Prima o poi capita a tutti dover fare i conti con la malattia. Oggi, quando ci accorgiamo che qualche male ha aggredito il nostro corpo, ci viene spontaneo collegarci a Internet per conoscere ogni dettaglio del morbo che ci affligge e delle modalità di cura offerte sia dalla medicina tradizionale che dalle medicine alternative.
Non era così al tempo di San Nicola da Tolentino (1245-1305): la medicina tradizionale non era molto avanzata e l’alternativa era… la fede, con la quale tutto si otteneva: a volte la sanità del corpo, a volte la forza spirituale necessaria a affrontare la malattia.

Accadde che Nicola fu aggredito da un non precisato morbo; la sua vita era in pericolo, il Santo agostiniano allora, si abbandonò alla preghiera, fiduciosa, persistente, insistente. Prontamente dal Cielo arrivò la risposta! Fu così che al Santo apparve la Vergine Maria che le disse: «Chiedi in carità, in nome di mio Figlio, un pane. Quando lo avrai ricevuto, tu lo mangerai dopo averlo intinto nell’acqua, e grazie alla mia intercessione riacquisterai la salute». Fu una “donna di Tolentino”, di cui non conosciamo il nome, a donare al Santo il pane che egli intinse nell’acqua e con il quale ottenne l’agognata guarigione.

Il gesto di carità compiuto da quella anonima “donna di Tolentino” è possibile ripeterlo ancora oggi verso gli amici e i parenti che portiamo nel cuore grazie alla tradizione, ininterrotta nei secoli, di preparare i panini di San Nicola da parte del Terz’Ordine Agostiniano femminile.

Una o due volte l’anno, nel convento santuario di San Nicola ilTerz’Ordine Agostiniano, guidato oggi dalla solerte e simpatica Marta Zazzaretta si riunisce sotto lo sguardo attento del priore padre Giustino Casciano osa, per impastare e cuocere i panini azzimi che raggiungeranno i devoti di San Nicola in tutto il mondo.

Lo scorso lunedì mattina 30 aprile 2018, i tavoli della sala da pranzo degli agostiniani erano ricoperti da lunghissime tovaglie rosse e bianche; l’impastatrice elettrica, segno dell’evoluzione dei tempi, è stata caricata dalla cuoca con farina di grano tipo 00 e acqua, senza aggiunta di lievito, i semplici ingredienti necessari alla produzione dei panini ed è così iniziata una maratona durata ben quattro giorni.

Quest’anno si sono prodotti ben 60 chili di panini, che dureranno fino a Natale, secondo le previsioni di Marta, perché, nonostante i danni del terremoto del 2016 che hanno reso inagibile il santuario e parte del convento, i devoti di San Nicola non hanno dimenticato il loro santo e continuano fervorosi a implorare la sua intercessione e a frequentare con l’assiduità di sempre le celebrazioni presso il tendone-santuario e le feste annuali del Perdono e della ricorrenza della morte del santo, il 10 settembre.

Mentre l’impastatrice girava, il Padre Priore dava inizio ai lavori con una solenne benedizione.

Con l’impasto di farina e acqua si formavano tanti piccoli rotoli che venivano messi dentro un macchina elettrica che permetteva di realizzare sfoglie di circa 20 cm di larghezza per 50 cm di lunghezza e di sei mm di spessore all’incirca, che erano poi adagiate una accanto sopra le tovaglie colorate.

Le sfoglie venivano prese una a una, con estrema delicatezza per non forarle e passate sotto una pressa meccanica per imprimere il sigillo di San Nicola: una composizione verticale, ripetuta tre volte formata da una stella alternata al profilo del santo, che ora non si vede più perché il rullo è danneggiato a causa dell’usura. La pressa delineava anche i contorni del panino.

Ogni sfoglia veniva bucata tramite un apposito attrezzo per evitare che il panino durante la cottura si gonfiasse.

Il passo successivo era quello di dividere un panino dall’altro e togliere gli scarti, operazione fatta a mano; ogni panino veniva quindi messo dentro una teglia di alluminio, che una volta piena era portata al forno per la cottura.

Dopo cotti i panini venivano raccolti nuovamente sopra le tovaglie rosse e bianche, quindi presi dalle agostiniane uno a uno e infilati in una busta di carta bianca con riprodotto in blu il profilo della Madonna con in braccio Gesù Bambino che dona il panino a San Nicola, il quale tiene in mano un calice, per intingervelo. Sotto l’immagine compare la scritta Panini benedetti di San Nicola agostiniano 1245-1305 Santuario di San Nicola 62029 Tolentino (Macerata).

È necessario ricordare che S. Nicola stesso, dopo essere guarito miracolosamente dalla terribile malattia, consigliava l’uso dei panini e di ricorrere all’intercessione della Vergine Maria, sia in caso di malattie fisiche che spirituali.

La storia insegna che molti sono i miracoli attribuiti all’uso dei panini; tramite essi furono sedate tempeste, domati incendi e placate epidemie; tali fatti prodigiosi avvennero sia in Italia che in Belgio, in Spagna, in Perù e in altre parti del mondo.

Un grande quadro presente all’interno della Basilica precisamente nella Cappella delle Sante Braccia, ricorda che nel 1447 il Palazzo dei Dogi a Venezia fu assalito da uno spaventoso incendio che fu domato solo quando vi furono gettati i panini di S. Nicola e fu così che per riconoscenza il Doge fece San Nicola Coprotettore della Repubblica Veneta.

A Genova l’Arcivescovo calmò una tempesta che metteva in pericolo la vita di molti marinai e la perdita di numerose imbarcazioni, gettando i panini di San Nicola tra le acque agitate che subito si calmarono.

La pala d’altare del presbiterio all’interno del Santuario ricorda un fatto prodigioso accaduto a Cordova, in Spagna: quando nel 1602 infuriava la peste i Padri Agostiniani portarono in processione la statua di San Nicola fino all’ospedale dove il cappellano attendeva all’ingresso sorreggendo un grosso crocifisso e i Padri Agostiniani se ne andavano per strada a distribuire panini benedetti: la statua arrivata davanti al crocifisso fu vista piegare la testa per baciare i piedi di Gesù e il crocifisso fu visto staccare le braccia dalla croce per abbracciare la statua del santo. La peste scomparve e molte persone furono guarite dopo aver mangiato i panini benedetti.

Essendo un segno sacramentale, prima di intingere i panini nell’acqua per mangiarli, va recitata con fede una preghiera al santo tolentinate:

PREGHIERA A SAN NICOLA DA TOLENTINO
O Dio onnipotente e misericordioso, con fiducia a te rivolgiamo la nostra preghiera, interponendo l’intercessione di San Nicola, tuo servo fedele e nostro particolare protettore: soccorri con prontezza e benevolenza quanti invocano forza nella prova e conforto nel dolore.
O San Nicola, tu che durante la tua vita hai condiviso le sofferenze dei più bisognosi e ti sei prodigato nel consolare afflitti e malati, vieni in nostro aiuto: presenta al Padre buono e provvidente, la nostra richiesta di guarigione nel corpo e nell’anima, in modo che ci sia donata una nuova occasione di gratitudine per i benefici dispensati in virtù dei meriti infiniti di Gesù Cristo, nostro Salvatore. Amen
Padre Nostro, Ave Maria, Gloria al Padre

E ora caro lettore che sei venuto a conoscenza dei prodigi operati da Dio nell’anima e nel corpo a chi con fede mangia i panini, farai anche tu il gesto di regalare un panino a un ammalato, come fece quell’anonima “donna tolentinate” che con la sua delicatezza fece giungere la grazia di Dio a San Nicola?

Qualora l’ammalato non ottenesse la guarigione, avrà almeno il conforto della tua vicinanza, della tua amicizia e della tua preghiera, anche questa è una grazia che passa attraverso un semplice pane azzimo!

I panini di San Nicola si possono richiedere presso il santuario, basta scrivere o telefonare:
Basilica San Nicola da Tolentino – padri agostiniani
62029 Tolentino Mc
Tel. 0733.976311
Fax: 0733.948768
mail

Nell’album di immagini riprodotto qui sotto l’intera sequenza di realizzazione dei panini di San Nicola

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