di Patrizia Caiffa

In Italia ci sono 6,2 milioni di mamme con almeno un figlio minorenne. Sempre meno quelle più giovani (l’età media al parto cresce e nel 2019 tocca i 32,1 anni, il tasso più alto in Europa), molte di loro sono costrette a rinunciare alla carriera professionale (tra i 25 e i 54 anni solo il 57% delle madri risulta occupata rispetto all’89,3% dei padri), non possono appoggiarsi a una rete per la prima infanzia (solo il 24,7% dei bambini frequenta un servizio socio-educativo per la prima infanzia) e spesso devono modificare qualche aspetto della propria attività lavorativa per cercare di conciliare lavoro e vita privata.  È questo il quadro che emerge dall’analisi di Save the Children nel rapporto diffuso oggi “Le equilibriste: la maternità in Italia 2020”. Emerge chiaramente che “la condizione delle madri in Italia non riesce a superare alcuni gap, come quello molto gravoso del carico di cura, che costringe molte di loro a una scelta netta tra attività lavorativa e vita familiare”. La situazione già critica è peggiorata con l’emergenza Covid-19, specie per 3 milioni di lavoratrici con almeno un figlio piccolo (con meno di 15 anni). Secondo un’analisi elaborata da Save the Children sui questionari somministrati dall’Associazione Orlando a quasi mille mamme, sul fronte lavorativo le mamme nell’ultimo periodo sono sempre più “equilibriste”: nonostante quasi la metà delle intervistate (44,4%) stia proseguendo la propria attività lavorativa in modalità agile, tra queste solo il 25,3% ha a disposizione una stanza separata dai figli e compagni/mariti dove poter lavorare, mentre quasi la metà (42,8%) è costretta a condividere lo spazio di lavoro.
In questo periodo, per 3 mamme su 4 tra quelle intervistate (74,1%) il carico di lavoro domestico è aumentato, sia per l’accudimento di figli, anziani in casa, persone non autosufficienti, sia per le attività quotidiane di lavoro casalingo (spesa, preparazione pasti, pulizie di casa, lavatrici, stirare). Il 43,9% dichiara un forte aumento del carico domestico, mentre il 30,2% lo considera aumentato di poco. Solo per una mamma su cinque la situazione di emergenza ha rappresentato un’occasione per riequilibrare la ripartizione del lavoro di cura e domestico con le altre persone che vivono insieme a lei (19,5%).

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