Dal vangelo secondo Luca (Lc 6,36-38)

Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio.

Riflessione

Il Vangelo di Luca proclama un messaggio breve ma molto denso. Può essere ridotto a due considerazioni: una cornice di misericordia e un contenuto di giustizia. In primo luogo, una cornice di misericordia. In effetti, il comando di Gesù si afferma come una norma e brilla come una stella. Norma assoluta: se il Padre nostro che è nei cieli è misericordioso, anche noi, che siamo suoi figli, dobbiamo essere misericordiosi. E il Padre è così misericordioso! Il versetto precedente dice: «(…) così farà il figlio dell’Altissimo, perché egli è buono verso gli ingrati e i malvagi» (Lc 6,35).
In secondo luogo, il contenuto della giustizia. In realtà, siamo di fronte a una sorta di “nuova legge del taglione”, l’opposto di quella che era stata respinta da Gesù: “occhio per occhio, dente per dente”. In quattro fasi successive, il Divin Maestro ci istruisce: prima con due negazioni, poi con due affermazioni. Due negazioni: «Non giudicare, e non sarai giudicato»;«Non condannare e non sarai condannato». Due affermazioni:«perdona, e sarai perdonato»;«Dona, e ti sarà dato».
Applichiamo tutto questo alla nostra vita quotidiana, fermandoci specialmente alla quarta istruzione, come fa Gesù. Esaminiamo la nostra coscienza con coraggio e chiarezza: se in materia familiare, culturale, economica e politica, il Signore dovesse giudicare e condannare il nostro mondo così come il mondo giudica e condanna, chi potrebbe affrontare il suo tribunale? Basta pensare al mondo della politica aprendo il giornale o ascoltando le notizie. Se il Signore ci perdonasse alla maniera degli uomini, quante persone e istituzioni raggiungerebbero la piena riconciliazione?
Ma la quarta istruzione merita una riflessione speciale. In lei la “nuova legge del taglione” che stiamo considerando è in qualche modo addirittura superata. In effetti, se doniamo ci sarà forse dato in proporzione? Certamente no! Se doniamo, dice Gesù, riceveremo “una buona misura, stretta, scossa e traboccante”. È alla luce di questa benedetta sproporzione che siamo esortati a dare in anticipo. Chiediamoci allora, quando io dono: dono bene, il meglio di me stesso, dono tutto?

SAN GIOVANNI BOSCO, sacerdote

San Giovanni Bosco nacque nel 1815 da un’umile famiglia: suo padre, bracciante, doveva sfamare sei persone con un magro salario. Giovanni sarà sempre attento ai poveri, ed avrà soprattutto cura che nessuno tolga loro la dignità e la fede. Aiutato dal suo parroco, il piccolo contadino analfabeta apri l’abbecedario e recuperò gli anni perduti. Aveva la costanza di percorrere tutti i giorni venti chilometri a piedi per imparare il latino indispensabile per diventare sacerdote. Aveva sedici anni e non aveva ancora finite le elementari! Il Piemonte era in lutto quando il giovane prete iniziò il suo sacerdozio. Gli eserciti della Casa dei Savoia avevano invaso gli Stati Pontifici, realizzando così il primo passo verso l’unità d’Italia. Cosa ci si può aspettare da uno Stato che perseguita la Chiesa? Niente meno che un san Giovanni Bosco! Ma la sua opera, per quanto ricca, non sminuisce l’opera dei suoi tre confratelli: Giuseppe Cottolengo, Giuseppe Cafasso, Leonardo Murialdo, che come lui furono apostoli di giovani lavoratori e santi.
Il XIX secolo era l’epoca di un notevole sviluppo industriale, l’epoca in cui trionfava il capitalismo. Uomini, donne e bambini erano travolti da un lavoro frenetico in cui l’uomo non era altro che uno strumento di produzione. Lavoratori con tanti doveri, ma senza diritti, ai quali si predicava la rassegnazione e sembrava un’utopia dannosa rivelare la libertà e la giustizia di Cristo. La risposta di Giovanni Bosco e di tutti gli apostoli del mondo operaio di questo secolo di ferro sarà una risposta secondo Cristo: ridonare all’uomo la sua libertà, dargli i mezzi per ottenerla.
Davanti alla delinquenza minorile, figlia dell’ignoranza, del degrado morale e della poca fede, don Bosco reagì con il suo “metodo preventivo” attuato nei suoi Oratori: amare questi ragazzi, educarli al bene, renderli protagonisti delle loro vita e del miglioramento di tutta la società.
Don Bosco muore nel 1888 lasciando un’opera segnata dall’amore del Signore e caratterizzata dalla serietà tipica dei Piemontesi. Sono sua eredità due congregazioni i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice, che continuano la sua opera e un santo: Domenico Savio, uno dei giovani ai quali aveva aperto le porte delle sue case.
Un giornalista dell’inizio del 1800, dando relazione di una visita ad una fabbrica, metteva in dubbio che si potesse «elevare» la classe operaia con l’interrogativo: «Che farne di questa gentaglia?». San Giovanni Bosco, Domenico Savio e altri santi più o meno noti provenienti proprio da quella “gentaglia” hanno dato la risposta: «dei santi e dei grandi santi!».

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