Chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore.
Preghiamo i salmi con S. Giovanni Paolo II
SALMO 47 (47,1-6.13.15)
Grande è il Signore e degno di ogni lode nella città del nostro Dio. Il suo monte santo, altura stupenda, è la gioia di tutta la terra. Il monte Sion, dimora divina, è la città del grande Sovrano. Dio nei suoi baluardi è apparso fortezza inespugnabile. Ecco, i re si sono alleati, sono avanzati insieme. Essi hanno visto: attoniti e presi dal panico, sono fuggiti. Circondate Sion, giratele intorno, contate le sue torri. Questo è il Signore, nostro Dio in eterno, sempre: egli è colui che ci guida.
Il Salmo 47 è un canto in onore di Sion, sede allora del tempio del Signore e luogo della sua presenza in mezzo all’umanità. La fede cristiana lo applica ormai alla “Gerusalemme di lassù”, che è “la nostra madre” (Gal 4,26). Per cogliere il senso del Salmo, ci sono d’aiuto tre acclamazioni collocate all’inizio, al centro e in finale, quasi a offrirci la chiave spirituale della composizione e ad introdurci nel suo clima interiore. La prima è una gioiosa celebrazione della città santa, la Sion vittoriosa contro gli assalti dei nemici, serena sotto il manto della protezione divina: “Grande è il Signore e degno di ogni lode nella città del nostro Dio”. La città è descritta in un momento difficile: i nemici la stanno accerchiando, ma l’ultima parola non è affidata al male ma al bene; Dio trionfa sulle potenze ostili, anche quando sembrano grandiose e invincibili. Così, nella seconda parte del Salmo, si compie una specie di processione attorno al tempio ed alla città santa: si contano le torri, segno della sicura protezione di Dio, si osservano le fortificazioni, espressione della stabilità offerta a Sion dal suo Fondatore. Le mura di Gerusalemme parlano e le sue pietre ricordano i fatti che devono essere trasmessi “alla generazione futura” attraverso il racconto che ne faranno i padri ai loro figli. Rileggendo queste espressioni, il cristiano si eleva alla contemplazione di Cristo, il nuovo e vivente tempio di Dio (cfr Gv 2,21), e si volge alla Gerusalemme celeste, che non ha più bisogno di un tempio e di una luce esteriore, perché “il Signore Dio, l’Onnipotente, e l’Agnello sono il suo tempio… la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello” (Ap 21,22-23). A questa rilettura “spirituale” ci invita sant’Agostino, convinto che nei libri della Bibbia “non vi è nulla che riguardi soltanto la città terrena, se tutto ciò che di essa si riferisce, o per essa si adempie, simboleggia qualche cosa che per allegoria possa essere riferito anche alla Gerusalemme celeste” (Città di Dio, XVII, 3, 2).
Una storia per pensare…
Un giorno Satana decise di incrementare il valore delle sue cattive azioni.
Radunò i capi dipartimento e lo stato maggiore della divisione infernale propaganda e pubblicità per escogitare nuove campagne di tentazioni e tranelli per gli uomini, nonché modi nuovi per distruggere in loro il senso della vita. Di’ loro che Dio non esiste», propose un diavolo. Satana sbuffò: «Vorrei qualcosa di meno ovvio!». «Di’ loro che nessuna delle loro azioni ha delle conseguenze», consigliò un altro. Satana scosse il capo: «Lo pensano già da soli!». Un terzo suggerì: «Di’ loro che si sono tanto allontanati dalla retta via, che non riusciranno mai più a tornare indietro, perché le persone non sono capaci di cambiare». Satana sbottò: «Già provato…». Il più vecchio e scaltro dei diavolacci chiese la parola: «Fa’ semplicemente credere loro che ci sia molto, molto, molto tempo a disposizione…». Satana sorrise diabolicamente soddisfatto: «Questa sì, è una buona idea! ».
La voce di una mistica del Novecento
Soltanto nella dedizione al crocifisso, soltanto dopo che avrà battuto l’intera via crucis accanto a lui, l’anima diventa una sola cosa con Cristo giungendo a vivere della sua vita (Edith Stein)