di Adriano Ciaffi

«La salute della Repubblica è la suprema legge!». Questa è la scelta di Sergio Mattarella in un momento drammatico e difficile della democrazia parlamentare. Così senatori, deputati e rappresentanti regionali lo hanno eletto a grande maggioranza di voti e con un lungo applauso “liberatore”. Il suo discorso di insediamento, dopo il giuramento davanti alle Camere riunite, è una dettagliata lettura delle “emergenze” da affrontare “subito” e “insieme”, in concordia feconda, rispettosa di tutte le istituzioni.

Il suo quadro di riferimento è sempre la Costituzione repubblicana e quel “personalismo comunitario” (radice antica della sua cultura giovanile ed accademica), spesso richiamati per difendere l’integrità della “comunità” e la dignità della “persona umana”. Valori e linguaggi del personalismo comunitario di Jaques Maritain e Emmanuel Mounier hanno influenzato intellettuali e politici del secondo dopoguerra e ormai dal 1948 sono in tutte le costituzioni degli Stati democratici. La ricomposizione comunitaria delle fratture economiche, sociali e politiche può essere ancora, come per le emergenze del dopoguerra, una via d’uscita unificante per superare la crisi che attraversiamo. Una soluzione democratica e non demagogica. Mi sembra questo il significato del messaggio di insediamento. Un messaggio forte, saggio e mite, come è lo stile del Presidente.

Un Presidente che è legato alle Marche da tanti ricordi. Il padre Bernardo era amico del nostro Umberto Tupini; insieme hanno collaborato con De Gasperi a Roma nel 1942-44 per organizzare la Dc del dopoguerra e preparare le prime bozze della Costituzione. Con il professor Leopoldo Elia, fanese, fin dagli anni 70 Sergio Mattarella strinse una collaborazione accademica e politica. «Un costituzionalista e uomo politico rigoroso ed innovatore» lo ha definito nella commemorazione a Montecitorio nel 2008. Entrambi accademici e membri della Corte Costituzionale con collocazione tra i cattolici democratici della Dc. Altro legame con le Marche è stato quello con il professor Alberto Capotosti, originario di San Benedetto del Tronto, suo amico, accademico e costituzionalista, anche lui Presidente emerito, come Leopoldo Elia, della Corte Costituzionale. Non vanno dimenticate, inoltre, le discrete ma appassionate visite che Mattarella fece nelle Marche e nelle altre regioni dell’Italia centrale colpite dal terribile sisma del 2016 e impegnate nella difficile ricostruzione.

Sul piano personale ricordo la sua partecipazione nel 1987 all’annuale convegno di studi del nostro circolo De Gasperi a San Liberato e la collaborazione nella Commissione Affari Costituzionali della Camera da me presieduta nel 1994 per le nuove leggi elettorali sull’elezione diretta dei sindaci e dei presidenti delle province, nonché sulla elezione dei deputati e senatori.Io sono stato relatore sulla prima e Mattarella (di qui nasce la vulgata Mattarellum) sulla seconda. Furono approvate con larghe maggioranze.

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