di Gigliola Alfaro

Un Osservatorio per il monitoraggio della siccità. È un progetto realizzato da un team di ricercatori dell’Istituto di biometeorologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibimet) in collaborazione con il Consorzio Lamma, nel quadro dell’iniziativa Climate Services di Ibimet. L’Osservatorio Siccità è stato presentato a Roma, il 25 gennaio, nell’Aula Marconi del Cnr in piazzale Aldo Moro. L’Osservatorio è un sistema web based che fornisce un servizio operativo semi-automatico, dettagliato e tempestivo per il monitoraggio della siccità. Dopo le alluvioni, la siccità è il secondo disastro a colpire la popolazione e, rispetto agli altri eventi estremi di origine naturale, è un fenomeno complesso e strisciante, le cui intensità ed estensione spaziale sono estremamente variabili. Ne parliamo con Ramona Magno, ricercatrice del Cnr-Ibimet.

La siccità è un fenomeno sempre più diffuso e grave: quali gli effetti sulla vita della popolazione?

Gli impatti della siccità sulle attività antropiche cambiano a seconda dell’intensità, durata ed estensione del fenomeno. Siccità prolungate, che interessano anche il periodo autunno-invernale, intaccano le riserve idriche superficiali e sotterranee che sono fondamentali nel successivo periodo caldo primaverile-estivo, che è naturalmente il più secco. In generale,
il primo settore ad essere colpito è quello agricolo. Basti pensare alle ultime due lunghe siccità che hanno investito l’Italia nel 2011-2012 e nel 2016-2017 e che sono costate decine di milioni di euro fra il comparto agricolo, zootecnico e boschivo.
La mancanza di acqua, poi, può intaccare le attività industriali, l’erogazione di energia elettrica (molte le centrali idroelettriche del Paese), il turismo (pensiamo alle città che d’estate aumentano enormemente il numero di presenze sul territorio) o semplicemente l’erogazione in casa: spesso nei paesi non serviti dai grossi invasi in periodi siccitosi prolungati l’acqua viene fornita con autobotti.

Quali sono le aree del nostro Paese maggiormente soggette al fenomeno?

In un contesto di cambiamenti climatici, dove il Mediterraneo è un punto caldo in termini di riduzione delle piogge e aumento di temperatura, ormai

la siccità è diventata un fenomeno che può colpire indistintamente sia il Sud, generalmente più secco, sia il Nord Italia.

Sempre più spesso si sente parlare del livello basso del Po o dell’Arno o dell’Adige durante una lunga siccità, come quelle citate, o degli inverni con scarsa neve sulle Alpi.

Quali sono gli obiettivi dell’Osservatorio?

L’Osservatorio Siccità sviluppato dall’Ibimet-Cnr nasce con l’intento di

ridurre il gap temporale fra l’insorgere ed evolversi di un evento siccitoso e la gestione delle emergenze.

Tale ritardo è dovuto sia all’intrinseca caratteristica della siccità di essere un fenomeno che, rispetto ad altri eventi estremi come ad esempio le alluvioni, si sviluppa progressivamente, sia al fatto che le informazioni necessarie alla gestione degli impatti sono spesso sparse, in formati diversi, non sempre liberamente accessibili o non facili da interpretare. L’Osservatorio, quindi, vuole fornire un supporto alle decisioni attraverso un monitoraggio e una previsione della siccità continuo e tempestivo, semplice, integrabile ed espandibile.

Come funzionerà il sistema? Cos’è l’approccio Open Innovation che ha guidato il progetto di ricerca?

I servizi forniscono informazioni adatte al diverso tipo di utenti. Gli indici di siccità elaborati possono essere visualizzati tramite un semplice webGIS (sistemi informativi geografici – GIS – pubblicati su web, ndr), dando una prima informazione sullo stato attuale della vegetazione, delle precipitazioni e della loro possibile evoluzione nei mesi successivi; tali indici possono anche essere scaricati e integrati in altri servizi permettendo ulteriori elaborazioni da parte degli utenti. L’approccio Open Innovation racchiude in sé i concetti di Open Data, Open Source e Open Access. E l’Open Innovation è alla base dello sviluppo dell’Osservatorio Siccità in quanto
crediamo fermamente che l’accesso alle informazioni, ai dati e agli strumenti debba essere libero per tutti e a costo zero. Solo condividendo i risultati la ricerca diventa veramente utile.

Chi ne usufruirà?

I servizi messi a punto possono essere utilizzati da una vasta gamma di utenti con diversi bisogni e competenze:

decisori, agricoltori, gestori della risorsa idrica, ricercatori e altri portatori d’interesse.

Quanto è importante la ricerca nello studio della siccità?

La ricerca e lo sviluppo tecnologico possono dare un supporto concreto alla lotta ai cambiamenti climatici
sia studiando il fenomeno siccità sia cercando soluzioni e strumenti a supporto di chi deve pianificare ed adottare misure di riduzione degli impatti.

Quanto pesano sugli effetti negativi della siccità i tempi di risposta all’emergenza?

Vista la particolarità del fenomeno siccità ci sono sempre dei tempi di risposta ritardati, ma più tali interventi sono tardivi maggiori sono i danni. Per poter ridurre gli impatti è necessario cambiare approccio.

Siamo abituati ad agire in maniera reattiva, quando invece dovremmo adottare soluzioni proattive.

E il monitoraggio e la previsione della siccità che fornisce l’Osservatorio Siccità va in questa direzione.

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