Di M. Michela Nicolais

“Impegnarsi in uno sviluppo etico degli algoritmi, farsi promotori di un nuovo campo dell’etica per il nostro tempo: la algor-etica’”. È la proposta innovativa del Papa per la rete, contenuta nella parte finale del suo discorso ai partecipanti al convegno “Promoting child dignity. From concept to action”, organizzato in questi giorni in Vaticano in collaborazione fra la Pontificia Accademia delle Scienze sociali, la Child Dignity Alliance e la Interfaith Alliance for Safer Communities,. Alle “grandi compagnie”, mai citate per nome ma presenti in filigrana in tutto il discorso, Francesco ha chiesto di mettere in campo iniziative concrete, come la verifica dell’età dei loro clienti per contrastare il dilagare della pornografia anche tra i bambini – l’età media del primo accesso a siti pornografici in rete è di 11 anni – e scongiurare ogni forma di abuso. La tutela della privacy, il monito, non può diventare un alibi per contrastare vere e proprie azioni criminose. L’appello finale è per i leaders religiosi, esortati a “bandire dalla faccia della terra la violenza e ogni tipo di abuso nei confronti dei minori”.

Un movimento globale. “L’identificazione e l’eliminazione dalla circolazione in rete delle immagini illegali e nocive ricorrendo ad algoritmi sempre più elaborati è un campo di ricerca molto importante, in cui scienziati e operatori del mondo digitale devono continuare ad impegnarsi in una nobile competizione per contrastare l’uso perverso dei nuovi strumenti a disposizione”, le parole dedicate dal Papa agli sviluppi dell’intelligenza artificiale. “Agire per la responsabilità degli investitori e dei gestori, perché il bene dei minori e della società non sia sacrificato al profitto, l’impegno da incoraggiare attraverso

“un movimento globale che si unisce agli impegni più nobili della famiglia autorevoli leaders religiosi che intendono farsi carico in modo solidale e corresponsabile di questi problemi”.

Guardare avanti con lungimiranza. “La Chiesa Cattolica negli ultimi decenni, in seguito alle esperienze drammatiche vissute nel suo corpo – esordisce Francesco riferendosi agli episodi di pedofilia – ha raggiunto una viva consapevolezza della gravità degli abusi sessuali su minori e delle loro conseguenze, della sofferenza che provocano, dell’urgenza di sanarne le ferite, di contrastare con la massima decisione questi crimini e sviluppare una prevenzione efficace. Perciò si sente obbligata anche a guardare in avanti con lungimiranza”.

La sfida, per il Papa, “è quella di favorire l’accesso sicuro dei minori” alle nuove tecnologie, “garantendo, in pari tempo, la loro crescita sana e serena, senza che siano oggetto di violenze criminali inaccettabili o di influssi gravemente nocivi per l’integrità del loro corpo e del loro spirito”.

Arginare la pornografia digitale. “Purtroppo, l’uso della tecnologia digitale per organizzare, commissionare e partecipare ad abusi su minori a distanza, anche al di là dei confini nazionali, è in rapida crescita, e il contrasto efficace di questi delitti orribili appare difficilissimo, molto superiore alle capacità e alle risorse delle istituzioni e delle forze deputate a combatterli”, il grido d’allarme di Bergoglio: “La diffusione delle immagini di abuso o di sfruttamento di minori è in rapido aumento, ed esse si riferiscono a forme sempre più gravi e violente di abuso e a minori di età sempre più giovane”. In particolare, “il propagarsi della pornografia nel mondo digitale cresce in modo vertiginoso”, sia in rete che tramite i dispositivi mobili. Per contrastare la pornografia e i rischi di abuso in rete, serve “una stretta alleanza con i media”, oltre alla mobilitazione di tutta la comunità scientifica e delle aziende del settore.

Tutela della privacy e contrasto al crimine. “Bisogna trovare un bilancio adeguato fra l’esercizio legittimo della libertà di espressione e l’interesse sociale ad assicurare che i mezzi digitali non siano utilizzati per commettere attività criminose a danno dei minori”, il suggerimento del Papa a proposito della tutela della privacy. Di qui l’appello alle società che forniscono servizi in rete, “a lungo considerate mere fornitrici di piattaforme tecnologiche, non responsabili né legalmente né moralmente del loro uso”: “Il potenziale degli strumenti digitali è enorme ma le eventuali conseguenze negative del loro abuso nel campo del traffico di esseri umani, nell’organizzazione del terrorismo, nella diffusione dell’odio e dell’estremismo, nella manipolazione dell’informazione e – dobbiamo insistere – anche nell’ambito dell’abuso sui minori possono essere ugualmente notevoli. Le autorità devono poter agire efficacemente, avvalendosi di strumenti legislativi e operativi appropriati, nel pieno rispetto dello Stato di diritto e del giusto processo, per contrastare le attività criminali che ledono la vita e la dignità dei minori”.

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