Silenzio, riflessione e preghiera sono la chiave per comprendere il segno dei tempi, secondo l’insegnamento di papa Francesco: «Noi abbiamo questa libertà di giudicare quello che succede fuori di noi. Ma per giudicare dobbiamo conoscere bene quello che accade fuori di noi. E come si può fare questo? Come si può fare questo, che la Chiesa chiama “conoscere i segni dei tempi”?…»

Questo è un lavoro che di solito noi non facciamo: ci conformiamo, ci tranquillizziamo con «mi hanno detto, ho sentito, la gente dice, ho letto…». Così siamo tranquilli… Ma qual è la verità? Qual è il messaggio che il Signore vuole darmi con quel segno dei tempi? Per capire i segni dei tempi, prima di tutto è necessario il silenzio: fare silenzio e osservare. E dopo riflettere dentro di noi… I tempi cambiano e noi cristiani dobbiamo cambiare continuamente. Dobbiamo cambiare saldi nella fede in Gesù Cristo, saldi nella verità del Vangelo, ma il nostro atteggiamento deve muoversi continuamente secondo i segni dei tempi. Siamo liberi. Siamo liberi per il dono della libertà che ci ha dato Gesù Cristo.

A questo compito sono chiamati i cristiani e per comprendere in quale modo essi possono agire, lunedì 15 ottobre la delegazione regionale di Azione Cattolica ha invitato a Loreto il direttore della rivista «Il Regno», Gianfranco Brunelli, per aiutare gli associati nel discernimento dei ‘segni dei tempi: «Il discernimento è il risultato della duplice operazione di ascolto ed immaginazione che è alla base della fede cristiana, del suo manifestarsi nella storia. È un movimento globale, che unisce tutte le dimensioni della vita (l’ascolto tocca la memoria come il presente, la Parola di Dio come i discorsi dell’uomo, la riflessione ecclesiale come gli strumenti culturali), e aiuta il cristianesimo ad assumere in modo voluto l’operazione di istituirsi dentro la storia».

Al termine dell’incontro abbiamo chiesto al relatore spiegazione dei “segni dei tempi”: «I segni dei tempi sono i luoghi, i momenti e le persone, attraverso le quali riconosciamo le nostre responsabilità rispetto alla storia per comprendere ciò che accade. I segni dei tempi ci richiamano al rapporto tra la fede, la storia e la nostra responsabilità nel mondo. Quindi occorre individuare quali sono i problemi di fondo, cioè le grandi questioni che affliggono o che aprono il futuro di questo nostro tempo. Di fronte a queste grandi questioni il cristiano non può chiamarsi fuori o mettersi di lato della storia; deve entrare all’interno della storia, esserne responsabile e contribuire ad aprire il futuro, che è per l’uomo; un futuro di promozione umana».

Perché la Chiesa insiste tanto in questo discernimento dei segni dei tempi?
Quando papa Francesco ha detto che «il tempo è più importante dello spazio» ha ricordato ciò che il Vangelo annuncia: dobbiamo essere protagonisti positivi nel ricostruire il bene comune dell’umanità. Occorre entrare dentro i problemi e dare, da cristiani, il nostro contributo per poterli risolvere.

Dall’ultima indagine condotta da Caritas ed Il Regno emerge la crescente disaffezione degli italiani nei confronti delle Istituzioni: quale segno è?
ìTale sfiducia nelle Istituzioni emerge soprattutto di fronte al fenomeno migratorio: occorre ricostruire questo rapporto di fiducia fra società, singole persone ed Istituzioni. Se si ricostruisce questo rapporto di fiducia i problemi, compreso quello dell’immigrazione, si possono affrontare nel segno dell’integrazione, dell’accoglienza e della solidarietà.

Allora a quale compito è chiamato il cattolico?
Il cattolico è chiamato al compito di rendersi conto dei problemi e di dare un contributo di speranza nel momento in cui questi problemi vengono affrontati con una nuova visone: non con l’etica della paura, ma attraverso l’etica della speranza.

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