Anche se il Covid–19 ha reso quest’anno del tutto eccezionale, cancellando o ribaltando realtà che parevano inamovibili, ci sono consuetudini profondamente radicate, come le vacanze estive, che stanno comunque tentando di trovare una via di realizzazione. E il nostro popolo, che deve fare i conti pure con un Paese povero di materie prime, cerca di sopperire anche in questo ambito mettendo a frutto la fantasia.

Non tutto il male viene per nuocere, si usava dire, perciò – senza minimizzare in alcun modo la tragedia che ci ha colpito – vorrei indicare alcuni segnali positivi che l’arte di arrangiarsi in cui siamo maestri sta facendo emergere. La normativa Covid per mantenere il distanziamento sociale incoraggia la condivisione di iniziative tra familiari e conviventi. In chiesa come al parco pubblico, al ristorante come in auto, il nucleo familiare o di conviventi si può muovere come una sola persona e tutto lo incoraggia a farlo. Si stanno così riscoprendo le vacanze familiari. Chi ha vissuto gli anni Sessanta sa bene che questo tipo di vacanza caratterizzato da ritmi rilassati, più diurno che notturno, più attratto dalle bellezze che dal rumore e dalla confusione, ha un fascino particolare che stavamo tutti dimenticando. Se il lockdown ci ha insegnato che una famiglia costretta a stare in casa ne ha tratto spesso l’opportunità per ricominciare a dialogare e magari a sopportarsi e crescere nell’amore, questo tempo di vacanze familiari potrebbe consolidare quanto abbiamo costruito. Visto che andare all’estero è ancora complicato, questa estate è poi un tempo propizio per riscoprire le bellezze vicine, con tre doni che il buon Dio ha sparso a profusione in ogni angolo d’Italia: paesaggio, arte e spiritualità.

Invito tutti ad aprire la carta geografica della propria regione, magari nella forma elettronica di Google Maps e digitare parole “magiche” come: abbazia, eremo, convento, santuario, pellegrinaggio… Subito vedrete apparire inaspettate e bellissime occasioni per una vacanza che rigeneri il corpo e nutra la mente e l’anima. Molti stanno scoprendo solo ora di ave- re capolavori di arte e paesaggio a portata di mano, così come luoghi di intensa spiritualità che non apprezzeremo mai abbastanza.

Questo periodo post–lockdown sembra mostrare una ripresa significativa di tutto il nostro entroterra verso la montagna. Se questa tendenza si consoliderà, sarà la conferma che per far vivere il nostro comparto turistico interno non servono numeri enormi, basta qualità e continuità di afflusso, né servono eventi straordinari a tutti i costi (costi spesso assai salati). Ci serve un “ordinario” di qualità: una ospitalità cordiale e a buon prezzo, la cura della pulizia ovunque, buon cibo semplice con prodotti del territorio accompagnato dal nostro vino presentato bene, punti vendita a Km 0, la manutenzione delle strade interne e la vigilanza che ne aumenti la sicurezza, sentieristica curata (con tracciati per famiglie sicuri e ben segnalati, e vie di pellegrinaggio protette dal traffico e dotate dei servizi essenziali a basso prezzo), punti informativi collegati tra loro e con informazioni aggiornate, una segnaletica anche online efficace, le nostre chiese e i nostri piccoli musei restaurati e resi accessibili (con modalità e costi che non scoraggino i nostri piccoli Comuni), l’espansione della rete di piste ciclabili…

Molte iniziative vanno già in questa direzione, ma è a tutti evidente la necessità di accelerare e di dare organicità agli interventi, favorendo sempre più collaborazioni, sinergie, integrazioni, unioni… che troveranno un moltiplicatore vincente nel calore dell’accoglienza connaturale alla nostra gente.

Intanto, studiando le norme che regolano la riapertura dei centri estivi, ho visto tornare alla memoria le bellissime vacanze tra amici del tempo dell’università: primi anni 80. Un gruppo ben organizzato di nove amici e amiche, che viva la vacanza come gruppo stabile, verifichi ogni mattina la temperatura e si sposti noleggiando un unico mezzo, il mitico pulmino a 9 posti, ha davvero infinite possibilità. Se si scelgono in alberghi economici le solite tre stanze a tre letti, si può mangiare senza problemi di distanziamento entro il gruppo. Basta tenere nota accurata dei luoghi visitati, per verificare eventuali contatti, e si è perfettamente in regola con le norme di sicurezza. Così si può, con poca spesa, girare l’Italia, scoprirne le bellezze e dare una mano a tante persone che lavorano nel settore turistico e quest’anno incontrano difficoltà serie a garantirsi lo stipendio.

So bene che sono un vescovo e non un manager pubblico o un tour operator, ma se il mio compito è educare alla vita buona del Vangelo, anche guardare avanti al futuro della nostra terra e proporre di vivere questa estate in maniera positiva e serena, senza intristirsi in una lamentela sterile perché non si possono fare le cose che si facevano fino a ieri, mi sembra faccia parte del mio lavoro. Perciò: Buone vacanze e che Dio vi benedica tutti.

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