È finita oggi la Visita Pastorale alla UP Pollenza-Rambona, una settimana intensa e positiva di incontri con le tante realtà umane di questo territorio industrioso, ma segnato da una crisi occupazionale che il terremoto è venuto ad accentuare.

Ho toccato con mano la crisi dell’economia che costringe i giovani ad andarsene

Come in tutto il territorio interno maceratese, girando per le case si tocca con mano la scomparsa di un’economia che è stata fiorente fino al 2000. L’economia della produzione industriale “in sub-appalto” dalle Grandi Firme della moda e del mobile, con le piccole ditte di confezioni, di cappelli, di mobili e di calzature fatte nei capanni dietro casa, che dava lavoro a centinaia di operai ed operaie, tutti qualificati come bravissimi artigiani. Oggi questa realtà è del tutto scomparsa, con il trasferimento delle lavorazioni all’estero, in altri paesi della Comunità Europea, dove sono eseguite a prezzi stracciati perché realizzate in condizioni di lavoro giustamente inaccettabili per noi. Questa economia dagli anni ‘60 al 2000 aveva portato benessere, crescita di abitanti e piena occupazione. I figli che grazie a questo benessere hanno studiato all’università, sono però purtroppo già altrove, o dopo un’ultima vana ricerca di lavoro qualificato se ne stanno andando ogni giorno.

I Comuni stentano a dialogare tra loro;
la Chiesa, senza schierarsi, offre
la disponibilità a favorire
momenti di incontro

Di questo abbiamo parlato in un bel colloquio molto cordiale tenutosi in Municipio con tutto il Consiglio Comunale e i due Parroci della Unità Pastorale, condividendo al di là delle divergenze di idee tra Maggioranza ed Opposizione, il comune sentire sia dalla Chiesa, che di chi ha a cuore il bene pubblico. Trovare nuove e sagge strade sia di ricostruzione post-sisma che di sviluppo e lavoro, è oggi più difficile. Infatti a detta degli stessi Amministratori, si sono accentuate le divisioni tra Comuni vicini; manca un progetto condiviso di territorio, ma prima ancora manca uno spazio e una disponibilità al dialogo tra le persone che si occupano di politica e di amministrazione. A questo proposito come Vescovo, ribadendo che la Chiesa non si schiera nel sistema politico, ma vuol dialogare con tutti in vista del bene comune, ho ribadito la mia disponibilità, purché tutto avvenga nella chiarezza e nella trasparenza, a favorire momenti di incontro tra le Amministrazioni dei 13 Comuni della nostra Diocesi. «La mia casa non è grande – ho detto  – ma è sempre accogliente se serve uno spazio neutrale per far incontrare persone di idee ed appartenenze diverse, ma tutte animate dalla ricerca del bene comune».

L’aspetto più spirituale della visita si è svolto nelle belle celebrazioni eucaristiche, a Cantagallo, al Trebbio, nel Salone dell’Oratorio che sostituisce dai giorni del terremoto la Chiesa di San Biagio, nella piccola Chiesa dell’Immacolata ed in quella del Monastero delle Clarisse. Un po’ di febbre, anche i Vescovi soffrono dei mali di stagione, mi ha impedito di celebrare nella tenda presso l’Abbazia di Rambona, dove però ho celebrato già altre volte e dove cercherò presto di tornare per incontrare quella piccola, ma fedele comunità.

Altrettanto significativa, almeno per me, è stata la visita alle scuole presenti sul territorio: da quella dell’infanzia fino alle medie. Sono sempre stato accolto con simpatia ed affetto, scherzando con i ragazzi sulle loro fatiche a imparare le lingue, che sono però preziose in una diocesi così missionaria come la nostra. Una catechista, madre di una piccola dell’asilo, mi ha riferito che la bambina è tornata a casa dicendo: «Mamma, oggi mi è venuto a trovare all’Asilo quel signore che si chiama Vescovo».

Anche se gli incontri sono collettivi,
la Visita è un’occasione di grazie
in cui il Signore visita il suo popolo
e lui lo sa fare uno per uno

La piccola Chiara, che ha inteso la Visita Pastorale come una cosa fatta personalmente per lei, non si è sbagliata. Se io visito chi posso e necessariamente guardo le persone come un gruppo indistinto, la Visita Pastorale è però una occasione di grazia in cui è il Signore che visita il suo popolo e Lui lo sa fare uno per uno.

Toccato nel cuore da due bambini ammalati
e dalle loro giovani famiglie:
testimonianza esemplare

Tra i tanti ammalati, incontrati nelle loro case, mi sono rimasti nel cuore due bambini e le loro famiglie. Ambedue malati molto seriamente, accolti con amore ed accuditi con una dedizione ammirevole, mi hanno fatto contemplare come la fede può illuminare i momenti più bui della vita di una famiglia, anche giovane come queste due, e farne dei fari di luce e speranza per tutto il paese. Quando il Vangelo lo predica la gente comune: con i fatti e stando con fede in croce, tocca il cuore anche di un vescovo che avendo sempre a che fare con le cose sacre potrebbe perdere la capacità di meravigliarsi dell’azione di Dio.

Coi giovani sportivi la sottolineatura
che per giocare come per vivere
bisogna seguire le regole,
impegnarsi e fare squadra

Questa Visita Pastorale si è poi movimentata nella bella celebrazione con i ragazzi ed i giovani sportivi, in particolare la squadra di calcio e quella di pallavolo femminile. Parlando con loro di come lo sport può essere una preziosa scuola di vita ho ricordato tre cose che insegna il gioco di squadra. Per giocare come per vivere: non basta seguire le voglie, bisogna saper prima osservare le regole. Poi non si ottengono risultati senza un impegno serio e fedele. Infine chi gioca solo per sé e non sa fare squadra, non vincerà mai la partita, né quella del gioco né tantomeno quella della vita.

Nella festa della domenica conclusiva all’oratorio, festa del Patrono S.Andrea, è stato acceso l’albero di Natale, con un augurio di bene pieno di affetto a tutta la Diocesi.

Alcune immagini di momenti della Visita pastorale

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