di M. Michela Nicolais
“È stato un pellegrinaggio di preghiera, un pellegrinaggio alle radici, un pellegrinaggio di speranza”. Così il Papa, durante l’udienza di oggi in Aula Paolo VI, ha riassunto il suo viaggio apostolico a Budapest e in Slovacchia, che si è concluso una settimana fa: “un pellegrinaggio di preghiera nel cuore dell’Europa, cominciato con l’adorazione e concluso con la pietà popolare”. “Perché a questo è chiamato anzitutto il Popolo di Dio: adorare, pregare, camminare, peregrinare, fare penitenza”.

Nel continente europeo, il grido d’allarme di Francesco, “la presenza di Dio viene annacquata – lo vediamo tutti i giorni – nel consumismo e nei vapori di un pensiero unico – una cosa strana ma reale – frutto del miscuglio di vecchie e nuove ideologie”.

“Questo ci allontana nella familiarità con il Signore”, il monito a braccio. In questo contesto, “la risposta che risana viene dalla preghiera, dalla testimonianza, dall’amore umile. Amore umile che sere, il servizio: il cristiano è per servire. È quello che ho visto nell’incontro con il popolo santo di Dio: un popolo fedele, che ha sofferto la persecuzione ateista. L’ho visto anche nei volti dei nostri fratelli e sorelle ebrei, con i quali abbiamo ricordato la Shoah”. Perché “non c’è preghiera senza memoria” della propria storia. Come quella, ha rivelato il Papa, che gli ha testimoniato un vescovo slovacco, confidandogli di aver fatto l’autista di tram, per sfuggire alle persecuzioni e poter continuare ad esercitare il proprio ministero.

“Durante questo viaggio nel cuore dell’Europa ho pensato spesso ai padri dell’Unione europea”, ha rivelato Francesco: “a come l’hanno sognata, non come un’agenzia per distribuire le colonizzazioni ideologiche alla moda”.

“Incontrando i fratelli vescovi, sia a Budapest sia a Bratislava – ha raccontato – ho potuto toccare con mano il ricordo grato di queste radici di fede e di vita cristiana”. “Più volte ho insistito sul fatto che queste radici sono sempre vive, piene della linfa vitale che è lo Spirito Santo, e che come tali devono essere custodite”, la ricetta del Papa:

“non come reperti da museo, non ideologizzate e strumentalizzate per interessi di prestigio e di potere, per consolidare un’identità chiusa. No. Questo vorrebbe dire tradirle e sterilizzarle!

Cirillo e Metodio non sono per noi personaggi da commemorare, ma modelli da imitare, maestri da cui sempre imparare lo spirito e il metodo dell’evangelizzazione, come pure dell’impegno civile”.

“La violenza sulle donne è una piaga aperta. Dappertutto”,

la denuncia di Francesco, che ha reso omaggio alla testimonianza “forte e profetica” della Beata Anna Kolesárová, ragazza slovacca che a costo della vita ha difeso la propria dignità contro la violenza. Quello che si è concluso una settimana fa è stato infine un pellegrinaggio di speranza: “Ho visto tanta speranza negli occhi dei giovani, nell’indimenticabile incontro allo stadio di Košice”. “Questo mi ha dato speranza, vedere tante coppie giovani e tanti bambini”, ha commentato il Papa: “Mi ha fatto pensare all’ inverno demografico che stiamo vivendo.

E in quei Paesi fioriscono di coppie giovani e di bambini, un segno di speranza”. “Ho visto speranza in tante persone che, silenziosamente, si occupano e si preoccupano del prossimo”, il riferimento all’incontro con le Suore Missionarie della Carità del Centro Betlemme a Bratislava: “brave suorine, che ricevono gli scartati della società. Pregano e servono, pregano tanto e aiutano tanto, senza pretese”, l’omaggio unito alla richiesta di un applauso per Madre Teresa e le sue suore.

“I Rom sono dei fratelli nostri: dobbiamo accoglierli, essergli vicino

come fanno i salesiani a Bratislava”, l’appello finale. “È stato commovente condividere la festa della comunità Rom: una festa semplice, che sapeva di Vangelo”, ha sottolineato Francesco a proposito della visita alla comunità Rom “e a quanti si impegnano con loro per un cammino di fraternità e di inclusione”. “Questa speranza si realizza, si fa concreta solo se declinata con un’altra parola: insieme”, ha assicurato il Papa: “La speranza mai delude, ma la speranza mai va da sola. A Budapest e in Slovacchia ci siamo trovati insieme con i diversi riti della Chiesa Cattolica, insieme con i fratelli di altre confessioni cristiane, insieme con i fratelli ebrei, insieme con i credenti di altre religioni, insieme con i più deboli. Questa è la strada, perché il futuro sarà di speranza se sarà insieme, non da soli”.

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