Il Vescovo all’Assemblea
«Lo Spirito di servizio… è una delle scelte non forse dichiarate, ma profonde,
dell’Azione Cattolica di sempre» ci ricorda Vittorio Bachelet: è su questa strada che sabato 5 settembre, presso l’Istituto Salesiano di Macerata l’A.C., dopo il rinvio di marzo per il Covid, ha celebrato la XVII Assemblea diocesana.

Al termine di una bellissima e partecipata giornata sono stati eletti i rappresentanti del nuovo triennio. “Oggi mi devo fermare a casa tua”, slogan e “sfida” lanciata da papa Francesco nell’Evangelii Gaudium per un’Azione Cattolica e una Chiesa “in uscita”. E proprio sul senso dell’abitare e dell’accogliere si è incentrata la riflessione del vescovo
Nazzareno Marconi. Sul significato profondo del accogliere e dell’abitare come
capacità di rendere un luogo accogliente, dar vita a una la città dell’uomo comedimora ospitale. Tre le parole chiave: servizio come evangelizzazione nel quotidiano, ascolto e fraternità.

don Luigi Taliani e Francesco Garbuglia

Dopo la preghiera con il Vescovo, Francesco Garbuglia, presidente diocesano uscente
ha salutato e ringraziato Luca Girotti Delegato Regionale. La relazione del Presidente ha guardato il triennio passato ma ha offerto anche anche prospettive per il futuro. Ha sottolineato la capacità di cambiamento che parte dal cuore di ognuno e che porta al rinnovamento, consapevoli della fragilità descritta usando la metafora del volo di un velivolo ultraleggero.

Consapevoli della nostra fragilità ma esploratori fuori dalla parrocchia in un servizio
solidale che si apre nella prospettiva degli ultimi e guarda ad una Azione cattolica più
agile e snella. Partendo dall’ospitalità mediterranea simboleggiata dal caffè, il pane e il vino, arrivano tre testimonianze.

L’Assemblea

Massimo D’Este fornaio che ha fatto riflettere sulla sacralità del pane, del lievito, del tempo dell’attesa, poi Valentino Caporaletti, produttore di vino, che ha indicato nel termine felicità, il bere in compagnia non è ubriacarsi ma condividere nella gioia della fede e infine Paolo Carassai ha approfondito quel “Vuoi un caffè” che vuol dire ho tempo per te. «È dall’esperienza, dall’incontro, dall’amicizia che nasce il mio cammino verso Dio, verso una
conversione che dalla storia, dalla quotidianità, dall’incontro di volti concreti, di
storie di amori, di delusioni, di lutti, di malattie di gioie, di adozioni, di vite spezzate
ma anche di vite ritrovate». In tutto questo è il senso della vita. Perché mai aprire la
porta della mia casa del mio cuore, della mia anima all’altro, per condividere il caffè?
Paolo Carassai lo spiega: «Perché l’altro è il mio prossimo per il quale come per
Caino siamo chiamati ad essere “custodi”. L’altro è anche lo specchio attraverso il
quale prendo consapevolezza dei miei limiti, delle mie risorse in una relazione fatta
di legami affettivi; l’altro è il volto di un Dio che mi si è fatto prossimo e che non
finisce mai di stupirmi. Aprirsi all’altro non è più solo un “fare del bene” è ​
coinvolgimento. Questa è la logica delle adozioni e dei nostri 23 affidi di coppia; non
si tratta più di accogliere dei figli in difficoltà ma permettere alle nostre anime di
rigenerarsi e di nutrirsi. Aprire la porta significa aprirmi a una umanità che mi
appartiene, sfondare quel muro invisibile che mi fa pensare a un “noi” e un “loro” che
mi pone un distinguo sui colori di una pelle, essenza di una diversità necessaria per
un caffè che è miscellanea di qualità diverse, che è sintesi di sapori e corposità

Francesco Garbuglia e Paolo Carassai

diverse di grani maturati, essiccati da soli diversi, setacciati e selezionati da storie,
drammi e salvataggi diversi… che dire di quell’aroma, profumo di appartenenze
culturali a me sconosciute, profumo di una sintesi di sensibilità diverse, di mondi
religiosi diversi? Quanto è piccolo allora pensare alla politica come gestione di un
potere che si distingue per le sue misere appartenenze di destra, di sinistra o di un
centro sempre più evanescente e non fermarsi a misurare il mondo, come dice il
nostro presidente nazionale di A.C. tra esseri che stanno sopra, belli, appagati,
realizzati e poveri cristi che stanno sotto, sotto il giogo di sfruttamenti neanche tanto
occulti. Volti anneriti dalla storia, impolverati da criteri di affermazione dove quello
che hai conta di più di quello che sei; eppure proprio quei volti sono le radici del mio
caffè. Sono il veicolo attraverso il quale misurare la democrazia di questo mondo, il
grado di civiltà, la qualità della vita il nutrimento di un futuro sempre più
compromesso da un modo di concepirsi ombelico del mondo, dentro un qui e
ora dal fiato corto. E chiedo scusa a chi non ho riconosciuto dietro le mie corse
affannose di presente e ho trascurato…Eppure tu sei li ad aspettarmi, a dirmi che c’è
ancora tempo che il mio e nostro futuro passa sulle strade di questa storia che conta
i morti tutti i giorni di guerre inspiegabili, di annegamenti, di speranze finite in
mare, di vite stroncate da polvere di droghe che entrano da tutti i pori, da schedine
giocate in speranze vane e prive di futuro. E il paradosso è il mio non riconoscerti nel
volto incarnato di Dio. Quindi…pausa caffè».

Dai responsabili dei vari settori vengono illustrate le iniziative. Si inizia con l’ACR, poi
il Settore Giovani per concludere con Antonella Monteverde del Settore Adulti che
ha ricordato l’introduzione della sottoscritta al suo libro “Abitare le vie della
Memoria”, presentato domenica scorsa a Macerata grazie alla collaborazione tra la
nostra associazione e l’Anmig (Associazione nazionale Mutilati ed Invalidi di Guerra). È stato questo il momento culmine del cammino triennale condiviso con
Simone Baroncia.

Il momento del voto

Il ‘sorseggiare caffè della storia” ha consentito di riannodare i fili della memoria democratica a 75 anni dall’avvenimento, grazie al contributo di semplici cittadini alla lotta di Liberazione, a cui hanno partecipato tantissimi cattolici.

È quindi giunto il momento del saluto grato ai nuovi presidenti parrocchiali. Si è poi passati al voto, seguito dall’applauso per il nuovo Consiglio Diocesano grati per la disponibilità, la foto di gruppo e la cena al sacco. Una giornata intensa e partecipata, piena di forti riflessioni.

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