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Giovani: c’è un lavoro nel loro futuro?

Pesarini (Confindustria): il lavoro cerca giovani
preparati, curiosi, resilienti, flessibili

«L’acquisizione del sapere è una necessità che ci accompagna per tutta la vita e noi imprenditori siamo i primi a non doverci saziare del nostro passato. Oggi il mondo cambia in continuazione e i mutamenti si susseguono più velocemente rispetto al passaggio da una generazione all’altra. Dobbiamo avere tutti la capacità di adeguarci al nuovo, non solo con l’esperienza del mestiere, ma soprattutto con quelle abilità che ci permettono di interpretare ogni avvisaglia di cambiamento e di anticipare il futuro».

Gianluca Pesarini, presidente di Confindustria Macerata, è un fiume in piena quando è sollecitato a parlare di formazione professionale, di rapporto tra scuola e lavoro, del rapporto tra mondo accademico e mondo produttivo, tra conoscenze tecnologiche e cultura umanistica.

Presidente Pesarini, la difficoltà da parte del settore industriale di reperire le professionalità necessarie è sentita nel nostro territorio?
Si tratta di un problema che il nostro tessuto manifatturiero ha sempre sentito in maniera più o meno forte a seconda delle diverse contingenze economiche. Confindustria Macerata, in sinergia con altre categorie produttive e diversi enti di formazione, promuove annualmente, con ottimi risultati, decine e decine di corsi di formazione a supporto delle necessità dei nostri principali distretti produttivi per formare quella professionalità qualificata di cui c’è maggiore bisogno.

È un modo di sopperire ad un sistema scolastico carente?
No. Semmai è una integrazione sul campo che tiene conto di contingenti esigenze del mercato del lavoro, oggi più mutevoli rispetto al passato. Tra gli anni ’60 e gli anni ’80, infatti, quando nelle Marche si è completata la transizione dall’economia prevalentemente agricola a quella manifatturiera, le prospettive che si presentavano erano a lungo termine.
Oggi, invece, la globalizzazione ha reso tutto più veloce e incerto.

La scuola non è capace di intercettare i cambiamenti?
Nel Maceratese abbiamo un efficiente sistema scolastico, ma il problema – comune in tutta Italia – è la sua rigidità che non gli consente di adeguarsi tempestivamente alle esigenze del momento. Del resto, proprio per il continuo mutare dei bisogni, è facile pensare che le prospettive occupazionali che un giovane può intravedere all’inizio del suo percorso di studi siano destinate a cambiare radicalmente al momento in cui egli arriverà al conseguimento del diploma o della laurea.

Come si può quindi migliorare il sistema?
I quattro ITS istituiti nelle Marche (uno a Recanati, ndr) con la compartecipazione di soggetti pubblici e privati stanno dando buoni frutti. Seguendo questo esempio occorre incentivare la collaborazione esistente sul territorio, dove peraltro abbiamo la fortuna di avere due università, una ad indirizzo tecnologico, l’altra umanistica, complementari tra loro e in grado di dare nuova linfa al nostro sistema produttivo.

Gli imprenditori tengono di più d’occhio gli elenchi dei diplomati o dei laureati?
Il meglio degli uni e degli altri. C’è bisogno della sapienza delle mani, ma oggi stanno diventando sempre più importanti le capacità manageriali. C’è sempre più bisogno di una progettualità in grado di fare crescere le singole aziende, i sistemi di filiera e i nostri distretti produttivi. Solo così potremo restare uniti all’Italia più avanzata e all’Europa. Oggi le nostre università, con la loro alta formazione, sono in grado di formare anche nuovi imprenditori e sia Camerino che Macerata hanno già favorito la nascita di interessanti startup.

Ai giovani che iniziano il loro percorso di studi cosa consiglierebbe?
Di seguire le proprie attitudine e di porsi obiettivi ambiziosi, studiando con impegno qualsiasi sia l’indirizzo scolastico o universitario. Il mondo del lavoro richiede sempre maggiore multidisciplinarità ed anche il sistema manifatturiero maceratese ha bisogno di competenze manageriali trasversali di alto profilo, in grado di risolvere problematiche e sviluppare strategie. Per questo occorrono giovani con capacità di pensiero critico, resilienza, adattabilità e voglia di continuare ad apprendere per non farsi sopraffare dal nuovo che avanza.

Unimc e Unicam: 3.000 laureati all’anno

L’istruzione e la formazione hanno ricevuto in passato una notevole forza propulsiva dall’Unione Europea, che già nel famoso “Libro Bianco” di Jacques Delors del 1993 segnalava «la necessità di migliorare il coordinamento tra i vari soggetti coinvolti nelle attività formative e nel mercato del lavoro, al fine di garantire ai giovani un bagaglio di conoscenze e competenze utile per il primo approccio con il mondo del lavoro».

Attraverso programmi pluriennali, l’UE ha saputo far comprendere le opportunità offerte dalla collaborazione tra università, territorio e mondo del lavoro. Il ruolo fondamentale che le università possono svolgere per la crescita e il miglioramento dei differenti contesti socio–economici locali è oggi quanto mai evidente e da questo punto di vista il territorio maceratese può ritenersi privilegiato. Le sue due due istituzioni universitarie – oltre a rappresentare veicolo per la diffusione delle innovazioni e dei cambiamenti della società – sono, infatti, garanzia di crescita e di miglioramento per il tessuto economico.

Mediamente ogni anno i due atenei del Maceratese offrono al mondo del lavoro tremila laureati. Quasi 1.900 l’università di Macerata e poco più di mille l’università di Camerino, suddivisi tra le diverse specializzazioni: essenzialmente umanistiche a Macerata (lettere, filosofia, lingue, giurisprudenza, scienze politiche, scienze della comunicazione e delle relazioni internazionali, scienze della formazione, dei beni culturali e del turismo, economia e diritto), prevalentemente scientifiche e tecnologiche a Camerino (bioscienze e medicina veterinaria, scienze del farmaco e dei prodotti della salute, chimica, fisica, matematica, geologia, giurisprudenza, nonché architettura nella sede di Ascoli Piceno). L’ampio panorama di corsi di laurea e gli elevati livelli di didattica e di ricerca, attestati dalle periodiche indagini di settore, rendono le due università tra le più “attrattive” nel panorama accademico italiano. La popolazione studentesca dei due atenei, infatti, proviene in larga parte da altre province, altre regioni e anche dall’estero.

Questa mobilità studentesca, oltre ad avere un impatto economico immediato sul territorio, costituisce un potenziale “vivaio” di risorse umane per le imprese locali. Sono gli stessi atenei a favorire il contatto tra studenti ed azienda, sia at- traverso appositi programmi di stage, sia con il sostegno diretto all’imprenditorialità giovanile.

Il caso più ricorrente è quello della costituzione degli “Spin off” universitari, ovvero società finalizzate all’utilizzazione economica dei risultati della ricerca accademica, dove la stessa università supporta i giovani laureati. Altro strumento apprezzato dalle aziende è il “progetto Eureka”, che consiste in corsi triennali di dottorato post laurea con l’obiettivo di raccordare la ricerca accademica con il mondo imprenditoriale. (Ale.Fel.)

Innovazione tecnologica, il Dna

degli Istituti tecnici superiori

Una risposta al problema della carenza di tecnici specializzati per le aziende è data dagli ITS (Istituti tecnici superiori). Sono stati istituiti in Italia a partire dal 2010 quali scuole di alta tecnologia strettamente legate al sistema produttivo del territorio e preparano i quadri intermedi di cui le aziende han- no maggiore bisogno. Il titolo di studio che rilascia- no è altamente professionalizzante e spendibile a li- vello europeo, ponendosi ad un livello intermedio tra il diploma di scuola superiore di secondo grado e la laurea universitaria.

Degli oltre cento ITS attivi in Italia, uno opera dal 2011 a Recanati ed ha come indirizzo formativo generale le “Nuove tecnologie per il made in Italy”. Opera in quattro diverse sedi dislocate su quattro province. Nella sede di Recanati (presso l’Itis Mattei), sono formate figure professionale in grado di unire competenze tecniche legate all’innovazione di prodotto e di processo, a competenze di marketing, commerciali e distributive.

Lo studente si forma per sviluppare il progetto di un oggetto comprovando capacità di controllo dei molteplici fattori che qualificano il prodotto stesso nei suoi aspetti essenziali (materiali più idonei, disegno tecnico, aspetti estetici, costo industriale e prezzo di vendita, piano di marketing). Nella sede di Ancona si formano, invece, tecnici per l’automazione e i sistemi meccatronici integrati. Design e creatività sono alla base del corso attivato presso la sede di Montelabbate (Pesaro e Urbino), mentre ad Ascoli Piceno il corso si basa sulle cosiddette “Smart Technologies” e vuole formare un tecnico con un profilo innovativo, finalizzato al corretto funzionamento e alla sicurezza dei processi di produzione.
A Macerata, presso l’Istituto “Gentili”, è in funzione dal 2016 uno dei corsi attivati dall’ITS per per i beni, le attività culturali e il turismo di Fano. Rilascia diplomi per “Tecnico superiore per la gestione di strutture turistico ricettive”, ovvero una figura con competenze per ope- rare in hotel, tour operator e agenzie di viaggi, nonché nella ristorazione, organizzazione di eventi e società di servizi turistici.

Nelle Marche sono presenti altri due ITS. Uno a Fabriano per tecnici dei sistemi energetici e l’altro a Fermo per il sistema moda e calzatura.

In tutti gli ITS, i corsi sono di durata biennale e a numero chiuso (massimo 25–30 studenti). Vi si accede con il possesso di un diploma di istruzione seconda- ria superiore e previo superamento di prove di selezione. L’attività formativa (1.800 ore) si realizza per metà in aule e laboratori (informatici e tecnologici) e per metà in attività di stage presso aziende del territorio. La frequenza è obbligatoria e le assenze non possono superare il 20% del monte ore.

Una caratteristica degli ITS è data dal loro modello organizzativo, basato su una Fondazione costituita a livello territoriale tra imprese, enti locali, sistema scolastico ed universitario, Confindustria ed altre associazioni di categorie produttive. (Ale.Fel.)

Scuole superiori, prevalgono i licei

ma la popolazione complessiva è in calo

I ragazzi che dopo la terza media si iscrivono alle scuole superiori continuano a privilegiare i licei. La tendenza, manifestatasi già da diversi anni anche nel Maceratese, ha avuto una conferma con le preiscrizioni per l’anno scolastico 2019–2020 che si sono chiuse a fine febbraio. Nell’ambito dei licei, lo scientifico prevale sugli indirizzi umanistici e, tra questi ultimi, il linguistico attrae il maggior numero di ragazzi e ragazze. Molti giovani, infatti, intravedono nella conoscenza delle lingue un maggiore potenziale per un futuro lavoro.

Complessivamente in provincia la popolazione scolastica non aumenta. È sostanzialmente stabile con una tendenza a diminuire con l’affacciarsi delle classi d’età che negli ultimi tempi hanno maggiormente risentito della contrazione delle nascite. Anche le preiscrizioni registrate nel mese di febbraio hanno risentito di tale fenomeno e a soffrirne di più sono stati alcuni indirizzi tecnici e professionali.

Gli studenti che attualmente frequentano i 21 istituti superiori presenti nella provincia di Macerata, comprendenti decine di indirizzi, sono complessivamente circa 14 mila. Di questi, la metà frequenta i licei: poco meno di tremila i licei scientifici, circa 900 sono gli iscritti ai licei classici, mentre i licei ad indirizzo linguistico sono frequentati da circa 1.500 studenti; altri

1.300 giovani liceali seguono le diverse branchie delle scienze umane, quasi 500 il liceo artistico e una settantina il coreutico, presente solo a Tolentino.

Oltre quattromila sono gli studenti frequentanti gli istituti tecnici. La maggioranza (circa i due terzi del totale) si concentra negli istituti ad indirizzo tecnologico, la parte restante frequenta gli istituti ad indirizzo economico.

I rimanenti circa tremila studenti frequentano gli istituti professionali. L’offerta formativa di questi ultimi spazia in un ampio numero di indirizzi, sia per quanto riguarda i settori dell’industria e dell’artigianato (1.300 iscritti, prevalentemente ragazzi), sia nell’ambito dei servizi (oltre 1.700 frequentanti, con netta maggioranza di ragazze).

In questa panoramica della scuola superiore maceratese meritano di essere
segnalate due scuole – uniche in provincia nel loro indirizzo professionalizzante – che negli ultimi dieci anni hanno visto raddoppiare il numero di studenti: l’istituto professionale alberghiero di Cingoli e l’istituto tecnico agrario di Macerata. Entrambe le scuole vantano ottimi risultati sul piano degli sbocchi lavorativi per i diplomati. L’istituto cingolano, nonostante sia penalizzato sul piano logistico rispetto all’analogo istituto di Loreto, ha toccato quota 700 iscritti e offre diverse specializzazioni. Oltre a “cucina” (la più frequentata), gli studenti possono specializzarsi anche in pasticceria, sala bar, accoglienza turistica.

L’Istituto agrario maceratese, uno dei più antichi (risale alla fine dell’800), dopo il biennio comune, offre specializzazioni in “produzioni e trasformazioni”, “gestione dell’ambiente e del territorio”, “viticoltura ed enologia”. Nel corso dell’ultimo decennio gli iscritti sono passati da 550 a 950, con una leggera flessione negli ultimi due anni a seguito del terremoto, dello spopolamento delle aree montane e del calo generalizzato della popolazione scolastica dovuto al decremento delle nascite. Il 50% dei diplomati dell’istituto agrario di Macerata prosegue negli studi universitari in scienze agronomiche ed agroalimentari, mentre la restante metà dei diplomati si rivolge con buoni risultati al mondo del lavoro.

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