«“Ave, Maria, piena di Grazia, ave!”. La voce è un dolce arpeggio come di perle gettate su un metallo prezioso. Maria trasale e abbassa lo sguardo. E più trasale quando vede la fulgida creatura inginocchiata ad un metro circa di distanza da Lei e che, con le mani incrociate sul petto, la guarda con una venerazione infinita. Maria balza in piedi e si stringe alla parete. Diviene pallida e rossa alternativamente. Il suo viso esprime stupore e sgomento. Si stringe inconsciamente le mani sul seno nascondendole sotto le larghe maniche, si curva quasi per nascondere il più possibile il suo corpo. Un atto di pudore soave.
“No. Non temere. Il Signore è teco! Tu sei benedetta tra tutte le donne”… » [Maria Valtorta, L’Evangelo come mi è stato rivelato, Centro Editoriale Valtortiano, 2004, Vol. Primo, p. 98]

Leonardo da Vinci, Annunciazione (Firenze)

È una parte del racconto di Maria Valtorta (la nota mistica cattolica vissuta tra la fine dell’Ottocento e sino a metà Novecento) in merito all’Annunciazione, scritto l’8 marzo del 1944.

La Vergine Maria ha una reazione pienamente umana nel momento in cui le appare quell’essere, l’Arcangelo Gabriele, quel messo divino: «una luce che ha preso colore di carne, di occhi, di chioma, di labbra, una luce che si muove e sorride e guarda e parla», dice la Valtorta.

Timore, stupore, sgomento. A ben vedere, e a leggere tutto il racconto, si intuisce un atteggiamento di chi, in fondo, attendeva già con fiducia e speranza un qualcosa, un avvenimento importante per sé e per il bene di tutta l’umanità.

Noi in questi giorni nell’affrontare l’emergenza sanitaria come viviamo? Attendiamo qualcosa o qualcuno che ci aiuti ad affrontare la situazione? Tra i sentimenti principali sono stati esaminati e descritti in questi giorni l’impotenza e una paura che attanaglia l’umano. E dobbiamo farci i conti, se vogliamo affrontare le circostanze senza soccombere.

Ma che cosa può vincere la paura, dunque? Un puro e purificato atto di affidamento, perché hai familiarità con Dio; puoi avere paura, ma nello stesso tempo puoi affidarla, in modo che non ti determini. Vivere con coraggio nel luogo dove ti ha voluto Dio, in quel momento preciso del tempo e della storia. A noi sta a dire sì oppure no di fronte a ciò che capita.

Beato Angelico, Annunciazione (Firenze)

Maria, come si legge primariamente nel Vangelo di Luca (1,26-38), ha detto sì. Ma perché sapeva in cuor suo di essere di fronte ad una Presenza sicura, certa, di cui fidarsi e a cui affidare la sua scelta. «È una presenza, non le nostre strategie, la nostra intelligenza, il nostro coraggio, ciò che mobilita e sostiene la vita di ognuno di noi [J. Carrón, Corriere della sera, 1.3.2020]».

Noi come Maria abbiamo gli stessi sentimenti davanti a un Destino che non conosciamo, davanti ai fatti che ci spaventano; ma oggi noi pure possiamo guardare a chi ci testimonia la possibilità che «solo il Dio che entra nella storia come uomo può vincere la paura profonda» [ibidem]. Cerchiamo quelle presenze, e diventiamo noi stessi persone in cui si può vedere in azione una esperienza di vittoria sulla paura. A partire dal sì di Maria, di tanti santi, di tante persone umili che affrontano le circostanze difficili senza fuggire.

E ci sarebbe un altro aspetto, questa volta terra terra, che vado considerando.
Per me, per noi quasi sempre distratti di fronte a opere d’arte importanti, noi che
viviamo oggi in un clima non proprio ideale per tranquillità e serenità, ecco un voler condividere una modalità per allargare lo sguardo e puntarlo verso certi particolari. Questo è capitato a me sfruttando i momenti di forzato riposo per vincere la paura: cercare Dio attraverso i minimi particolari, anche nel giorno della festività dell’Annunciazione.

Il presupposto è che “interessarsi alle immagini cristiane e studiarne il significato e la storia vuol dire penetrare nel giardino, sempre un po’ segreto, della fede; vuol dire comprendere la fede vivente” (E. Utrecht, Dizionario dei simboli cristiani, Arkeios 1995).

A quanti è passata davanti agli occhi almeno una volta una fra le tantissime immagini che raffigurano l’Annuncio dell’Arcangelo Gabriele a Maria? Ne esiste una gran quantità. Il tema è ripreso e raffigurato da pittori, scultori, in affreschi, quadri, icone, miniature, pale d’altare, mosaici, bassorilievi e statue, ecc.

Lorenzo Lotto, Annunciazione (Recanati)

In alcuni casi, come ad esempio nell’Annunciazione di Lorenzo Lotto custodita nella Pinacoteca di Recanati, può essere individuato un elemento posto lì dall’artista: un libro. Avete presente?
Nei Vangeli (in quelli ufficiali e negli apocrifi) non c’è nessun riferimento però alla presenza di questo oggetto. Invece Maria viene mostrata in alcune opere con un libro aperto, nell’atto di leggere o mentre ne distoglie lo sguardo, in un ambiente simile ad uno studio. Ma il libro in quanto tale all’epoca di Maria e nell’ambito culturale in cui è nata e cresciuta, neppure esiste. Semmai, presso gli ebrei, è in uso il rotolo…

La tradizione preferita in Occidente e nota in Oriente solo per l’influenza occidentale (vedi affreschi del monte Athos del sec. XVI) vuole che Maria stesse meditando la Bibbia e cioè, secondo le convinzioni di alcuni Padri della Chiesa, il passo del profeta Isaia (7,14): «Ecco la Vergine concepirà…»; oppure che stesse leggendo un salterio, come dicono le Meditationes vitae Christi, libro caro agli artisti di fine Medioevo.

Tra le prime e più famose opere che rappresentano l’Annunciazione, proviamo a portarne qualcuna alla mente: l’affresco di Giotto nella Cappella degli Scrovegni, che fa da sfondo al titolo di questo articolo (Padova, 1305 ca); l’olio su tavola di Simone Martini (Firenze, Uffizi, 1333); l’Annunciazione del Beato Angelico nel Convento di San Marco (Firenze, 1440 ca), quella di Leonardo (Uffizi, 1475 ca), e il Barocci a Loreto, il Lotto qui a Recanati, e via via sino ai nostri giorni.

Molto di più si potrebbe dire anche sul fatto che il libro sia aperto, oppure chiuso o, ancora, dischiuso, con il dito di Maria che è lì tra le pagine a tenere il segno, come nel sacello della Santa Casa di Loreto…

Ecco quindi: nel cercare quella Presenza che aiuta a vincere la paura, l’attenzione è stata attratta dal libro: raffigurato in moltissime Annunciazioni – come abbiamo visto – mi appare come segno e simbolo della Legge divina, della dottrina della fede cristiana; è lì per ricordarmi la presenza reale di Cristo, il Verbo di Dio, in mezzo a noi; è il segno della parola di Dio che s’incarna in quella giovane ragazza «termine delle profezie, luogo dove la profezia avrebbe trovato la sua dimora conclusiva» [Luigi Giussani, Beata tu che hai creduto. Spunti di meditazione sull’Angelus, Milano, Cooperativa Editoriale Nuovo Mondo srl 1992, p.31].

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