Ogni giorno rimaniamo sorpresi, collegandoci a internet, di quanto sia vasta e interconnessa la rete digitale e degli incontri e delle esperienze virtuali che si possono fare; ebbene se solo per un attimo trasportassimo questo pensiero alle interconnessioni che si creano tra il modo reale e quello spirituale rimarremmo sbalorditi.

Un mio amico gesuita, di cui parlerò più avanti concluse così in una delle sue mail: «Ora ti saluto perché mi sono allungato anche troppo… A presto e ci sentiamo nella preghiera, la “rete” universale…La preghiera infatti non conosce problemi di orari e connessioni internet…è più veloce di qualsiasi ADSL o qualunque altra connessione velocissima potranno mai inventare».

Nella mia vita spirituale di devota di San Nicola da Tolentino, ho avuto modo di verificare quanto possa essere grande la “rete del Cielo” a cui ci colleghiamo con la preghiera continua e fiduciosa. Da giovane studentessa ero solita recarmi presso l’urna di San Nicola, sentivo che l’incontro con il Santo non solo arricchiva la mia anima, ma diventava per me, giorno per giorno, un’attrazione potentissima, irresistibile, una sorta di calamita … spirituale!
Dopo ogni visita ne uscivo oserei dire, ”ripagata”, con una moneta non in circolazione: la serenità!

ll gesuita, di cui sopra, un giorno così mi scrisse riguardo all’amicizia con i Santi: «hai proprio ragione, l’amicizia non si limita alle persone che fisicamente incontriamo quaggiù, ma anche i Santi possono essere nostri “amici”, sia pure in maniera diversa.
E anzi, mentre la Chiesa ci mette in guardia dal cercare “contatti” con persone vissute prima di noi, compresi i nostri parenti, ci autorizza invece e anzi ci incoraggia a coltivare l’amicizia con i Santi, perché è lo Spirito Santo che guida la Chiesa e la guida quindi anche nel portare avanti i processi di canonizzazione. Naturalmente il modo di coltivare queste amicizie rifugge da ogni pratica magica o “paranormale”, ma si serve esclusivamente della preghiera».

Al Santo tolentinate affidavo la mia famiglia, i miei amici, le persone sofferenti che incontravo, i sacerdoti e religiosi conosciuti, che negli anni diventavano sempre più numerosi.
Ricordo che nel 2001 feci una gita a Napoli organizzata da Padre Domenico Vittorini ed in quella occasione entrai in contatto con il gesuita già citato, fratel Egidio Ridolfo sj, che gestiva il sito dedicato a San Giuseppe Moscati, medico napoletano.
Fratel Egidio era gravemente malato, pur essendo uno dei più giovani gesuiti del Gesù Nuovo di Napoli e aveva bisogno di preghiere per poter far fronte agli impegni quotidiani che la sua vita religiosa richiedeva, io continuamente imploravo San Nicola di assisterlo in tutte le sue traversie mediche e spirituali. Fratel Egidio così esprimeva la sua gratitudine: «È evidente che mi fa piacere che fai pregare per me ma… mi sembra troppo, dopotutto c’è tanta gente che sta peggio e ha bisogno di preghiera, e penso ai tanti visti in ospedale ma anche a tante persone sole che non solo non stanno bene ma soffrono la solitudine in tante case, spesso anche se sono genitori con più figli… Comunque questo tuo far pregare per il sottoscritto, in misura come ho detto “sproporzionata” ai miei pochi  meriti, ha tuttavia il vantaggio di diffondere la conoscenza di Santa Scorese e Giuseppe Moscati, e in questo ti fai uno strumento della Provvidenza!
In un tuo messaggio parli del suggerimento di “un marchigiano che non parla con le parole, ma si fa capire bene lo stesso: un certo Nicola!” In questo caso la “provvidenzialità” ha funzionato nell’altro senso: infatti è tramite te che ho “scoperto” S. Nicola da Tolentino e… i suoi splendidi “panini”! Anzi, mentre ti sto scrivendo ne sto prendendo uno!».

I panini di San Nicola, che lui affettuosamente chiamava i “biscottini” di San Nicola, erano tanto graditi al suo fegato malato, così partivano da Tolentino pacchi su pacchi di biscottini diretti al Gesù Nuovo.
A tal proposito scriveva Fratel Egidio, nel 2004,: «Ho idea che la signora che a Tolentino vende gli ottimi “panini di S. Nicola”… ogni volta che ti vede pensa: “Arieccola! Quanti ne vorrà stavolta? Chi sarà il matto a cui li manda?…».

Fratel Egidio comprendeva e apprezzava moltissimo la mia abituale frequenza alla Messa a San Nicola per la sua evanescente salute: «Verso le 18.45 ho preso il “panino” di S. Nicola … ma certo è più importante la tua partecipazione alla S. Messa a Tolentino!»

Scriveva il gesuita nel 2003, sempre riguardo i panini: «A proposito de “magnà …” stasera, dopo aver recitato la preghiera, ho mangiato quei curiosi “panini” di S. Nicola da Tolentino, e li ho trovati molto meglio di quanto immaginassi: veramente una “schiccheria”, come dice spesso p. Tripodoro … Così se l’intenzione era di aprire un solo sacchetto… poi ho aperto anche il secondo! Se potessi qualche volta infilarmene qualcun altro in una busta… te ne sarei grato! Mandami poi naturalmente la fattura… pagabile diciamo in… un paio di Ave Maria la settimana in onore del Santo e di una sua certa devota di Pollenza!».

Fratel Egidio non ottenne mai la grazia della guarigione, bensì ricevette la forza di affrontare il terribile male che aveva aggredito il suo corpo e la grinta per far fronte a tutti gli impegni gravosi che la Compagnia gli affidava per le sue grandi capacità intellettive ed umane.

Una delle poche passeggiate per Napoli che potei fare con il “Terribile Gesuita”, così simpaticamente lo apostrofavo, fu proprio la visita al Santuario dedicato a San Nicola da Tolentino, luogo frequentato da San Giuseppe Moscati perché in quella chiesa vi era stata realizzata una delle prime Grotte di Lourdes.

Fratel Egidio, era siciliano e quando ritornava a Palermo con il traghetto, per far visita alla famiglia o per recarsi all’ISMETT, il famoso centro trapianti dove lui era in cura, io sentivo per lui una profonda compassione, sapevo infatti che la sua vita era appesa ad un filo, e pensavo che durante il viaggio avrebbe potuto avere qualche violenta manifestazione della sua terribile malattia ed era … solo! Lo sa Iddio, come avrei voluto essergli vicino, come volontaria dell’AVULSS assistevo tantissimi malati e non potevo far nulla per lui che aveva offerto la sua vita per Gesù!

Fu proprio mentre ero in preghiera davanti all’urna di San Nicola che mi venne in mente il famoso affresco dei naufraghi, salvati dal Santo, presente nel Cappellone e mi rivolsi a lui così: «San Nicola, io non posso andare da Napoli a Palermo ad accompagnare questo Fratello ammalato, ma tu puoi farlo al posto mio, lo affido a te, che un tempo salvasti i naufraghi. Veglia su Fratel Egidio, prendilo per mano e conducilo sano e salvo a destinazione».

Divenne una consuetudine per me, recarmi da San Nicola ad ogni imbarco del Terribile Gesuita e di ritornare presso l’urna del Santo il giorno dopo, a ringraziarlo del buon esito del viaggio, specialmente, quando le condizioni meteorologiche erano avverse …
Con il tempo, Fratel Egidio era diventato devoto del Santo tolentinate e spesso mi mandava foto della chiesa a lui dedicata a Palermo, nota soprattutto per la grande devozione che c’è a Santa Rita.

Il 9 settembre del 2004, il Fratello si esprimeva così: «S. Nicola da Tolentino… Ho scoperto che a Palermo, proprio a due passi da Casa Professa, c’è una grande chiesa a lui dedicata, in cui però sono entrato pochissime volte. Ti mando due foto fatte pochi giorni fa, una panoramica interna e una statua dell’Immacolata. È comunque poco frequentata, certo molto meno delle altre due chiese degli agostiniani che conosco benissimo, quella dei cantieri navali e quella del “Capo”, o di “S. Rita”, dato che è proprio lì che si concentra il culto alla santa. Questa di cui ti mando le foto si trova invece in via Maqueda».

Fratel Egidio desiderava tantissimo poter visitare il Santuario tolentinate, ma la malattia non gli dava tregua, così partecipava spiritualmente alla messa delle 18.30, prima che io entrassi in chiesa, lo chiamavo e gli dicevo: «Sintonizzati Fra Egì, che io sto per entrare». Il devoto gesuita, fotografo, giornalista e organista del Gesù Nuovo mi sollecitava a scattare foto delle principali celebrazioni, dicendomi: «Così permetti anche a chi non può venire di godere dell’evento!”».

Io da parte mia lo tenevo sempre aggiornato su tutte le iniziative, così il gesuita scriveva a tal proposito: «Il CD con i canti di S. Nicola da Tolentino sono in realtà un “oratorio”, sul tipo di quelli fatti da Perosi, apprezzabile per un concerto, ma proprio per questo non sono quei canti che la gente conosce a Tolentino, tra cui quello che tu dici essere particolarmente bello. Per quello… solo il tuo registratore a cassette potrebbe provvedere!».

In breve, Fratel Egidio godeva a “distanza” di ogni iniziativa che si svolgeva a San Nicola, non potendo muoversi fisicamente, viaggiava spiritualmente e … era una presenza viva e vivificante in mezzo ai devoti di San Nicola.

Il 13 gennaio 2013, alle ore 13 Fratel Egidio fu chiamato dal Signore a far parte della Compagnia Celeste; benché afflitta da un grande dolore per la sua dipartita, mi resi conto di quanto grande era stato il dono della presenza di questo umile frate che mi aveva insegnate, giorno per giorno a fare affidamento sulla preghiera e sull’aiuto dei Santi per risolvere i nostri problemi quotidiani e alimentare la nostra fede.

Un altro intervento del Santo che ricordo con grande gratitudine, fu quanto nel dicembre 2002, mi recai a Cascia perché il Santo era stato portato nella basilica per il VII Centenario della nascita.
Era da vari mesi che stavo molto male a causa di un fibroma, le emorragie erano sempre più frequenti e copiose, ma io non mi decidevo di andare a fare una visita medica, perché rifiutavo l’idea di affrontare un terzo intervento chirurgico. Fu proprio, mentre ero nella basilica davanti alle urne di San Nicola e Santa Rita, mentre salutavo il mio ex compagno di scuola, Padre Massimo Giustozzo osa, che mi sorprese una violenta emorragia. Ero lontana da casa, era freddissimo a Cascia, non volevo ricorrere alle cure mediche del luogo, perché sicuramente mi avrebbero ricoverata in ospedale. Mi misi a pregare il Santo con grande intensità e devozione … a supplicarlo di farmi ritornare a casa e poi … gli promisi che avrei affrontato tutto con grande coraggio. Così fu, nel giro di qualche ora l’emorragia si attenuò, potei rientrare a Pollenza, presi appuntamento dal medico, il 17 gennaio 2003 mi operai con successo e tanta serenità, certa che San Nicola e il Santo medico di Napoli, Giuseppe Moscati da poco conosciuto, mi avrebbero assistito, la grazia ottenuta e il ringraziamento ai due santi, furono pubblicati nella rivista il Gesù Nuovo di Napoli.

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