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Adolescenti: l’inquietante amo social lanciato dalla politica

Felpa e cappuccio. Zaino in spalla. Una ravviata ai capelli, lo sguardo obliquo, occhi socchiusi. Si radunano, uno dopo l’altro, nel piazzale antistante la scuola. Il passo è spedito, perché a questa età non ci si può mica permettere distrazioni. Almeno fino a quando un compagno si avvicina. Allora sì che è possibile un sorriso complice, o una pacca. Si cresce insieme, che diamine, coltivando amicizie traverse che un adulto non potrà mai comprendere. Ci si muove tra spigoli e strappi, e continui incidenti di percorso.

Simon Blackburn, nel suo libro “Specchio delle mie brame. Pregi e difetti del narcisismo” sottolinea come gli adolescenti siano concentrati sulla propria vita, non per arroganza ma per insicurezza. Con una consapevolezza di sé così intensa da risultare perfino dolorosa.
Il filosofo britannico suggerisce, seppure indirettamente, un parallelo tra il mondo degli adolescenti e quello della politica. In questo caso, tuttavia, l’arroganza di alcuni leader non trova alcuna giustificazione. Si credono carismatici. Tendono ad auto-esaltarsi. Hanno una preoccupazione smisurata per l’apparire. Ma alla fine sono incapaci di portare a compimento le loro idee.

Ora qualcuno potrebbe chiedersi cosa accadrebbe se i protagonisti di questa politica narcisista e incoerente tentassero di penetrare nel mondo degli adolescenti. Quale canale dovrebbero scegliere se non quello ovvio degli smartphone e dei social? La trasmissione televisiva “Report” ha rivelato che uno degli uomini politici che in Italia va per la maggiore, ha speso dall’inizio dell’anno 140 mila euro per diffondere contenuti su Facebook. Alcuni di questi interventi erano rivolti proprio alla fascia di età degli adolescenti. Sì, perché la piattaforma di Zuckerberg consente di differenziare il target di riferimento degli inserzionisti sulla base di alcuni parametri: età, orientamento sessuale, livello di istruzione, affinità di etnia. Normale, quando si deve promuovere un cosmetico.

Inquietante, invece, quando si tratta di diffondere propaganda politica, sopratutto se questa propaganda è indirizzata a minori. Selfie, dirette “live”, monologhi senza contraddittorio, ritmi ed inquadrature da youtuber di professione. Ragionamenti che esaltano l’intolleranza e la paura nei confronti dei diversi. Il tono usato è goliardico, come se si potesse ridere di ogni cosa. “Account marionetta” utilizzati per rendere virali alcuni contenuti, accumulare “like”. Non è più il tempo di grandi narrazioni, di pensieri unificanti. La coerenza si giudica su un arco temporale sempre più breve. Proliferano in rete frantumi di politica che fanno leva sull’insicurezza, e vedono proprio negli adolescenti i loro fruitori ideali. Sdraiati sul divano o sul letto, luce spenta, smartphone in mano.

È ancora Blackburn a ricordarci come alcuni politici siano molto bravi a controllare quali concetti debbano essere promossi ed esibiti, martellando nella testa della gente la più deprimente delle idee politiche: “TINA – There is no alternative”. Invece no, l’alternativa esiste. È vero: si è diffusa, anche tra i banchi di scuola, una cultura che inneggia al “forte” di turno, che disprezza gli stranieri, le persone diversamente abili, e gli “sfigati” di ogni colore. Ma ci sono anche segnali di speranza: la sensibilità nei confronti delle problematiche ambientali, la richiesta di una politica che abbandoni i toni dell’odio e del rancore. Diamo fiducia ai nostri adolescenti, facciamo maturare in loro adeguati strumenti di giudizio. Saranno i primi ad escludere dalla loro cerchia i politici narcisi che giocano a fare i ragazzini.

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