La parola di Dio nella Veglia pasquale

La Veglia pasquale presenta una intensa meditazione sulle tappe più significative della storia della salvezza che hanno condotto alla resurrezione di Cristo. La liturgia offre un commento sintetico e denso ad ogni lettura, attraverso l’orazione di apertura e le orazioni che seguono le letture. Si mettono in rilievo molte tematiche tra loro complementari che possiamo facilmente riassumere per aiutarci a vivere questa grande veglia di preghiera e di luce.

TEMI DELLE 7 LETTURE DELL’AT
Tutta la storia della salvezza rivela la guida divina della storia umana.
I La potenza di Dio si manifesta fin dalla creazione (Gn 1,1-2,2);
II Il compimento della promessa ad Abramo si ha nel dono della figliolanza divina attraverso il battesimo (Gn 22,1-18);
III La salvezza del popolo dalla schiavitù egiziana è immagine che anticipa la salvezza dei popoli dalla schiavitù del peccato (Es 14,15-15,1);
IV La paternità divina, secondo la rivelazione profetica, si estende a tutti i popoli (Is 54,5-14);
V a salvezza per tutti, che i profeti avevano annunciato, può compiersi solo grazie alla conversione operata nei cuori dalla potenza dello Spirito (Is 55,1-11);
VI Se Israele ha abbandonato la fonte della sapienza, Dio però non ha abbandonato il suo popolo e l’intera umanità a cui continua ad offrire la salvezza (Bar 3,9-15.32-4,4);
VII La promessa di una nuova alleanza si è compiuta attraverso la morte di Cristo e l’effusione del suo sangue (Ez 36,16-28).

EPISTOLA
Questo cammino apre all’ascolto della lettera ai Romani (Rm 6,3-11) che proclama il mistero della resurrezione di Cristo letto alla luce del battesimo cristiano. Paolo sottolinea l’aspetto essenziale della vita cristiana: la scoperta dell’amore gratuito di Dio. Chi l’accoglie ne viene profondamente trasformato. Riceve il dono dello
Spirito. Avviene una trasformazione radicale, una vera morte dell’uomo vecchio ed una resurrezione ad una esistenza nuova. Questo cambiamento diventa ogni giorno più radicale e pieno quanto più cresce la nostra identificazione con Gesù Cristo. Con Lui moriamo al vecchio mondo del peccato ed entriamo nel nuovo mondo della grazia divina.

VANGELO
DAL VANGELO DI MARCO
Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a ungerlo. Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del sole. Dicevano tra loro: “Chi ci farà rotolare via la pietra dall’ingresso del sepolcro?”. Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande. Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: “Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano posto. Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: “Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto””.

La visita delle donne alla tomba vuota costituisce per la stesura originale di Marco l’unico episodio dove, in modo molto discreto e senza nessuna messinscena drammatica, l’evangelista afferma la sua fede nella resurrezione di Cristo. Le donne si recano al sepolcro per ungere il corpo di Gesù completando così i riti tradizionali della sepoltura ebraica. Ma mentre vogliono continuare a compiere un rito della fede ebraica giunge a loro l’annuncio di una novità che cambia del tutto il rapporto anche rituale tra Dio e l’umanità, un messaggio rivolto a loro, ma destinato a tutti gli uomini: il crocefisso è risorto! Siamo in una atmosfera di timore reverenziale di fronte al mistero, di reticenza per certi versi da parte di Marco a dire di più, quasi che abbia paura di dire troppo con parole umane di fronte ad un fatto che si può solo annunciare e che poi richiede il silenzio e l’adorazione.
Di fronte ad un fatto così radicale per la fede come la resurrezione, la tentazione più naturale sarebbe quella di cercare di fare chiarezza assommando parole, magari cercando l’evidenza dei discorsi più semplici o delle formule del catechismo. La fede però resta sempre e radicalmente un atto libero, e per questo anche la resurrezione di Gesù rimane una proposta chiara ed oscura al tempo stesso, che chiede comunque una accettazione totalmente libera. È sostanzialmente il commento al vangelo della resurrezione offerto da un grande filosofo cristiano dei primi del ‘900 Romano Guardini.
“Tutti i Vangeli parlano di un avvenimento pieno di mistero compiutosi il terzo giorno dopo la morte di Gesù. Le narrazioni presentano già nella loro forma un carattere particolare: si troncano sempre in fretta, s’intersecano reciprocamente, contengono interruzioni e contraddizioni che non si possono completamente risolvere. Qualche cosa di straordinario sembra pervaderle, che infrange le forme consuete dell’esperienza… Gesù di Nazareth è tornato alla vita. Non solo così come un Socrate, prima della sua morte, ha detto ai suoi discepoli che la sua anima sarebbe vissuta oltre, in una vita migliore e più vasta; non solo così come l’immagine di uno scomparso rivive nel cuore dei posteri, è loro di monito, e determina storia, ma in carne ed ossa. Quella stessa vita disfatta, troncata nella morte, è nuovamente ridesta, evidentemente in una nuova, mutata condizione”.

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