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Brexit: 66 giorni al “divorzio” dall’Ue

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Sul sito del governo britannico c’è il contatore che indica che mancano 66 giorni al 1° gennaio 2021 e che quindi “sta finendo il tempo” verso la “transizione nel Regno Unito”. Sempre il sito avvisa che “ci sono nuove regole per imprese e cittadini” che entreranno in vigore dalla data fatidica e invita a prepararsi. Si è guidati da un semplice questionario on line e si arriva velocemente alle risposte. Per esempio, viene detto a chi è cittadino Ue e vorrebbe studiare in Gran Bretagna che, se si è già in possesso di una borsa di studio Erasmus, bisogna “contattare l’università nel proprio Paese per verificare se si può continuare”. Ma a chi ancora non l’ha si dice: “Per te potrebbe non essere possibile studiare nel Regno Unito”. In entrambe i casi si potrebbe non ricevere l’assistenza sanitaria, sostegni o riduzioni studentesche. Per un imprenditore europeo che ha una impresa in Gran Bretagna e commercia con Paesi europei, il sito srotola una lista molto articolata di cose da fare rispetto ai beni che si producono e commerciano, ai lavoratori a cui si dà lavoro, ai permessi, certificati, licenze, autorizzazioni, controlli da approntare. Ma anche se si è un semplice cittadino europeo che lavora nel Regno Unito, entro il 30 giugno 2021 bisognerà fare domanda al “settlement scheme” (salvo si sia già in possesso di un permesso a tempo indeterminato) e si otterrà lo stato di residente “permanente”, se al 31 dicembre 2020 avrà alle spalle già 5 anni di vita sul suolo britannico; altrimenti sarà “provvisorio”.
Ma comunque si potrà lavorare nel Regno Unito, usufruire del Servizio sanitario nazionale, iscriversi a corsi di studi o continuare a studiare, accedere a finanziamenti pubblici tra cui sussidi e pensioni se si avranno i requisiti.

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