Come vivere la fede e fare comunità all’epoca del coronavirus

Le risposte del vescovo alle domande del Resto del Carlino

Testo integrale delle risposte del vescovo Nazzareno Marconi nell’intervista rilasciata al Resto del Carlino dove, per comprensibili esigenze redazionali, è uscita in versione ridotta.

1) Qual è la distinzione fra preghiera personale e preghiera liturgica?
La prima cosa da chiarire è che per noi cristiani la regola della preghiera ce l’ha data Gesù con il Padre nostro, che è una preghiera al plurale, è una preghiera con la quale anche se la recito da solo sono sempre in un contesto di fraternità, di legame almeno spirituale con tutti i figli di Dio che si rivolgono al Padre. Perciò ci può essere una preghiera cristiana “personale”, cioè che faccio anche quando sono solo, ma non può esserci una preghiera “individualistica”, in cui “me la vedo con Dio tutto da solo”. La preghiera liturgica è un passo avanti nel fatto che siamo insieme a pregare: nella preghiera liturgica infatti si prega in comunità, condividendo le parole ed i gesti in unione con tutta la Chiesa. Preghiera liturgica non è solo la Messa, ma anche la recita dei salmi delle Lodi o dei Vespri, perché si prega con la parola che la Chiesa ha scelto per quel giorno e quel momento. In ogni parte del mondo si fa infatti la stessa preghiera, e ognuno è voce di tutta la Chiesa e prega per tutta la Chiesa. Se per emergenza debbo pregare da solo, se prego la Liturgia delle ore, cioè le Lodi o i Vespri, è vera preghiera liturgica, perché sono solo ma non solitario, prego in unione con tutta la Chiesa.

2) Tenendo presente che i sacramenti non possono essere amministrati a distanza, si può pensare “alla Messa in Tv” come a una modalità che rimane nell’ambito della preghiera personale, ma che avvicina a quella liturgica?
“Assistere” alla Messa in TV o con altri media non è certo la stessa cosa che “parteciparvi” stando in Chiesa. Non solo perché non possiamo fare la Comunione, ma anche perché la Messa è l’incontro col Signore nel suo corpo che è la Chiesa, rappresentata dall’assemblea radunata per celebrare l’Eucaristia. Se però la situazione attuale ci costringe solo ad assistere alla Messa in TV e con altri media, non vuol dire che questo non valga nulla. Lo dimostra un miracolo accaduto a Santa Chiara d’Assisi intorno al 1225. La Santa, che non poteva partecipare alla celebrazione della messa di Natale perché molto malata, ottenne il miracolo di vedere proiettate sulle pareti della sua cella le scene della celebrazione, nello stesso istante in cui esse si svolgevano nella cappella. Proprio per questa assistenza miracolosa alla liturgia fu dichiarata patrona della televisione!
Non dobbiamo poi dimenticare che assistere alla Messa in Tv e attraverso altri media lo si può fare in tanti modi, quindi è giusto indicare come fare per vivere al meglio questo particolare tipo di preghiera. Consiglio 5 piccole regole: Prima di tutto prepararsi per tempo, con silenzio ed attenzione, in modo da assistere alla celebrazione con tutto il cuore e fin dall’inizio. Magari spegnendo, anche se siamo in casa e non in chiesa, cellulari e altre distrazioni. Poi seguire sempre la Messa in diretta, in questo caso siamo più vicini alla comunità che celebra vivendo nello stesso tempo gli stessi gesti e le stesse parole. Come accadde a santa Chiara. Quindi creare uno spazio sacro anche in casa. Cioè per dare tutta l’attenzione del cuore non fare altre cose, mettersi in condizione di potersi alzare e sedere e se si vuole inginocchiarsi per essere partecipi anche con i gesti, e infine in un angolo visibile mettere dei segni sacri che ci aiutano a pregare ed a capire che siamo in comunione con la comunità che celebra: una immagine, un lume acceso, dei fiori… Se possibile creare una comunità di ascolto: la preghiera fatta insieme a chi vive con noi fa fare un salto di qualità alla celebrazione, perché sperimentiamo la vicinanza fisica di fratelli che pregano. Infine è bene fare una preghiera personale e silenziosa per qualche minuto dopo la fine della celebrazione, per renderci conto di ciò che abbiamo vissuto e ringraziare il Signore.

3) Visto che non ci si può confessare, può essere utile un colloquio telefonico o online con un sacerdote?
Questo esiste da tanto e si chiama “accompagnamento spirituale”. Già nel 1500 lo si faceva “a distanza” usando la posta. Queste lettere dei padri spirituali antichi sono a volte giunte fino a noi e sono un tesoro di sapienza. Infatti nessuno di noi vede bene se stesso: c’è chi minimizza i propri difetti e anche peccati, e chi li esagera, per questo il confronto con una guida saggia ci aiuta a lottare contro il male che è in noi e soprattutto ci consiglia su come mettere a frutto le occasioni di bene che la vita ci offre. Da confessore le posso dire che la gente fa molti più peccati di omissione, cioè perde occasioni preziose di bene, che di commissione, cioè fare liberamente e coscientemente azioni cattive. Questo accompagnamento però va fatto bene, il rischio è che diventi una Chat (che vuol dire chiacchierata, quando non significa “chiacchiera”). Accompagnare spiritualmente è un’arte, richiede pazienza, ascolto, poche parole di consiglio ben ponderate e se invece che parole personali del prete sono insegnamenti dei Santi e Parola di Dio, tanto meglio. Chi fa questo cammino bene cresce nella fede e quando potrà di nuovo confessarsi lo farà con grande frutto.

4) Rimarrà qualcosa di queste modalità online, quando, speriamo, l’emergenza Covid-19 sarà lontana?
Credo di sì, e un po’ lo spero. La familiarità acquisita con l’assistenza alle Sante Messe attraverso i media darà occasione per tornare a frequentarli quando non si potrà partecipare di persona a una celebrazione. Oppure la maggiore dimestichezza acquisita con Internet, incoraggerà a prendere parte a eventi che si svolgono lontano da noi: penso a quelli del Papa, di Loreto, della Terra Santa, o anche dei nostri missionari lontani. Sul piano pastorale, l’uso intensivo di Skype, Zoom… specie a livello giovanile, forse ci faciliterà nel lavorare più insieme, visto che fare una videoconferenza anche con giovani che magari per motivo di studio o lavoro stanno lontani nella settimana, è più facile che ammassare tutti gli incontri il sabato. In definitiva vale la regola del discernimento consigliata da san Paolo ai primi cristiani: «Esaminate ogni cosa, conservate ciò che è buono» (1Tess 5,21).

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