di padre Gabriele Cimarelli *
Ho vissuto la mia missione in Congo (RDC) dal 1993 al 2015, in una regione, il Congo orientale, il Ruanda e il Burundi, funestata da conflitti armati, genocidi e migrazioni di popoli. Ho lavorato in un primo tempo in parrocchia, impegnato nel catecumenato, la formazione dei leader pastorali e l’animazione delle comunità cristiane viventi (shirika). In un secondo momento sono stato impegnato come formatore dei futuri missionari. La giovane Chiesa congolese mi ha insegnato lo spirito comunitario, la corresponsabilità dei laici e lo slancio missionario.
Sono andato in Congo con la mia umanità, a portare Gesù, ad annunciare il suo Vangelo. Egli ci ha insegnato a chiamare il Padre “papà”; ci ha detto di perdonarci reciprocamente, di perdonare anche i nemici. Ho cercato di vivere come ha vissuto Gesù. L’incontro quotidiano con Gesù risorto nella preghiera, nell’ascolto della Parola di Dio, nella celebrazione dell’Eucaristia ha rifatto e rifà le mie forze e mi ridona il coraggio di testimoniarlo in un mondo che ancora non lo conosce. Siamo tutti chiamati a essere la Parola, una Parola vivente, fatta di vita. Noi sacerdoti dobbiamo sempre ricordare che Gesù ci affida se stesso attraverso i sacramenti: è Gesù che opera, che battezza, confessa… Lo fa attraverso di noi.
La missione è attuale anche in tempo di pandemia. È un tempo difficile perché siamo chiamati a vedere tutte le pandemie che ci sono nel nostro mondo: profughi, bambini che muoiono di fame, guerre, economia che isola i Paesi l’uno dall’altro. Dobbiamo saper affrontare questa realtà con lo sguardo di Gesù. Noi missionari saveriani siamo chiamati a seguire Gesù da vicino con un amore povero, casto e obbediente in comunità internazionali, interculturali. Quest’anno celebriamo i cento anni delle prime costituzioni e della Lettera testamento nella quale il nostro Fondatore, san Guido Maria Conforti (1865-1931) sintetizza il nostro carisma.
Dal 5 maggio e fino al 22 stiamo celebrando il XVI Capitolo della Regione Saveriana d’Italia che ha come tema: Profezia nella concretezza. Come vivere la missione in Italia oggi in questo cambio d’epoca? Nel nostro Paese ormai ci sono persone che provengono da popoli, culture e religioni differenti; pertanto noi potremmo portare il nostro contributo nel primo annuncio del Vangelo ai non cristiani, nel dialogo con le altre religioni e le altre culture e l’accoglienza degli immigrati. La comunione con gli altri ci aiuta a realizzare il motto del nostro fondatore: fare del mondo una sola famiglia in Cristo. Come vivere insieme conoscendo i propri limiti? Dopo aver lavato i piedi ai suoi discepoli, Gesù ci ha lasciato il comandamento dell’amore: «Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi!». Pian piano, se hai un cuore aperto, chi ti è accanto non è che cambi carattere o età, ma sente che tu lo ami e questo cambia tutto. La prima porta del dialogo è l’amore, il voler bene con semplicità. Gesù fa quello che avrei voluto fare tante volte e magari l’ho fatto, lavorando con tanta fatica. Invito perciò ad avere coraggio, a vivere profondamente le relazioni, sapendo che Dio è il Signore. Siamo missionari a vita, quindi anche nella sofferenza e nella malattia. Un confratello del reparto malati un giorno mi ha detto: «Mi sento missionario anche in carrozzella!».
- saveriano