Questa giornata a Taiwan è stata dedicata ai nostri preti che vivono in missione sia qui che in Cina continentale. Nella logica della Visita pastorale che vivremo nel prossimo anno nelle nostre parrocchie tutto è cominciato con la preghiera, una bella celebrazione eucaristica in cui abbiamo celebrato la festa di santa Edith Stein, una monaca carmelitana di origini ebraiche che scelse di condividere la sorte dei suoi fratelli morendo in un campo di concentramento.
Nell’omelia abbiamo ricordato che: «La conversione della famosa filosofa Edith Stein fu determinata dal prendere sul serio il messaggio cristiano di Dio che si fa uomo. Questo evita ogni vuota astrazione: con l’incarnazione Dio ha preso sul serio la realtà, la vita e la storia, per questo la nostra azione di evangelizzazione deve prendere sul serio la realtà. Cioè deve aprire gli occhi sul mondo e sugli uomini accogliendoli come sono. Deve dare ascolto alle loro parole. Deve offrire loro una parola di Vangelo concreta, che parte dalla vita e la testimonia nel bene. Chi vive questa evangelizzazione ispirata dalla incarnazione deve però ricordare che ognuno di noi ha due orecchie, due occhi e una sola bocca. Cioè accanto allo sguardo sul reale deve anche contemplare il mistero di Dio. Accanto all’ascolto dell’umanità deve anche aprire l’orecchio allo ascolto della parola del Signore. Infine deve avere timore di parlare troppo e testimoniare poco, perché la sola parola credibile è la Parola della croce, la capacità di morire per Dio e per i fratelli».
Dopo la celebrazione eucaristica abbiamo vissuto un momento di confronto, raccontando
le gioie e le prove di evangelizzare in una realtà come la Cina. È stato un bel momento di comunione in cui abbiamo tutti ribadito il valore di agire sentendoci parte di una Chiesa diocesana ed universale, che offre il vangelo al mondo senza vanto o superbia, come dice San Paolo, ma solo per restituire il dono della fede che abbiamo ricevuto. Non è facile mantenere insieme la riservatezza pretesa da una evangelizzazione fatta in un luogo difficile come la Cina continentale, e assieme sentire a far sentire la vicinanza tra noi di Macerata e questi fratelli sacerdoti che sono così lontani. Speriamo tutti che in futuro potremo accrescere le occasioni di dialogo e di confronto anche pubblico, senza mettere in pericolo nessuno.
Dopo un pranzo fraterno molto maceratese, a base di vincisgrassi e porchetta, in onore di S.Giuliano, il pomeriggio è passato fino a sera inoltrata in colloqui personali. Un vescovo che incontra e ascolta i suoi preti è una consolazione per i preti, ma anche per il vescovo.
È una bella storia di fede quella che i nostri preti stanno scrivendo con fatica e passione in questi luoghi così lontani, ma anche tanto belli.