«Non sarebbe bastata una chiesa per salutare il nostro fratello don Giuseppe. Adesso che è vicino a nostro Signore e non starà fermo neanche lì, chiediamo la sua protezione. Faremo una cerimonia per tutti i nostri fratelli che non abbiamo potuto accompagnare in chiesa appena tutto sarà finito»: queste le parole di commiato del vescovo Nazzareno Marconi a don Peppe Branchesi, la cui salma è stata benedetta all’ingresso del cimitero di Treia, dove, per suo espresso desiderio è stato tumulato nella cappella dei sacerdoti defunti.
Notissimo in diocesi e anche oltre i confini maceratesi, la notizia si è subito diffusa e sono cominciati ad affluire ricordi e testimonianze. Ne proponiamo tre di persone che gli sono state particolarmente vicine.
Per padre Luciano Genga, guardiano dei frati minori del SS.Crocifisso di Treia, «don Giuseppe è stato un fratello e un padre, abbiamo vissuto tanti momenti insieme e la sua giovialità e generosità mi facevano sentire sempre accolto e voluto bene; tutta la comunità ha gustato la sua presenza e ora che è arrivato alla Casa del Padre, che sempre ha servito come pastore, continuerà a vegliare su tutti quelli che ha custodito qui in terra. Ci mancherà tanto soprattutto la sua singolare estrosità, ciao don Peppe da tutti noi frati del Santuario di Treia e di Forano».
Commosso il ricordo espresso anche dal presidente della provincia Antonio Pettinari: «Don Peppe era convinto assertore della dignità della persona, della famiglia, della solidarietà, come pure dell’ambiente, della cultura e dello sport, nonché dei diritti della salute, dell’istruzione, dell’uguaglianza. Un sacerdote che partecipava attivamente alla vita sociale della parrocchia e anche dell’intera comunità provinciale; i suoi interessi e le sue iniziative non avevano confini, né geografici, né tematici. Tra le tantissime azioni ci sono le missioni in America latina (Argentina e Brasile) e in Africa, il sostegno ai terremotati del sisma del ’97 con le diverse città dei polentari d’Italia, i gesti di solidarietà alle zone terremotate del 2016 quali Castalsantangelo, Muccia e altri Comuni, le collaborazione con diverse pro loco, tra cui Treia, Macerata e altre; né posso dimenticare la polenta offerta a tutti, durante la Raci negli anni in cui era organizzata dalla Provincia. Don Peppe sapeva arrivare al cuore delle persone, chi lo conosceva ne restava colpito per la simpatia, la curiosità, l’allegria e l’esuberanza. Sapeva farsi voler bene, amava la compagnia e utilizzava ogni occasione per dare insegnamenti e messaggi non solo religiosi, ma anche sociali, culturali e ambientali. Era un grande sostenitore delle nostre eccellenze paesaggistiche, storico, culturali e soprattutto agroalimentari; sempre al fianco delle campagne, della sua Coldiretti e delle altre associazioni in difesa e valorizzazione dei nostri prodotti tipici enogastronomici. Don Peppe è stato un vulcano di idee e iniziative, utilizzava ogni occasione e circostanza per stare tra la gente e in particolare tra i giovani, per svolgere al meglio la propria missione di prete. Ho avuto l’onore e il privilegio di trascorrere quarantacinque anni della mia vita con lui, è stato un dono del Signore. A noi che l’abbiamo conosciuto e amato resta il ricordo e soprattutto l’esempio. Don Peppe insieme a Giovanni (Soldini, l’ex assessore e dirigente scolastico, marito della sorella di don Peppe, Maria Pia, morto prematuramente il 1° marzo 2016), e ai tanti amici ritrovati in cielo ci proteggerà da lassù».