racconta varie storie tra cui quella di don Emanuele,giovane prete sardo,molto aperto,in dialogo continuo con i suoi coetanei, ma che non rinuncia mai alla talare. Uno spazio interessante viene dato a pastori delle Chiese evangeliche pentecostali, spesso chiusi sui temi ecumenici e rigidi in materia di morale, riescono ad attrarre con le loro movimentate liturgie. Ci sono poi la diciasettenne mussulmana Shaymaa e i giovani buddisti della Soka Gakkai. Al di là delle considerazioni della “critica” televisiva è necessario metterci in ascolto di chi non frequenta le nostre aggregazioni in questo anno di attesa del Sinodo dei giovani!

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