Con i costi delle materie prime alle stelle, i mangimi pressoché introvabili e gli animali al pascolo all’aperto per poter abbattere un po’ ma a scapito della sicurezza di greggi e mandrie maggiormente esposte al rischio di attacchi da parte di lupi o cani inselvatichiti affamati, almeno una buona notizia arriva per gli allevatori marchigiani dal fronte del latte con l’aumento di 4 centesimi del prezzo minimo del latte senza che questo incida sui consumatori. Accolta dunque la proposta di Coldiretti che aveva chiesto nelle scorse settimane l’avvio di un tavolo di settore. L’intera filiera è stata così convocata dal Ministro Stefano Patuanelli.

“La Grande Distribuzione Organizzata – riferisce la Coldiretti – si impegna affinché si valorizzino e si incrementino gli acquisti di latte UHT, latte fresco, yogurt e formaggi freschi e semi stagionati, tutti da latte 100% italiano, riconoscendo un premio “emergenza stalle” che viene corrisposto alle imprese della trasformazione per poi essere riversato integralmente agli allevatori, sino a 3 centesimi di euro al litro di latte, con una soglia massima di intervento pari a 0,41 euro/litro alla stalla, iva esclusa. Le imprese di trasformazione, incluse le cooperative, a loro volta – continua la Coldiretti – si impegnano a riconoscere agli allevatori loro fornitori un premio aggiuntivo sino a 1 centesimo di euro al litro di latte entro la soglia fissata di 0,41 euro/litro alla stalla, iva esclusa, per il latte conferito nella Regione Lombardia, parametro dal quale determinare le soglie di premio indicativo per il latte conferito nelle altre Regioni d’Italia, senza tuttavia andare a diminuire quanto già riconosciuto.

Nella contrattualistica che regola i rapporti commerciali in essere sarà inserita la dicitura “Premio emergenza stalle”. L’accordo prevede anche una campagna pubblica di sensibilizzazione sul consumo di latte e derivati e per la valorizzazione di una produzione nazionale che supera le 12 milioni di tonnellate all’anno. Nelle Marche la produzione si aggira sulle 30mila tonnellate tra latte di mucca (quasi 23mila tonnellate), capra, pecora e bufala. Un settore che vale 28,5 milioni di euro, secondo i dati Ismea, ma che nel tempo si è indebolito.

Ad oggi nelle Marche si contano oltre 3.200 allevamenti con circa 48mila bovini ma di appena il 13% è orientato verso il latte. In 20 anni la produzione di latte si è dimezzata. Trend negativo anche per il latte di pecora la cui produzione si aggira sulle 3600 tonnellate, scesa del 35% negli ultimi 20 anni. La stabilità della rete zootecnica italiana ha un’importanza che non riguarda solo l’economia nazionale ma ha una rilevanza sociale e ambientale perché quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado dei territori soprattutto in zone svantaggiate.

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