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Film. «Due sotto il burqa»: al cinema dal 7 dicembre la pellicola di Sou Abadi

Distribuito da I Wonder Pictures, “Chercez la femme” della regista iraniana Sou Abadi, sarà nelle sale italiane dal 7 dicembre con il titolo “Due sotto il burqa”. Il film ha riscosso grande successo in Francia e anche in Italia quando a giugno è arrivato in anteprima al Biografilm Festival 2017 di Bologna dove ha vinto il premio del pubblico. I protagonisti sono due giovani innamorati, Armand e Leila, studenti a Parigi di scienze politiche che hanno in programma un viaggio a New York alle Nazioni Unite ma poco prima della partenza, Mahmoud, il fratello di lei di ritorno da un viaggio “estremo” nello Yemen, che lo ha avvicinato al fondamentalismo islamico, le vieta di uscire di casa perché contrario al suo stile di vita troppo moderno e le proibisce anche di vedere il suo ragazzo.

Admand e Leila non sono poi così diversi, entrambi sono figli di mediorientali fuggiti dal proprio paese di origine: i genitori di lui sono rifugiati politici, quelli di lei immigrati.
Armand escogita così un piano per intrufolarsi in casa sua: si presenta alla porta con indosso il niqab, simile al burqa, che copre il corpo fino ai piedi e lascia scoperti solo gli occhi, fingendosi una ragazza che ha bisogno di ripetizioni.

Come in ogni commedia degli equivoci che si rispetti, da “Mrs. Doubtfir” di Chris Columbus con Robin William a “A Qualcuno Piace Caldo” di Billy Wilder dal quale la regista ha preso ispirazione, il travestimento innesca una serie di situazioni comiche. Così nel film Mahmoud si innamora di Shéhérazade, la misteriosa ragazza sotto il velo e cerca in tutti i modi di convincerla a sposarlo.

In “Due sotto il burqa” si ride tanto e allo stesso tempo si parla di argomenti importanti senza attaccare la religione, “l’ironia colpisce solo l’integralismo” ha affermato Sou Abadi, «se ci facciamo condizionare dal politicamente corretto non riusciremo a dire ciò che ci sta davvero a cuore, e io non ho certo lasciato il mio paese, la mia famiglia e la mia agiatezza a quindici anni per starmene zitta. Ho scelto la commedia perché forse da una risata può nascere una riflessione più attenta».

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