di Renato Poletti

Una storia che si ripete… Il presepio per me è proprio questo. Sono cresciuto sempre con una particolare attenzione alla preparazione al Natale e, insieme con questo, all’allestimento del presepio visto non solamente come devozione personale e familiare, ma anche, forse di più, come mia personale attesa della Notte santa. Notte dove, di anno in anno, si torna a fare memoria sensibile dell’incarnazione del Signore. Da sempre il presepio non fa altro che aiutarci in questo e immergerci nella bellezza interiore, esteriore e anche artistica. Fin da piccolo ho allestito diversi presepi e crescendo ho aumentato il loro numero. Come ben sappiamo si trovano presepi di tutti i generi, di tutte le culture, di tutte le nazioni e società.

Posseggo davvero tanti presepi e, sebbene io non abbia una vera e propria collezione, ogni anno faccio in modo che tutti possano essere presenti nelle case che abito. Un po’ per lavoro e un po’ per amicizia, nonché in relazione alla mia vita familiare, giro l’Italia e ho diversi luoghi dove mi fermo, anche solo per una notte, ma dove annualmente ormai non posso non allestire il presepio.

Il presepio, infatti, il suo essere preparato a casa, nelle e dalle famiglie, ci aiuta a fare una riflessione sulla famiglia di Nazareth che con la sua povertà e la disponibilità all’accoglienza dell’Assoluto rivelatosi al suo interno, ci richiama all’affetto dei “due cuori e una capanna”: da una parte si tratta realmente di capanna, ma dall’altra manifesta l’amore vero e disinteressato di Maria e Giuseppe, l’attenzione e il modo giusto per accogliere Gesù che nasce nelle nostre vite.

Il presepio fa questo e anche di più. Ci riunisce con gli affetti familiari, ci fa fermare, anche solo per la preparazione fisica del presepe, con e tra coloro con cui spesso diamo per scontato affetto e amore. Ci impone di prendere quelle statuine e di collocarle magari chiedendoci: quale è il mio posto nel presepio che è la mia vita? Come si è manifestato Dio nella mia esistenza? Quale accoglienza gli riservo veramente nella vita reale? Vedo così che il passaggio dalla bellezza e austerità del presepio alla realtà della vita è breve e veloce. Sta a me decidere quale spazio un innocuo bambino di legno o di gesso può trovare nel mio cuore per donarmi un nuovo cuore di carne capace di battere, vivere e donarsi come lui ha fatto per me. Ci sono tanti personaggi: tutti possono provocare una domanda. Maria, la mamma di Gesù, colei che ha dato tessuto umano al Dio lontano, è la donna che dà anche al mio cuore quel calore che tante volte manca nelle nostre case. L’augurio? Che si faccia il presepio e che sia un’occasione di nuova unione tra noi e con Dio.

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