Dopo quattro anni di attesa, il 4 gennaio è uscito al cinema “Il ragazzo invisibile – Seconda generazione” del regista Gabriele Salvatores, premio Oscar per “Mediterraneo”. Non si tratta solo di un film ma di un progetto crossmediale, infatti con l’arrivo in sala del film sono usciti contemporaneamente altri due prodotti: il romanzo e la graphic novel. Avevamo lasciato a Trieste Michele, un ragazzino di 13 anni che scopre di possedere il potere dell’invisibilità, ora è cresciuto, ha capito che la vita può far male ed è più consapevole di cosa significa la parola dolore ma le cose non sembrano apparentemente cambiate di molto.

Interpretato da Ludovico Girardello, il protagonista è ormai nel pieno dell’adolescenza, quella dei musi lunghi, delle camere in disordine e l’amore per Stella, sua compagna di classe, non è svanito, anzi, Michele è convinto ora più che mai a rivelare a lei e al mondo intero la verità, a raccontare cosa è successo realmente in quel sottomarino esploso alla fine del primo film. Con tutte le difficoltà che vivono i ragazzi della sua età, lui ha in più la consapevolezza di essere uno “Speciale” e in questo secondo episodio si trova a vivere con il peso di un tragico evento, dei sensi di colpa che ne conseguono e si sente più solo che mai. Irrompono nella sua vita due persone “speciali” come lui, sua sorella gemella Natasha e Yelena, madre biologica di entrambi che propone una nuova missione al giovane figlio appena ritrovato.

“Il ragazzo invisibile” racconta di un piccolo supereroe che cresce e l’idea è proprio quella di una saga, come afferma Gabriele Salvatores: «alla Harry Potter più che ad un sequel alla Batman, dove il personaggio rimane se stesso con avventure diverse, qui invece cambia la storia perché cambia il protagonista».

«Un budget ridotto è una benedizione», dichiara Victor Perez, che viene direttamente dalle produzioni hollywoodiane dove ha lavorato in “Harry Potter e i Doni della morte” e insieme a Christopher Nolan ne “Il cavaliere oscuro – il ritorno”. Il budget limitato «ti fa scegliere in maniera ponderata che cosa serve e cosa invece non serve» e ne “Il ragazzo invisibile – Seconda generazione” gli effetti speciali e visivi sono al servizio della narrazione, non si esagera mai e rispetto ai colossal statunitensi: «non raccontiamo i poteri ma raccontiamo i personaggi».

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