Giovani di Macerata al Sermig di Torino

Pubblichiamo la testimonianza di Maria Pagnanelli, che ha condiviso con alcuni giovani della diocesi di Macerata un’esperienza di servizio quest’estate al Sermig, l'”Arsenale della Pace” a Torino.


IL BENE VA FATTO BENE, SUL SERIO
La potenza dell’eterno dentro al quotidiano

Mi piace credere che ogni uomo porti all’interno una propria forma di Verità che, se colta e accolta, può renderlo libero. Così ha fatto Ernesto Olivero, fondatore del Sermig, che una volta trovatala, ha aderito a quella forma, che aveva il volto di Cristo. Il suo piccolo si ha ribaltato i grandi NO del mondo e ciò è sperimentabile all’Arsenale della Pace e non solo.

Quello che più mi ha toccato il cuore è che c’è, alla base di tutto, un amore che (R)esiste, a cosa? All’indifferenza, all’odio, all’egoismo… “tanto il mondo va così”.

Questo amore è tangibile innanzi tutto nei servizi svolti, che all’inizio avevo preso come un lavoro fine a se stesso; solo dopo aver condiviso con una ragazza della Fraternità le mie aspettative, apparentemente non soddisfatte, ho iniziato a vivere la giornata a 360°, non lasciandomi condizionare dalle mie idee ma accogliendo l’imprevisto.

Servizi come, l’accoglienza femminile dove giocavo con bambini di donne vittime di violenze, dallo smistamento vestiti alla consegna dei pacchi alimentari a chi ne aveva bisogno. Ma attenzione, non cadiamo nello stereotipo del povero vestito di stracci e straniero, poiché a quella porta suonano anche uomini e donne italiani che hanno perso ogni cosa nel giro di poco tempo, per il covid, la crisi economica e criticità varie.

Ci sono tre parole fondamentali che rappresentano per me questa esperienza: Dignità, Libertà e Gratuità, in una sola parola bontà.

Dignità è trovarsi negli occhi dell’altro anche se diverso poiché togliendo la materialità della vita, non ci sono disuguaglianze ma solo unicità; motivo per cui ogni persona merita accoglienza, ascolto e amore.

Tu metteresti mai una camicia con il colletto ingiallito dal sudore di un altro? [no]
Perché allora il più povero dei poveri dovrebbe farlo?
I vestiti che doniamo, sono realmente doni? O scarti?

La seconda parola è legata alla testimonianza di vita vissuta donataci dalle persone della Fraternità: Rosanna, Maria, Marco, Anna Chiara, Elena e lo stesso Ernesto. Ciò che li accomuna è la mitezza nelle loro parole e la luce nei loro occhi ma soprattutto la chiara evidenza che queste persone, ognuno a loro modo, hanno trovato e accolto la Verità della loro vita; non semplice, non immediata, non comoda, ma vera, luminosa e che ti da la libertà.

La gratuità si respira e si tocca in ogni servizio, in ogni parola, in ogni gesto ed è il collante di tutto. È stato bello e rigenerante sentirmi voluta bene, così come lo è stato volere il bene degli altri.

Il bene se è bene è per sempre ed è proprio vero: la bontà disarma. Io mi sono ritrovata disarmata, amata e felice. Come è stato possibile creare tutto questo?

Ernesto è semplicemente partito da una buona ispirazione, è rimasto fedele, ha amato, ha lasciato il volante a qualcuno che ha reso la sua vita straordinaria nell’ordinario.

Ho imparato da questa esperienza a non farmi sconti, a non smettere di andare a fondo nelle cose: ho capito cosa significa vivere concretamente il vangelo e credo di aver sperimentato un briciolo di libertà del cuore.

Uno scatto del gruppo di Giovani della diocesi di Macerata al Sermig di Torino

«Amati, amiamo
Perdonati, perdoniamo
Compresi, comprendiamo
Ascoltati, ascoltiamo
Consolati, consoliamo»

tratto da “La regola del Sermig”


VIDEO TG. Il Sermig consegna la “Lettera alla Coscienza” anche a Macerata

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