Inizia il 22 settembre, con l’apertura ufficiale dell’Anno pastorale a Porto Recanati, la visita pastorale del vescovo Nazzareno Marconi alle parrocchie della diocesi di Macerata. «Non è un’ispezione – chiarisce nella conferenza di presentazione mons. Marconi – ma un ascolto, un farsi vicino alle persone, al territorio».
È un’iniziativa normale per un vescovo oramai presente in diocesi da 5 anni, ma a Macerata – come spiega monsignor Marconi – «non si attuava da venti anni, l’ultimo a svolgerla è stato il vescovo Luigi Conti».
«Fin dalla mia esperienza da parroco – ha proseguito monsignor Marconi – ho sperimentato che ascoltare le persone è importante anche se non hai soluzioni pronte da offrire ai problemi che ti pongono; l’ascolto è un inizio indispensabile per aprire nuove strade. Voglio dare coraggio a questa Diocesi che negli ultimi anni ha vissuto grandi cambiamenti. Il terremoto, certo, ma non solo. Basta riflettere sul grande cambiamento vissuto dalle parrocchie che negli ultimi due anni sono passate da parroci di 80 anni a sacerdoti quarantenni. Per molti è stato un cambiamento forte; questa visita vuole offrire un aiuto per far funzionare anche questo cambio di passo».
L’appuntamento è per domenica 22 settembre, alle 16.30 alla Chiesa del Preziosissimo Sangue di Porto Recanati, dove monsignor Marconi proporrà una riflessione biblica sul tema della visita pastorale. Seguirà una processione che arriverà all’Arena Beniamino Gigli dove verrà celebrata la Santa Messa (trasmessa in diretta su EmmeTV canale 89).
Nella seconda parte della Conferenza stampa il vescovo ha poi offerto alcune informazioni sulla situazione post-sisma. A tre anni di distanza dal terremoto si avverte ancora il freno di una burocrazia che, con l’obiettivo di prevenire le truffe e colpire gli abusi, di fatto impedisce che la ricostruzione possa decollare, anche se vi sono oramai consolidate testimonianze di interventi svolti, nel caso specifico, dalla diocesi come “soggetto attuatore”, con riconosciuta trasparenza, correttezza ed economicità.
Pesa, ha sottolineato il vescovo, che tra la cattedrale di San Giuliano e le 4 concattedrali di Tolentino, Recanati, Cingoli e Treia, solo il duomo di San Flaviano di Recanati sia agibile, ancorché solo parzialmente. Cosicché per le circostanze più importanti è necessario rivolgersi all’abbazia di Fiastra o celebrare sul sagrato di San Giuliano.
La priorità è stata mettere tutte le comunità nella possibilità di avere un luogo in cui celebrare l’Eucaristia o con interventi di messa in sicurezza o con strutture alternative. «A San Catervo di Tolentino, a Colmurano e a Osteria Nuova, donati da Caritas italiana, sono stati realizzate delle strutture in legno, ma di qualità, che potranno essere utilizzate anche quando le chiese torneranno disponibili: sono di valore, al punto da essere individuate quali riferimento per accogliere le persone in caso di nuove – e non certo desiderate – emergenze».
Tutti i lavori di messa in sicurezza sono stati compiuti in modo da essere funzionali alle ristrutturazioni successive, in modo da non sprecare risorse.
Nella Diocesi, dentro e fuori il cratere, sono circa 60 le chiese chiuse – ha precisato il geometra Calzolaio dell’Ufficio Sisma diocesano –; nell’Unità pastorale numero 1 di Macerata “Centro storico” sono solo tre le chiese aperte: San Giorgio, Sacro Cuore e Madre Misericordia.
Per tutti gli interventi di sua competenza, anche al di là di quanto prescritto dalla legge, la diocesi ha scelto di assegnare i lavori sempre con gara pubblica e di avvalersi della collaborazione di molti professionisti e di numerose aziende locali.
Presenti all’incontro, introdotto dal direttore di EmmeTv Piero Chinellato, c’erano anche il vicario generale don Andrea Leonesi e, per l’Ufficio Sisma della diocesi, l’architetto Giacomo Alimenti, l’avvocato Simone Longhi e il geometra Osvaldo Calzolaio.